Un vero Mercato unico dei trasporti potrebbe far risparmiare 8,6 miliardi ogni anno
È il risultato di uno studio del servizio ricerche del Parlamento Ue su "I costi della non-Europa"
Bruxelles, 31 ottobre 2014 - L'Unione europea potrebbe risparmiare 8,6 miliardi ogni anno, se solo fosse capace di completare e far funzionare davvero il Mercato unico dei Trasporti. È quanto si evince da uno studio del servizio ricerche del Parlamento europeo su “I costi della non-Europa dei trasporti e del turismo”, in cui si evidenzia la necessità di azioni a sostegno del completamento dell'integrazione europea della mobilità e del turismo. Azioni che potrebbero essere “un fattore trainante della crescita dell'Ue”. Lo studio individua criticità e, di conseguenza, punti di intervento in ogni segmento del settore trasporti europeo.
Le principali lacune per il trasporto su strada riguardano una “mancanza di sufficiente apertura del mercato”, problemi nella “armonizzazione delle disposizioni in materia sociale nel settore dei trasporti su strada”, la necessità di “garantire una migliore applicazione delle norme”, e questioni legate agli standard dei veicoli e ai pedaggi stradali.
Ad esempio se si rimuovessero le attuali regole sul cabotaggio, si armonizzassero meglio le quelle sociali e ci fosse una più efficace cooperazione tra gli organismi di controllo dei diversi Paesi nel periodo 2015 al 2035, imprese e aziende che lavorano nel settore del trasporto su gomma potrebbero risparmiare in tutto dai 50 ai 90 miliardi. Se si approverà la direttiva su peso e grandezza dei camion si risparmierebbero 540 milioni di euro in costi ambientali e dai 470 ai 670 in quelli di sicurezza. Armonizzando le tassazioni sulle strade si risparmierebbero dai 100 ai 500 milioni l'anno e migliorando i collegamenti intermodali altri 85 miliardi sempre nel ventennio 2015-2035. In generale l'analisi rileva che se si sanassero tutte le carenze rilevate ogni anno si potrebbero risparmiare 3,5 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il trasporto ferroviario lo studio del Parlamento punta l'attenzione sull'armonizzazione delle autorizzazioni dei convogli e dei certificati di sicurezza, una maggiore chiarezza nei costi di accesso alla rete e l'eliminazione delle barriere tecniche. Queste azioni, da sole, abbatterebbero il taglio di 1,9 miliardi di costi annui attualmente gravanti sull'Ue.
Per il trasporto aereo il problema rilevato è che il mercato è tutt'altro che liberalizzato, si suggerisce perciò di procedere al completamento della sua apertura a cui si aggiungono le necessità dell'integrazione dei sistemi europei di gestione del traffico aereo e dell'apertura del cielo europeo ai Paesi terzi. Ancora, servirebbe l'integrazione degli aeroporti alle altre reti di trasporto al fine di assicurare un modello inter-modale e inter-operativo dei trasporti e una riduzione dell'impatto ambientale. Azioni che se portate a termine farebbero risparmiare 1,3 miliardi di euro ogni anno. Infine anche nel trasporto marittimo il completamento dell'apertura del mercato resta l'elemento centrale a cui si affianca la necessità di liberalizzare la regolamentazione portuale, la necessità ridurre costi e procedure burocratiche, di ridurre l'impatto ambientale. Infine si chiede un lavoro infrastrutturale per migliorare l'integrazione alle altre reti di trasporto al fine di assicurare un'operabilità inter-modale. I risparmi annui quantificati dal servizio ricerche del Parlamento sarebbero di 1,9 miliardi di euro.
Lo studio indica anche dove occorre darsi da fare. I primi della classe sono Regno Unito e Svezia, segnalati come gli unici che “hanno pienamente liberalizzato i propri mercati”, mentre l'Italia insieme a Paesi quali Austria, Germania, Paesi Bassi e Repubblica ceca hanno aperto i rispettivi mercati “in modo limitato”.