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Briciole di pane

I porti italiani perdono competitività, in calo traffico merci e passeggeri

Il nostro Paese perde in termini assoluti, ma resta tra i primi. Crescono soltanto Messina e Napoli

Bruxelles, 20 marzo 2014 - I porti italiani perdono competitività in Europa, sia per quanto riguarda il traffico merci che per quanto riguarda quello delle persone, con soltanto Napoli e Messina che, per quanto riguarda i passeggeri, fanno registrare un trend positivo.
Non c'è nessuna città italiana tra i 10 scali con il maggior numero di merci movimentate. A guidare la classifica c'è Rotterdam (396 milioni di tonnellate di peso delle merci trattate) seguita da Anversa (165 milioni di tonnellate), Amburgo (114 milioni) e Marsiglia (82 milioni). L'Italia con Francia e Regno Unito è invece una delle tre nazioni con maggiori diminuzioni assolute in peso delle merci movimentate. Nel nostro Paese il traffico è diminuito di 23 milioni di tonnellate tra il 2011 e il 2012, in Francia e Regno Unito di 19 milioni. Crescono invece a un ottimo ritmo Spagna e Grecia (entrambi +18 milioni).
Non va meglio per quanto riguarda il traffico dei passeggeri: l'Italia è il secondo Paese per perdite in termini assoluti, meno 5 milioni tra il 2011 e il 2012, seconda soltanto alla Grecia (meno 6 milioni), e prima del Regno Unito (meno 1 milione). Gli unici porti in controtendenza sono Messina e Napoli che con, rispettivamente, 8 milioni e 126 mila e 7 milioni e 964mila passeggeri fanno registrare una crescita dello 0,8 e dell'1,3% ciascuno, classificandosi all'ottavo e al nono posto dei porti più trafficati dell'Ue.
Nonostante questo trend negativo il nostro Paese, con i suoi 77 milioni di passeggeri, resta quello che nel 2012 ha avuto il maggior numero di passeggeri di tutta Europa seguito da Grecia (73 milioni, Danimarca (41 milioni), Germania (29 milioni) e Svezia (29 milioni). E l'Italia è anche tra quelli che nel complesso hanno un maggiore traffico di merci, terzo nell'Ue con 477 milioni di tonnellate dietro solo ai Paesi Bassi (543 milioni) e Regno Unito (501 milioni). Seguono poi Spagna (422 milioni), Francia (303 milioni) e Germania (299 milioni). Segno che l'attività resta forte, seppur in diminuzione, ma divisa tra i tanti scali della penisola.
 

Lorenzo Robustelli

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