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Briciole di pane

Ue all'Italia: pagamento debiti della pubblica amministrazione non viola il patto di stabilità

"Siamo pronti a cooperare con le autorità italiane", ha detto il vice presidente della Commissione Europea, Antonio Tajani

Roma, 18 marzo 2013 - Il pagamento dei debiti pregressi da parte della pubblica amministrazione non rappresenta una violazione del patto di stabilità dell'Ue. Dalla Commissione europea giunge un "segnale forte" di disponibilità all'Italia. "La ripresa dell'economia europea deve poggiare sulle solide basi di finanze pubbliche sane. Inoltre, dobbiamo incoraggiare gli investimenti produttivi e ristabilire i flussi di prestito all'economia reale. Condizioni di finanziamento eccessivamente restrittive, soprattutto nei Paesi meridionali quali Spagna, Portogallo e Italia, stanno ostacolando il flusso di credito verso le famiglie e le imprese. Questo frena la crescita delle esportazioni e l'attività economica", hanno affermato in una dichiarazione congiunta sui debiti commerciali delle Amministrazioni Pubbliche i Vicepresidenti della Commissone Ue Olli Rehn e Antonio Tajani. "Dobbiamo anche invertire - aggiungono i due - il declino della competitività industriale europea e dell'occupazione nel settore industriale. L'occupazione nell'industria genera un significativo effetto moltiplicatore sul resto dell'economia, attraverso l'impatto sulla filiera produttiva e sul settore dei servizi. E questo effetto moltiplicatore può aumentare il potenziale di crescita delle nostre economie nel lungo termine come nel breve". "Da questo punto di vista - sottolineano ancora Rehn e Tajani -, la Direttiva sui ritardi dei pagamenti è molto importante. Essa stabilisce regole chiare in tema di pagamento di beni e servizi acquistati dal settore pubblico. Tutti gli Stati membri hanno l'obbligo di trasporre e applicare la direttiva a partire dal 16 marzo 2013".

"Ciò premesso - aggiungono pero i due vicepresidenti della Commissione Europea -, la direttiva non si applica necessariamente all'ammontare del debito commerciale pregresso. In particolare, nel caso dell'Italia, le autorità hanno deciso che le nuove regole si applicheranno solo ai contratti conclusi a partire dal 1° gennaio 2013. Una soluzione realistica al problema dell'ammontare di debito commerciale pregresso - che si stima essere di notevoli dimensioni - deve, probabilmente, prevedere un piano di liquidazione avente come obiettivo quello di portare tale ammontare di debito pregresso a livelli non attribuibili a ritardi nei pagamenti (livelli fisiologici) in tempi relativamente brevi. Questo piano dovrebbe prevedere adeguate misure contro il rischio di comportamenti opportunistici (azzardo morale) da parte delle pubbliche amministrazioni titolari del debito pregresso". "La Commissione - dichiarano inoltre Rehn e Tajani - è pronta a cooperare con le autorità italiane per aiutare l'attuazione tecnica del piano di liquidazione del debito commerciale pregresso e accoglierebbe con favore la disponibilità di informazioni più dettagliate ed aggiornate sull'attuale ammontare di tale debito da parte di ogni livello di amministrazione pubblica".

"L'appello che lanciamo all'Italia - ha poi spiegato Tajani in una conferenza stampa - è di mettersi in contatto con noi". La Commissione europea, aprendo ad una interpretazione in un certo senso elastica della direttiva Ue sui debiti delle Pubbliche Amministrazioni nei confronti delle imprese, attende "una risposta italiana in tempi brevi confermando la piena disponibilità a collaborare sia da un punto di vista tecnico che amministrativo per risolvere questo problema di fondamentale importanza per il rilancio dell'economia italiana e quindi anche europea".

"Penso che l'Italia possa includere un piano di liquidazione per portare il debito a livello relativamente accettabile, e quindi a 1-2% in due anni", ha affermato Tajani, precisando che "il patto di stabilità e crescita permette di prendere in considerazione fattori significativi in sede di valutazione della conformità del bilancio di uno stato membro con i criteri di deficit e di debito del patto stesso. In tale ambito la liquidazione di debiti commerciali potrebbe rientrare tra i fattori attenuanti". A questo proposito quindi ha sottolineato che la Commissione si riserva di "valutare il piano che l'Italia dovrà affrontare in tempi brevi". Ma quanto ad una possibile decretazione d'urgenza ha chiarito che "dipende dal governo italiano nella sua autonomia: noi sollecitiamo un piano in tempi brevi ma la forma è di competenza nazionale, vista la gravità della situazione, comunque, - ha aggiunto - prima si agisce meglio è". Tajani ha inoltre ringraziato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano "per aver lanciato un appello con la sua autorevolezza, che è stato preso in grande considerazione dalla Commissione europea".

Soddisfazione per l'apertura dell'Ue è stata espressa dal governo italiano. "La Commissione europea, nelle persone dei Commissari agli affari economici Olli Rehn e all'industria Antonio Tajani, ha oggi indicato le vie che concretamente possono essere percorse per ridare fiato all'economia senza incorrere nelle limitazioni alla spesa pubblica previste dal Patto di Stabilità e Crescita, grazie all'interpretazione dei margini di flessibilità esistenti in sede di valutazione dei bilanci pubblici", ha affermato il presidente del Consiglio dimissionario, Mario Monti. Aggiungendo: "Vorrei esprimere la soddisfazione del governo italiano per la rapidità con la quale la Commissione europea ha risposto all'orientamento del Consiglio europeo del 14 marzo, laddove si sottolinea la necessità di un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita". "Il Governo italiano - conclude Monti - è consapevole del problema accumulatosi nel tempo del ritardo dei pagamenti della Pubblica amministrazione e ha deciso di porvi rimedio attraverso il recepimento anticipato della direttiva europea per i nuovi contratti dal 1° gennaio 2013. Tuttavia rimaneva da trovare una soluzione per l'elevato debito commerciale pregresso, che l'apertura dimostrata oggi dalla Commissione europea permetterà di affrontare più incisivamente. Lavoreremo con i servizi della Commissione europea per identificare le soluzioni tecniche per avviare la liquidazione del debito nel più breve tempo possibile".

“L’alibi che per anni ha impedito alle pubbliche amministrazioni di pagare le imprese per i lavori eseguiti oggi è caduto”, è stato invece il commento del presidente dell’Ance Paolo Buzzetti. Secondo il presidente dell’Associazione costruttori, infatti, grazie a questa chiara presa di posizione della Commissione europea viene meno l’ostacolo che le istituzioni italiane hanno sempre invocato finora per giustificare il mancato pagamento. “Solo pochi giorni fa - conclude Buzzetti - insieme all’Anci e a tutta la filiera del settore, abbiamo chiesto al Governo e alla Commissione di poter approvare un piano di pagamento di tutti i debiti pregressi come misura “una tantum” sul modello spagnolo. Ora tocca al Governo e al Parlamento italiano seguire la strada indicata da Bruxelles e adottare un provvedimento d’urgenza per sbloccare i 19 miliardi che le imprese di costruzione attendono dalla PA e salvare migliaia di posti di lavoro”.

Una richiesta che l’Ance ribadirà con forza giovedì prossimo in occasione dell’iniziativa pubblica che l’Anci ha indetto a Roma per il superamento dei vincoli del Patto e alla quale prenderà parte anche un’ampia delegazione dell’Associazione costruttori.

Mario Avagliano