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Briciole di pane

Una piattaforma per l'Europa

Consulta dei trasporti. Il Presidente Giachino: L'obiettivo è fare dell'Italia uno snodo fondamentale del flusso di merci sulla direttrice Sudest-Nord

Roma, 30 marzo 2012 - L'obiettivo è ambizioso: fare dell'Italia la più grande area logistica del Sud Europa. Ci crede Bartolomeo Giachino, sottosegretario ai Trasporti del passato governo e attuale presidente della Consulta generale per il trasporto e la logistica, think tank che sovrintende all'organizzazione e allo sviluppo del trasporto merci.
L'Italia negli ultimi decenni ha perso quote di traffico importanti a favore dei più intraprendenti e meno burocratizzati Paesi del Nord Europa. Ma il divario potrebbe essere colmato. Anzi, la penisola, per la sua posizione geografica, crocevia del nuovo flusso globale delle merci sulla direttrice Sudest-Nordovest, potrebbe superare i concorrenti. E, secondo Giachino, lo sviluppo della logistica è un volano per l'economia, non solo perché diminuisce i costi di trasporto delle merci, ma anche come settore in sé.
Domanda. L'efficienza riduce i costi. Ma quando l'economia va piano? Non ci si possono aspettare miracoli facendo viaggiare le merci più velocemente.
Risposta. I Paesi che sono cresciuti di più in Europa negli ultimi dieci anni, Germania e Olanda, sono quelli che hanno investito di più in infrastrutture e in politiche di logistica. Sono diventati veri e propri hub, centri dove si riceve merce da tutto il mondo e la si manda in tutto il mondo. Questo ha reso più competitivo il loro sistema economico ma ha anche fatto crescere direttamente il pil: in Germania oggi il settore della logistica è il terzo per importanza economica e impiega più di due milioni e mezzo di persone. Gli snodi logistici del Nord Europa ricevono per esempio anche i container per l'Italia, che arrivano lì, pagano l'Iva e poi sono affidati a ditte locali per il trasporto verso il nostro Paese. È un paradosso, anche perché questi Paesi sono i più lontani dal Mediterraneo. Mentre noi siamo di fronte al canale di Suez, dove arrivano le merci dell'Estremo Oriente.
D. Quanto ci costa questa arretratezza? E quanto ci costerebbe colmarla?
R. Perdiamo tre miliardi di euro l'anno solo per i container diretti all'Italia che invece arrivano nei porti del Nord Europa. E se contiamo anche quelli diretti al resto del mercato europeo, che potrebbero viaggiare attraverso le reti Ten-T (i corridoi trans europei che la Commissione considera strategici, ndr) che saranno collegate ai nostri porti, potremmo avere almeno mezzo punto aggiuntivo di pil l'anno dallo sviluppo della logistica. Nel Piano della logistica abbiamo indicato una cinquantina di azioni e interventi per ridurre le inefficienze, e la maggior parte sono praticamente a costo zero per lo Stato. A partire dallo Sportello unico doganale, di cui si lamentano tutti, compresi gli autotrasportatori, perché non funziona 24 ore su 24. Fino ai 67 tipi di controllo svolti nei porti, che rallentano l'uscita della merce.
D. A che punto è l'iter del Piano della logistica?
R. Nel 2011 lo abbiamo completato e avremmo dovuto presentarlo al Cipe, l'ultimo passaggio prima dell'attuazione, ma con il cambio di governo si è fermato. A fine febbraio il ministro dello Sviluppo e dei trasporti, Corrado Passera, ha però voluto imprimere un'accelerazione, emanando una direttiva che fissa il percorso per arrivare presto alla sua definizione operativa. Ora, dopo la decisione della Commissione europea, che tra i dieci corridoi strategici per il trasporto merci ne ha scelti quattro che passano in Italia, potremo lavorare per fare del nostro Paese la piattaforma logistica nel Mediterraneo verso l'Europa e per le esportazioni europee.

Marco Maroni (fonte: Il Mondo)