Bruxelles contesta 2 miliardi alle Ferrovie
Insufficienti per la Commissione i chiarimenti chiesti all'Italia
Roma, 29 aprile 2014 - Ammontano a 2 miliardi e 214milioni di euro i presunti aiuti di Stato che la Commissione europea contesta a Trenitalia e FS Logistica. Il rischio è che le due società controllate da Fs debbano restituirli allo Stato, cioè ai contribuenti, se l'indagine aperta a fine marzo da Bruxelles si concludesse con un verdetto di incompatibilità con le norme Ue.
Tra le eredità che il successore di Mauro Moretti alla guida delle Ferrovie dovrà affrontare c'è dunque anche la spinosa questione degli aiuti pubblici che le due controllate hanno ricevuto sia come contributo economico sia come trasferimento di infrastrutture. In seguito alle denunce di altri operatori, il commissario Joaquin Almunia, responsabile per la Concorrenza e gli aiuti di Stato, ha avviato l'indagine dopo che i chiarimenti chiesti al governo italiano non sono stati sufficienti a fugare i dubbi dei servizi comunitari. In discussione ci sono 1,17 miliardi di euro che Trenitalia ha ricevuto dal 2000 al 2010 come compensazione degli "oneri di servizio pubblico".
I trasferimenti a Trenitalia sono avvenuti sulla base di tre contratti di servizio firmati nel 2002, nel 2007 e nel 2012 che impegnavano l'azienda controllata al Z00% dalle Ferrovie dello Stato a garantire i servizi di trasporto merci su diverse tratte ferroviarie (anche internazionali) compresi alcuni collegamenti con Sardegna e Sicilia. L'ultimo contratto, del 2012, prevedeva la copertura dei collegamenti Nord-Sud lungo le dorsali tirrenica e adriatica. Per i primi cinque anni Trenitalia ha ricevuto quasi 119 milioni all'anno; nel quinquennio successivo si va da 92 a 139,5 milioni di euro. A 2,2 miliardi si arriva con le infrastrutture ferroviarie che tra il 2007 e il 2010 sono state trasferite dalla società di gestione della rete Rfi (100% Fs) alla divisione Cargo di Trenitalia e a FS Logistica, rispettivamente per 621 e 423 milioni.
Con i 106 milioni all'anno versati tra 2011 e 2013, formalmente non conteggiati dalla Ue ma evidenziati nei bilanci Fs, l'importo supera i 2,53 miliardi. Bruxelles nota prima di tutto due cose: la prima è che i trasferimenti di beni sono avvenuti senza effettuare una valutazione di mercato, così come le compensazioni per i servizi di interesse pubblico. assegnate alle due società del gruppo FS senza alcuna gara o consultazione pubblica. Insomma, non è stato verificato se sul mercato ci fossero altri operatori disponibili a garantire gli stessi servizi a prezzi più convenienti per i contribuenti. Il secondo appunto è che Rfi è controllata al Z00% da Fs che a sua volta è al z00% dello Stato. «Le decisioni del board di Rfi, dunque, sono direttamente imputabili allo Stato».
Ma le contestazioni non si fermano qui. Tra i motivi che hanno spinto la Ue ad aprire l'indagine ci sono diverse altre irregolarità nei rapporti tra Trenitalia e il "committente", il ministero dei Trasporti. Per esempio, il ministero avrebbe riconosciuto indirettamente che nel 2010 il servizio di Trenitalia si è ridotto a causa della crisi, senza però che sia stato ridotto anche l'ammontare della compensazione.
Questo avrebbe posto Trenitalia in una condizione di «vantaggio ingiustificato e illegale nei confronti dei concorrenti». O, ancora, in diversi anni del decennio considerato i trasferimenti di risorse sono avvenuti in assenza di un contratto e sono stati "regolarizzati" successivamente. Per esempio, il terzo contratto copre gli anni tra il 2009 e il 204 ma è stato siglato a dicembre 2012. Non c'è alcuna evidenza, poi, che i trasferimenti di infrastrutture su cui la Dg Concorrenza ha acceso i riflettori siano stati decisi tra il 2000 e il buoi, cioè all'epoca del riassetto del settore. Piuttosto, i trasferimenti dei beni, avvenuti tra il 2007 e il 2011, sembrano conseguenti ad un provvedimento di luglio 2009, quando l'Italia ha liberalizzato anche i servizi passeggeri.
La questione sollevata dai concorrenti di Trenitalia in apparenzariguarda solo il trasporto merci. Tuttavia, per il principio generale della fungibilità delle risorse, nulla impedirebbe di "girare" il vantaggio competitivo su altre attività. In questi giorni il governo italiano dovrebbe rispondere ai rilievi della Commissione, ma c'è da scommettere che - come altri contenziosi su questa materia, da Alitalia a Tirrenia - anche questo dossier è destinato a trascinarsi a lungo.