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Briciole di pane

Tre appuntamenti internazionali per la crescita

In programma il vertice G-20, la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite "Rio + 20" e il Consiglio europeo per la stabilità e la crescita dell'UE

Roma, 8 giugno 2012 – Tre cruciali appuntamenti internazionali sono in programma da qui alla fine di giugno: il 18-19 giugno a Los Cabos in Messico si terrà il vertice dei capi di governo del G-20, l’organo che ha sostituito il G-8 nella governance dell’economia mondiale.   Dal 20 al 22 giugno si terrà a Rio de Janeiro la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite  sui cambiamenti climatici, denominata  “Rio + 20” perché si celebra  a 20 anni dal primo Earth Summit che si svolse nella città brasiliana nel 1992. Il 28-29 giugno, infine, è in programma a Bruxelles l’atteso Consiglio europeo che dovrà prendere misure rilevanti per la stabilità e la crescita dell’Unione Europea e in particolare dell’eurozona. Dalle decisioni che verranno assunte da ciascuno di questi vertici deriveranno conseguenze importanti sull’economia, lo sviluppo, e quindi anche sulle infrastrutture,  un settore che tutti considerano determinante per la ripresa della crescita e l’occupazione.
Il vertice del G-20 in Messico si focalizzerà sulla crisi dell’eurozona che in questo momento preoccupa sia gli Stati Uniti sia le economie emergenti. Le pressioni del presidente Barack  Obama sull’Europa perché assuma misure urgenti capaci di far ripartire la crescita, rilanciare i consumi e l’occupazione dimostrano come la interconnessione fra le economie sia cosi forte che un eventuale tracollo finanziario di un paese o di una banca in Europa avrebbe un effetto domino a livello mondiale. Questa percezione della crisi e’ condivisa  dai capi di governo di Cina, India, Brasile, Russia, le cui economie stanno soffrendo a causa della crisi europea. Gli sherpa del G-20 stanno lavorando a un documento conclusivo in cui si da enfasi alle “politiche anticicliche” come antidoto alla caduta della domanda mondiale. Il documento finale del G-20 pertanto raccomanderà’ politiche pubbliche (fiscali, monetarie e industriali) che devono tendere a stimolare l’economia, a incentivare l’occupazione, senza abbandonare le riforme strutturali tesi a garantire la stabilità dei conti pubblici. La dottrina economica da Keynes in poi ci insegna che In tempo di recessione gli investimenti in opere pubbliche e infrastrutture sono  il pilastro su cui si basa l’avvio di un circolo virtuoso per la ripresa economica.
Le questioni ambientali e le sfide sul cambio climatico costituiscono  oggi una delle principali emergenze dell’agenda internazionale.  Il vertice Rio + 20 affronterà   due temi centrali : 1) orientare lo sviluppo futuro verso la green economy , nuovi sistemi  di  risparmio energetico e di rispetto dell’ambiente  in tutti i settori della produzione, del  consumo, del vivere; 2) creare  un quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile.
La green economy e’ un modello di sviluppo che trae origine da un’analisi econometrica del sistema economico vigente che ne  misura costi e benefici  (aumento del PIL, ma  anche i danni ambientali e relativi costi).  Questa analisi propone come soluzione misure economiche, legislative, tecnologiche in grado di ridurre il consumo di energia e quindi l’abbattimento delle emissioni di gas serra,  un uso più razionale delle risorse naturali (acqua, cibo, combustibili, materie prime), promuovendo un modello di sviluppo sostenibile. Dal vertice di Rio uscirà un ulteriore spinta a  incentivare il consumo di energie rinnovabili (energia eolica, solare, idraulica, biomasse)  e  incrementare il riciclo  di ogni tipo di scarto domestico o industriale.  Ogni elemento della natura e dell’ambiente avrà un prezzo (le riserve di acqua dolce, le foreste, la biodiversità)  e l’economia verde organizzerà  un nuovo mercato di prodotti e servizi ambientali che potrà  dare un potente stimolo all’economia.  Essa interessa da vicino l’industria delle costruzioni sia per il grande spazio che si apre per la riqualificazione energetica degli edifici, sia per l’uso di nuovi materiali ecocompatibili ricavati dal riciclo per l’edilizia residenziale e quella civile.
L’Italia è in buona posizione sulla green economy. Secondo il” Rapporto Green Italy del 2011”, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, tra il 2008 e il 2011 il 23,9%delle imprese italiane ha investito o ha programmato di investire in tecnologie e in prodotti verdi; il 38%delle assunzioni programmate nel 2011 ha riguardato figure professionali   legate alla sostenibilità. Il fenomeno  green economy  ha coinvolto il nostro Paese dal Nord al Sud e nel 2011 il 38% dei nuovi posti di lavoro, 220 mila su 600 mila, erano legate in qualche modo all’economia verde, anche grazie agli incentivi governativi. Come ha riconosciuto il Ministro dello sviluppo economico Corrado Passera nell’intervento al Festival dell’economia a Trento il 3 giugno "La green economy può avere anche in Italia un impatto sulla creazione dei posti di lavoro. La capacità delle nostre aziende, che può essere supportata ulteriormente, è notevole. Abbiamo  messo a disposizione del mondo delle energie rinnovabili circa 60 miliardi di euro, cifra molto importante, spostando però di più verso quelle filiere di energie rinnovabili che sono legate a tecnologie italiane.”
Preceduto da un mini vertice a Roma, convocato dal presidente del Consiglio Mario Monti fra il  presidente francese François  Hollande, la cancelliera  tedesca  Angela Merkel e il capo del governo spagnolo Mariano  Rajoy, il Consiglio europeo  di fine giugno fra i 27  capi di governo dell’Unione Europea sarà decisivo per tradurre in azioni  concrete  le attese  misure  per la crescita.
La zona euro necessità di alcune riforme urgenti a cominciare da una modifica dello statuto che dia alla BCE i poteri di una Banca centrale. Questo allenterebbe la pressione sul sistema bancario in generale e quello spagnolo in particolare. Il Piano messo a punto dal presidente della Commissione Barroso, oltre ai project bond dati ormai per acquisiti, prevede concreti passi avanti per avanzare verso l’unione fiscale, l’unione  bancaria, e l’unione politica. Angela Merkel ha fatto delle aperture verso un maggior coordinamento delle politiche fiscali e di una più stretta integrazione politica. L’Europa non ha bisogno solo dell’Unione monetaria – ha detto la Merkel in una intervista a un giornale tedesco – ma anche di un’unione fiscale che permetta di fare politiche di bilancio comuni. Ma soprattutto abbiamo bisogno dell’unione politica e per questo è necessario cedere più competenze all’Europa”. La cancelliera resta convinta che ”l’aggiustamento delle finanze pubbliche è necessario per la crescita” ma ha ammesso che “da solo non basta” . Ha escluso per il momento gli eurobond che potrebbero essere uno strumento a medio e lungo termine. E su questo punto la divaricazione fra Merkel e gli altri 3 leader che si incontreranno a Roma è netta.  Hollande,  Monti e Rajoy  sono convinti che l’Europa oggi necessita per la ripresa di un finanziamento esterno a tassi di interesse ragionevoli,  di una politica monetaria più espansiva e più bassi tassi di interesse e una domanda interna tedesca più vigorosa per trainare la crescita. . E’ difficile prevedere quali saranno le scelte e i risultati del vertice europeo di fine giugno, a cui guarda con apprensione tutto il mondo. L’Europa che un tempo era la soluzione oggi è diventata parte del problema.

Giancarlo Pasquini