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Briciole di pane

Un decreto legge sulle infrastrutture entro fine anno

Roma, 15 dicembre 2011 - Comincia oggi la “fase 2” del Governo, quella dedicata alla crescita, con l'invio a Bruxelles del “piano azione coesione” per il Mezzogiorno. Il piano Barca-Passera è la prima gamba di un tavolo che avrà altri tre pilastri: un Cipe bis per distribuire le risorse ancora disponibili; un decreto legge infrastrutture, da varare probabilmente prima di Capodanno; il completamento delle liberalizzazioni nel trasporto locale e ferroviario e dell'Autorità di regolazione per il settore dei trasporti. Il capitolo principale del “piano azione coesione” per il Sud vale poco meno di 8 miliardi che arrivano dalla riduzione dal 50 al 25% del cofinanziamento nazionale per i programmi finanziati dai fondi Ue. Le risorse saranno destinate a quattro priorità: istruzione, agenzia digitale, bonus occupazione e ferrovie.

Ieri è stata chiusa dal ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, l'intesa con la Campania, ultima delle cinque regioni beneficiarie del piano. La priorità infrastrutturale andrà alla Napoli-Bari e alla metropolitana ferroviaria regio- nale.Le altre regioni beneficiarie del piano (Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia) avevano già individuato sabato scorso le sei priorità su cui concentrare le risorse disponibili: le linee Catania-Palermo e Bari-Napoli, il nodo di Bari, la bretella di Foggia, le tratte Cervaro-Bovino e Termoli-Chieti-Lesina (adriatica). Agli altri capitoli prioritari del piano andranno 4.228 milioni. All'istruzione 1.242 milioni, 1.141 alla banda ultralarga, 119 alla banda larga, 320 ai data center per sviluppare sistemi di cloud computing, 142 milioni al credito d'imposta per promuovere nuova occupazione, 1.264 milioni alle reti di trasporto (porti, aeroporti, interporti). Quote già indicate alla commissione Ue dall'ex ministro Fitto il 15 novembre: non dovrebbero cambiare sostanzialmente nella versione definitiva del piano che il nuovo Governo invierà domani.

Il decreto legge dovrebbe completare le riforme per il rilancio delle infrastrutture appena abbozzate con la manovra oggi alla Camera. Soprattutto va completato il quadro di regole per favorire la partecipazione dei capitali privati alla realizzazione di grandi e piccole opere. Dovrebbe ricomparire il “contratto di disponibilità” che consentirà a soggetti privati di realizzare con capitali privati un'opera privata da dare poi in disponibilità a un'amministrazione pubblica per la realizzazione di un servizio. Si potrebbe anche completare il quadro per il “piano carceri” per cui la manovra prevede ora l'affidamento, in qualità di centrale di committenza, a una società partecipata al 100% dal ministero dell'Economia il compito di stimare i costi e selezionare le proposte per le nuove infrastrutture penitenziarie. Una terza via fra la proposta del ministero di Giustizia di puntare sulla permuta e quella delle Infrastrutture per un project financing con la partecipazione delle fondazioni bancarie.

Il Cipe bis si dovrebbe tenere prima di Natale. Resta da distribuire ancora un miliardo dei 4,9 destinati dalla legge di stabilità alle infrastrutture. In coda metropolitane, opere idriche e stradali. Ci sono anche due miliardi del vecchio Fas con cui risolvere qualcuno dei problemi creati dal taglio di 9 miliardi voluto dalla legge di stabilità. Infine c'è da chiarire la questione della revoca dei mutui mai erogati. Una partita complessa: per ora il ministro delle Infrastrutture Passera si è limitato a un'informativa al Cipe delle opere per 4,8 miliardi che vorrebbe “salvare” su un totale di opere a rischio per 7-8 miliardi. Si dovrebbe trovare anche la soluzione al nodo della regolazione di strade e autostrade, che per ora restano fuori dalle competenze dell'Authority. Tre strade possibili: decreti attuativi per costituire la struttura ministeriale prevista dal precedente Governo, rinvio di sei mesi o accorpamento delle competenze all'Authority come chiede il Pd. Se una soluzione non sarà scritta già nel maxiemendamento di oggi, va comunque trovata prima della fine dell'anno.

Giorgio Santilli de "Il Sole 24 Ore"