Appalti, in corsia di arrivo il rating di legalità delle imprese
L'art. 5 ter del decreto sulle liberalizzazioni
Roma, 22 marzo 2012 - Contrastare l’infiltrazione mafiosa nelle imprese; porre in atto misure di controllo e accertamento dei requisiti d’impresa più funzionali ed a più largo raggio, all’atto di concessione di finanziamenti o di partecipazione ad appalti, contratti, forniture pubbliche e private; migliorare le condizioni di accesso al credito per le imprese, stabilendo il sistema dei criteri attraverso i quali gli istituti di credito possano valutare la benemerenza dell’impresa.
In una parola, il rating delle imprese. Recentemente introdotto dall’art. 5 ter del disegno di legge di conversione del decreto legge 24 gennaio 2011,n.1 (Articolo 5-ter “Rating” di legalità delle imprese- “1. Al fine di promuovere l'introduzione di princìpi etici nei comportamenti aziendali, all'Autorità garante della concorrenza e del mercato è attribuito il compito di segnalare al Parlamento le modifiche normative necessarie al perseguimento del sopraindicato scopo anche in rapporto alla tutela dei consumatori, nonché di procedere, in raccordo con i Ministeri della giustizia e dell'interno, alla elaborazione di un rating di legalità per le imprese operanti nel territorio nazionale; del rating attribuito si tiene conto in sede di concessione di finanziamenti pubblici da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché in sede di accesso al credito bancario.”) realizza un’evoluzione operativa della dottrina della CSR (responsabilità sociale d’impresa), introducendo tra i criteri di valutazione questioni attinenti alla governance, trasparenza, impatto ambientale ed altri aspetti tipici della CSR, e promuovendo l'introduzione di principi etici nei comportamenti aziendali.
Il testo assegna all'Autorità garante della concorrenza e del mercato il duplice compito di segnalare al Parlamento le modifiche normative necessarie, e di elaborare, in raccordo con i ministeri della Giustizia e dell'Interno, un rating di legalità per le imprese operanti nel territorio nazionale.
Del rating così attribuito, deve essere tenuto conto in sede di concessione di finanziamenti pubblici da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché in sede di accesso al credito bancario.
Il recente passato, tuttavia, conosceva già qualche tentativo di migliorare le cose, introducendo principi etici e moduli collaborativi nei rapporti tra le imprese e le Istituzioni, quali, ad esempio, il Protocollo di legalità tra il Ministero dell’Interno e Confindustria firmato il 10 maggio 2010.
In base a tale accordo, di durata biennale, tutte le imprese italiane che vogliano aderire a principi di condotta rigorosi e collaborare sul territorio con le autorità pubbliche per migliorare i controlli sulle attività economiche, non solo nel settore dei lavori pubblici, ma in tutti i contratti di appalto, pubblici e privati, per lavori, servizi e forniture, assumono impegni rigorosi riguardanti la scelta dei partner commerciali e la lotta al lavoro nero, nonché per la cooperazione ed i circuiti informativi tra mondo imprenditoriale e associativo e forze dell’ordine.
Sull’effettiva portata della nuova norma è vivo il dibattito.
Secondo l’opinione del Ministro Severino il settore degli appalti, insieme a quello edile e delle costruzioni, potrebbe costituire un buon terreno di sperimentazione .
L’apprezzamento espresso dalla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia – che ha definito l’art. 5 ter un efficacissimo strumento di contrasto all’infiltrazione mafiosa – va forse nella stessa direzione delle questioni sollevate dal Procuratore di Palermo in merito alla necessità di “superare” il certificato antimafia, almeno nella attuale conformazione.
Un “superamento” sulla cui opportunità il Ministro della Giustizia Severino si è espressa, con maggiore cautela, sottolineando la necessità di procedere a rivisitazione della normativa antimafia senza creare pericolose falle nel sistema di contrasto.
La parola passa dunque alla realtà operativa.