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Briciole di pane

Trasporti: l'Authority fantasma. Dai taxi agli aerei: troppi nemici

La sede doveva essere scelta ad aprile e il presidente a maggio. Nulla di fatto

Suggerimento per il soggetto della prossima puntata di «Chi l'ha visto?»: l'autorità dei trasporti. Per dire quanto la faccenda sia delicata, se ne discute da 17 anni. E forse non è un caso che nemmeno un governo tecnico, ora come allora, ne venga a capo.
I tentativi
L'Authority per i trasporti ha fatto capolino per la prima volta nel 1995, sotto il governo di Lamberto Dini. Spuntata nel disegno di legge che istituiva le autorità per l'Energia e le Comunicazioni grazie a un emendamento leghista, evaporò fulmineamente dissolvendosi nelle cortine fumogene alzate da potentissime lobby. Circolò la voce che l'avesse stroncata il patron delle Ferrovie Lorenzo Necci, oppure le Autostrade, o magari l'Alitalia. Anche se nessuno ha mai saputo com'è andata davvero.
Di certo c'è soltanto che mentre le autorità saltavano fuori dappertutto come funghi, il settore che forse ne aveva più bisogno, soprattutto dopo l'incredibile scelta operata a fine anni Novanta dal governo di centrosinistra di cedere la gestione di un monopolio naturale come le autostrade al gruppo privato Benetton, ne è rimasto privo per anni.
Finché un annetto fa, nella prima manovra estiva targata Giulio Tremonti, sbuca un'Agenzia per la vigilanza sulle infrastrutture stradali. Che miracolosamente resiste. Tanto che il ministro Corrado Passera, alla fine del 2011, arriva a nominarne il direttore generale. È il presidente del Consiglio di Stato Pasquale De Lise, in procinto di andare in pensione. Dura pochissimo. Un po' per le polemiche, inevitabili, che accompagnano la nomina: De Lise ha 75 anni, è stato anche presidente del Tar del Lazio e ha presieduto collegi arbitrali per controversie che hanno opposto l'Anas ad appaltatori privati. Ma l'Agenzia, nata in quel momento soltanto sulla carta, viene accantonata soprattutto perché si decide di trasformarla in un'authority.
Sono le settimane della rivolta dei taxi investiti in pieno dal decreto liberalizzazioni, e il governo pensa di cavarsela affidando all'autorità il compito di regolamentare il mercato delle licenze. Per fare in fretta, in attesa che l'authority venga costituita, ne vengono affidate le funzioni all'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Nessuno ne capisce il senso: si presume qualche oscura affinità fra i taxi e il settore energetico.
Tutto tace
In sede di conversione del decreto, per fortuna, la sgangherata norma transitoria salta. L'authority invece resta. Si stabilisce che entro il 30 aprile 2012 verrà decisa la sede ed entro il mese seguente si procederà alla nomina del presidente.
Ma tutto ancora tace. Il 30 aprile è ovviamente trascorso senza che sia stata fissata la sede. La scelta è fra Torino (soluzione per cui tifa il sindaco della città Piero Fassino, ex segretario dei Ds), Bologna (per l'importanza del suo nodo ferroviario) e Roma (perché è Roma). E non parliamo del presidente. Se per gli uffici siamo ancora in alto mare, lì siamo in mezzo all'oceano.
I candidati
Mario Monti vorrebbe metterci Lanfranco Senn, ordinario di economia regionale alla Bocconi, università di cui il premier è stato rettore, nonché superesperto di trasporti. Nel suo lunghissimo curriculum c'è anche un'esperienza politica, quella di assessore al Comune di Milano con la giunta di Gabriele Albertini. Letizia Moratti lo ha poi nominato nel 2006 presidente della Metropolitana milanese: carica che ricopre ancora attualmente.
Quello di Senn, però, non è però l'unico nome che circola. E stata messa in giro anche la suggestiva idea di una candidatura dell'attuale sottosegretario alla presidenza ed ex presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà. Mentre c'è perfino chi ritiene non impossibile un ripescaggio di De Lise.
Sempre che in tutto questo
non ci sia un problema ancora più grosso: lo stesso che ha stroncato l'autorità nella culla 17 anni fa. Siamo sicuri che le Ferrovie di Mauro Moretti, per cui si era giunti a ipotizzare la separazione fra Trenitalia e la rete, facciano salti di gioia? Oppure che negli uffici dell'Anas di Pietro Ciucci abbiano fatto scorrere fiumi di champagne? O che all'Enac, da ben nove anni regno dell'ex deputato dc Vito Riggio, non aspettino altro? E la miriade di autorità portuali, quelle che ne dicono?

Sergio Rizzo (Il Corriere della Sera Economia)