La commissione Trasporti del parlamento Ue: "No ai fondi Cef per il Piano Juncker"
Votato parere che mette in discussione le basi della strategia di rilancio per la crescita di Bruxelles

Bruxelles, 14 aprile 2015 - I fondi del Connecting Europe Facility non devono essere usati per il Piano Juncker (leggi l'articolo). È quanto chiedono i deputati della commissione Trasporti del Parlamento europeo, preoccupati per l'impoverimento del nuovo meccanismo di finanziamento dell'Ue per i progetti di infrastrutture per il trasporto trans-europeo, le reti energetiche e delle telecomunicazioni. I parlamentari hanno approvato con 43 sì, 3 no e 0 astensioni una relazione che rimette in discussione la strategia di base del piano per gli investimenti dell'esecutivo comunitario.
Il piano prevede la creazione di un fondo Feis di 21 miliardi di euro in garanzie che in tre anni dovrebbero generare investimenti per 315 miliardi di euro. Di questi 21 miliardi 5 verranno dalla Bei e 16 saranno messi a disposizione da Bruxelles di cui 8 di soldi freschi e 8 attraverso la riallocazione di risorse già presenti nel bilancio comunitario: 2,7 miliardi dal programma europeo per l’innovazione Horizon 2020, 2,2 miliardi dai “margini di bilancio” (cioè quanto non ancora messo in bilancio per il prossimo triennio) e infine 3,3 miliardi dal Connecting Europe Facility (Cef). E proprio quest'ultimo punto non è andato già all'Assemblea comunitaria.
“I vostri relatori non possono accettare come risorse primarie le appropriazioni del programma Cef per il sostegno del fondo Feis”, recita il testo approvato e inviato alle commissioni Affari economici e Bilancio, competenti del dossier e chiamate al voto conclusivo lunedì, al termine del giro dei pareri della altre commissioni parlamentari interessate. Secondo i deputati il motivo per cui non si può sostenere la proposta della Commissione Juncker è che da una parte il Cef è un programma “già operativo” e dall’altra parte che l’accordo raggiungo in sede di negoziati per il bilancio settennale “rispecchia l’ampia consultazione delle parti interessate”. Il fondo di garanzia Feis quindi “non dovrebbe ostacolare i programmi che già servono per rilanciare investimenti, competitività e crescita” quali il programma delle grandi reti finanziato attraverso il Cef.
“Sia chiaro: non vogliamo boicottare il piano, ma non bisogna sacrificare il Cef”, spiega Ines Ayal Sènder (S&D), correlatrice dell’opinione. “La Commissione europea continua a ripeterci che si tratta di fondi aggiuntivi, ma la proposta Efsi sembra una sostituzione”, aggiunge l'altro relatore, Dominique Riquet (Alde).
“L'UE ha bisogno di 970 miliardi per le infrastrutture per il periodo fino al 2020. Il Parlamento europeo è stato in grado di garantire 33,32 miliardi per le reti transeuropee attraverso il Cef. Con il voto di oggi il Parlamento intende rafforzare, invece che ridurre, gli investimenti in infrastrutture”, spiega ancora Sènder.
I deputati della commissione Trasporti chiedono “una vero investimento aggiuntivo”. L’operazione da fare, spiegano Sènder e Riquet non è ‘Cef + Horizon2020 = piano Juncker’. Al contrario la formula per rilanciare l’Europa è “piano Juncker + Horizon 2020 + Cef”. Insomma “non possiamo avere la ciliegina senza la torta”.