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Briciole di pane

Concessioni autostradali, AGI: occorre riorganizzare il sistema

I recenti suggerimenti dell'AGI

Roma, 5 febbraio 2014 - Le speranze legate all'approvazione della legge obiettivo (legge n. 443 del 2001), che aveva introdotto lo strumento della concessione e del partenariato pubblico-privato, a distanza di anni, sono andate in parte deluse. E' essenziale  riprendere lo sviluppo della rete autostradale, che rappresenta un settore strategico per l'intero Paese e soffre ormai di gravi ritardi, anche in confronto ad altri Paesi europei (ad esempio la Francia).

 

Con queste considerazioni si è aperto ieri, avanti la Commissione 8° Lavori Pubblici del Senato, l'intervento di Mario Lupo, Presidente dell'Associazione Imprese Generali (AGI), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle concessioni autostradali in corso.

 

Il Presidente dell'AGI ha  osservato  che è necessario un forte impegno da parte del Governo per implementare lo sviluppo del settore, con una governance più chiara e autorevole del partenariato pubblico-privato ed un ruolo più centrale e incisivo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed una revisione della normativa del settore , inclusa la legislazione relativa agli affidamenti in concessione.

 

Nel sottolineare  l'esigenza di assicurare una maggiore efficienza e flessibilità del sistema e di una riduzione  dei tempi troppo lunghi di affidamento delle concessioni,   è stata ricordato che pare urgente  rivedere il sistema dei controlli e delle regolazioni nel settore, attraverso un riordino delle competenze e dei rapporti reciproci tra le diverse autorità competenti; un quadro in cui  sarebbe opportuno ricostituire e rilanciare l'Unità tecnica di finanza di progetto, come organo di consulenza e assistenza tecnica delle pubbliche amministrazioni appaltanti

 

Occorre, dunque,    che lo Stato promuova un coinvolgimento adeguato del sistema bancario.

 

Il Presidente  Lupo ha sottolineato che se, da un lato, le imprese private che entrano in un'operazione di project financing debbono contribuire con i propri capitali, dall'altro  è altrettanto vero che i finanziamenti delle grandi opere pubbliche oggi arrivano quasi interamente dal sistema bancario, che a sua volta è gravato da molti vincoli, anche in relazione alle nuove regole dettate dalle convenzioni internazionali, come "Basilea 3".

 

Di qui l'auspicio di  un maggiore collegamento con lo European PPP (Public Private Partnership) Expertise Centre (EPEC), partecipato anche dalla Banca europea degli investimenti e i configurato come il massimo organo tecnico dell'Unione europea nel campo della finanza di progetto.

 

Sul tema della finanza di progetto nel caso delle autostrade, non è insolito - ha proseguito Lupo -  che il concessionario possa partecipare anche alla realizzazione dell'opera con la necessaria libertà di scelta quanto alle modalità operative, visto che per le imprese di costruzione, quando entrano in un progetto di affidamento in concessione,  oggetto precipuo di interesse è la realizzazione dell'opera. Libertà di manovra  prevista proprio  nella nuova proposta di direttiva sulle concessioni, che  lascia il concessionario libero di decidere come eseguire o affidare le varie parti dell'opera

 

La necessità di sopperire alla carenza di risorse finanziarie pubbliche con capitali privati per la realizzazione di infrastrutture, e la volontà di coinvolgere soggetti privati nella gestione di servizi pubblici sono alla base della impostazione  che ha ispirato la legge obiettivo, che ha istituito la figura del contraente generale individuando , consentendo anche in Italia lo sviluppo di grandi aziende in grado di assumere il ruolo di contraente principale nella realizzazione di opere complesse e quindi di competere alla pari con i concorrenti stranieri. 

 

Una figura - è stato ribadito -  che necessita di una più  equlibrata definizione  dei rischi che incombono effettivamente sul contraente generale; un tema che vede il campo diviso tra chi ritiene che il Contraente Generale  dovrebbe assumere la responsabilità di tutti i rischi diretti o indiretti legati alla realizzazione dell'opera, e le imprese che sostengono la limitazione di  tale responsabilità sia limitata solo ai cosiddetti "rischi gestibili. 

Aldo Scaramuccia