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Briciole di pane

In Turchia tre nuovi porti container

Entro il 2014 rafforzamento logistico degli scali che convoglieranno le merci verso L'Europa e l'America

Roma, 18 maggio 2010 - Entro il 2014 la Turchia costruirà tre nuovi porti, per un investimento previsto di oltre un miliardo di dollari. Saranno tre tasselli importanti del futuro assetto logistico del paese ponte tra Europa e Asia. Ma uno di questi sarà pi strategico degli altri e avrà puntati addosso gli occhi degli investitori internazionali. E il nuovo scalo container di Mersin, nella Turchia meridionale, di fronte a Cipro: perché sarà l'ultima tappa della ferrovia che collegherà Cina, India e Pakistan al Mediterraneo. Il prossimo, grande corridoio per le merci asiatiche.

«Da Mersin i container raggiungeranno gli altri porti europei, ma anche quelli nordamericani», racconta Roberto Luongo, direttore dell'Ice di Istanbul, che ha partecipato alla conferenza internazionale sulla finanza nell’ambito portuale dove le autorità turche hanno annunciato il progetto dei tre nuovi porti.

Mersin ospita già uno dei porti più importanti della Turchia, che nel 2007 è stato ceduto per 750 milioni di dollari alla Port Authority di Singapore, che lo gestisce in joint venture con la società locale Akfen. Ma i progetti ferroviari del continente asiatico spingono l'Organizzazione per la pianificazione statale(Dpt) di Ankara a prevedere la costruzione ex novo di un ulteriore scalo container, dal costo previsto di 370 milioni di dollari.

Il secondo progetto già approvato dalle autorità turche è la costruzione dello scalo di Candarfi, in prossimità di un altro trafficato porto del paese, Smirne, con un investimento previsto di 8 milioni di dollari. Il terzo dei porti previsti sorgerà a Filyos, sul Mar Nero, e necessiterà di un investimento di 500 milioni di dollari.

I primi due a essere avviati saranno Candarli e Mersin, con le prime fasi che dovrebbero terminare entro l'anno 2014, sempre che si riesca a trovare i supporti finanziari, dato che il governo di Ankara garantirà solo una parte dei fondi. Fondamentale sarà l'interesse e la partecipazione dei porti esteri, gli stessi che negli ultimi anni si sono fatti avanti per la privatizzazione di 122 dei 174 scali marittimi del paese. L'ultimo a essere stato affidato ai privati è il porto di Samsun, sul Mar Nero: «Uno scalo chiave ricorda Luongo - perché presto un oleodotto collegherà la città con il porto mediterraneo di Ceyhan, punto di approdo del più noto condotto petrolifero che parte da Baku, in Azerbaijian, e passa per Thilisi in Georgia».

Dal mese scorso Samsun è gestito dalla turca Cev Groun che ha promesso di spendere 30 milioni di dollari nel miglioramento delle infrastrutture. Il governo locale invece investirà nelle strade e nelle ferrovie di collegamento, con l'obiettivo strategico di trasformare Samsun non solo in un importante scalo petrolifero, ma anche in un hub portuale del Mar Nero per alcuni prodotti provenienti o in partenza per la Russia, come l'acciaio e il ferro.

Con lo scalo di Mersin è già in contatto l'Università di Genova, interessata al tema della logistica, ma il porto italiano più attivo sul fronte turco è per ora quello di Trieste. La concorrenza però avanza. Oltre ai grandi operatori portuali, come la Port Authority di Singapore, o la Fintchison Port holdings che gestisce lo scalo di Smirne, stanno manifestando un crescente interesse per la logistica della Turchia i porti francesi come anche quelli della Slovenia.