Critiche alla riforma dei porti
La bozza è all'esame del Senato. Il Governo valuta una delega
Genova, 10 settembre 2013 - Gli operatori portuali dicono «no» alla riforma della legge sui porti 84/94 che, dopo quasi un decennio di iter (costantemente ripreso e interrotto), fra aule e commissioni del Senato e della Camera, oggi è arrivata a comporsi in un testo che spiace a tutti. A cominciare dai terminalisti, che lo ritengono peggiorativo rispetto a quello stilato nel lontano 1994.
Ieri mattina il direttivo di Assiterminal, l'associazione che raggruppa le imprese italiane di terminalisti, si è riunito proprio per stigmatizzare il disegno di legge di riforma che è all'esame della commissione Lavori pubblici e comunicazione del Senato e che potrebbe essere licenziato nei prossimi giorni, senza audizioni delle parti interessate. Anche se all'interno del Governo si starebbe profilando l'idea di rivederne i contenuti, attraverso lo strumento della delega all'Esecutivo.
«Aldilà delle manfrine parlamentari - spiega Marco Conforti, presidente di Assiterminal - noi intendiamo opporci, e per questo abbiamo avviato contatti con Camera e Senato e col ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, al testo in questione. Testo che, a nostro giudizio, oltre a peggiorare la legge in vigore, non aumenta la competitività del settore e non risponde a numerose istanze aperte da tempo. In primo luogo quelle relative alle concessioni dei terminal».
Un tema, questo, su cui si appuntano con forza le critiche di Assiterminal. «L'impostazione della riforma - prosegue Conforti - rende incerti e, addirittura, non convenienti gli investimenti dei privati sui terminal in concessione. Molti dei quali, assegnati intorno al '94, stanno arrivando a scadenza. La riforma prevede che eventuali proroghe abbiano un periodo limitato a un terzo della durata inizialmente stabilita dalla concessione. Non prende in considerazione, invece, la circostanza di una concessione il cui titolo sia venuto meno per decorrenza dei termini e debba subentrare un nuovo concessionario a occupare un'area su cui insistono infrastrutture e investimenti fatti dal vecchio. Non sono previsti nel testo indennizzi a favore del precedente concessionario. Ora, una gru di banchina ha vita tecnica di 30 anni: cosa succede se un'impresa ha necessità di investire e non ha tempo per ammortizzare l'investimento? Imporre limiti alla durata di eventuali proroghe delle concessioni, non correlate dalla durata della vita tecnica dei beni investiti, e non definire le condizioni di termine delle concessioni significa rendere inattuabili gli investimenti necessari a competere e crescere».
Vi sono, poi, altre limitazioni imposte dalla riforma, che obbliga le imprese a svolgere operazioni portuali e servizi con personale dipendente dedicato in esclusiva per ogni singolo porto. «Una norma che - dice Conforti - impedisce a un'azienda sia un razionale utilizzo del proprio personale dipendente, sia la possibilità, sinora ammessa, di ricorrere all'affidamento in appalto a un'altra azienda autorizzata». E ancora, sottolinea, «Non si affrontano i temi del ruolo e delle responsabilità delle Autorità portuali, né si definisce il tema di una pianificazione nazionale esplicita e coerente con le priorità nazionali ed europee».
Anche Luigi Merlo, presidente dell'Autorità portuale di Genova, ritiene la riforma «un lavoro totalmente superato. Mi auguro che il parlamento dia una delega al governo per fare una legge nuova, che potrebbe essere messa punto già entro novembre».
E per Giuliano Gallanti, presidente del porto di Livorno, «la riforma non risolve niente, visto che si muove in senso opposto alla tendenza europea, che è di rafforzare il ruolo delle Autorità portuali».
I temi caldi
Assiterminal dice «no» alle modifiche apportate dalla riforma della 84/94 al tema delle concessioni; si oppone anche ai cambiamenti che impongono vincoli aggiuntivi alle scelte organizzative delle imprese
Le proposte
I terminalisti chiedono alcune misure di semplificazione a costo zero per lo Stato. Tra queste la definitiva chiarezza della non imponibilità Ici/Imu sulle aree demaniali in consessione nei porti; l'unificazione e concentrazione temporale dei controlli sulle merci negli scali, da parte delle pubbliche amministrazioni competenti; l'assegnazione, al presidente dell'Autorità portuale, dei poteri di coordinamento delle attività svolte dalle pubbliche amministrazioni
