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Briciole di pane

Competenze chiare, opere più veloci

Anche la commissione dei saggi insediata dal premier Letta, come già aveva fatto quella insediata il 30 marzo dal presidente della Repubblica Napolitano, ha previsto una riforma del titolo V

Una buona notizia per un Paese che ha un disperato bisogno di realizzare più rapidamente infrastrutture per completare la modernizzazione: le grandi opere strategiche nazionali tornano di esclusiva competenza dello Stato dopo 12 anni di incompiute, conflitti sul territorio, esplosione dell'effetto Nimby. Anche la commissione dei saggi insediata dal premier Letta, come già aveva fatto quella insediata il 30 marzo dal presidente della Repubblica Napolitano, ha previsto una riforma del titolo V che riporti in capo allo Stato la competenza esclusiva in materia di infrastrutture strategiche nazionali. Si tratta di un passaggio -invocato a gran voce dal sistema delle imprese e preparato da giuristi ormai prestati anche alle infrastrutture come Luciano Violante - decisivo per fare chiarezza nella ripartizione di competenze fra Stato e autonomie quando si tratta di realizzare grandi opere e per ridurre il contenzioso che ha intasato la Corte costituzionale negli ultimi n anni. Delle 1.647 sentenze della Consulta emesse dal 2012 per risolvere lo scontro di competenze fra centro e periferia generato dal federalismo monco del Titolo V (si veda ll Sole 24 Ore del 10 settembre) non poche riguardano le infrastrutture. Una delle prime e più importanti sentenze di questo ciclo fu la 303 del 2013 che tentò, senza riuscire, di salvare la «legge obiettivo» creando forme di «cooperazione istituzionale» tra Regioni e Stato nella programmazione e nella realizzazione delle grandi opere strategiche nazionali. Un miracolo che non riuscì, come dimostrano il sostanziale fallimento della legge obiettivo (ferma a tassi di realizzazione del 10-15%) e le migliaia di conflitti tra centro e periferia che hanno paralizzato opere come l'alta velocità o l'autostrada tirrenica. D'altra parte, la legge obiettivo era stata azzoppata nella culla proprio dal Titolo V, che aveva costretto il Governo a contrattare le opere da inserire nel programma con le Regioni, dilatando oltre misura il numero degli interventi da un paio di decine a oltre 200. La riforma del titolo V attribuirà allo Stato il potere di realizzare opere strategiche, lasciando alle Regioni i raccordi locali. Cosa realizzare è decisione dello Stato che potrà dotarsi di strumenti decisionali più forti nel rapporto con il territorio. Non è esito scontato, ma una chiarezza è necessaria: gli enti locali intervengano sui progetti, ma il nuovo assetto consenta di tirare dritto una volta approvati i progetti, senza fermarsi per anni come successo in questo decennio.

di Giorgio Santilli - Il Sole 24 Ore (14 settembre 2013)