Delrio ha firmato il débat public
Le regolamentazione del pubblico dibattito in merito alle grandi opere
La scorsa settimana, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha firmato il decreto sul débat public (denominato alla francese perché dal suo governo si ispira), incentrato solo sulle grandi opere: per autostrade e ferrovie (nuove) il costo minimo di intervento sarà di 500 milioni, per porti e aeroporti superiore ai 200 milioni, per gli stabilimenti sopra i 300 milioni, come pure per biblioteche, stadi e musei. Il decreto, le cui opere di realizzazione dovranno essere sottoposte alla pubblica consultazione pubblica, riguarderanno ovviamente anche progetti di maxidighe, depositi di scorie nucleari, elettrodotti e gasdotti di lunga percorrenza, acquedotti e creazione di nuove vie navigabili. Il provvedimento è stato inviato al Consiglio di Stato e ai ministeri dell'Ambiente e dei Beni culturali per i consueti pareri.
Per sottoporre al dibattito pubblico opere che non superano queste cifre potranno intervenire il Governo, un consiglio regionale, una provincia o una città metropolitana. In caso di enti locali più piccoli la richiesta dovrà essere fatta da un numero di consigli comunali che risultino essere costituiti da almeno centomila abitanti. La richiesta da parte dei cittadini invece dovrà essere comprovata da almeno 50.000 firme. Inoltre, per gestire il processo tecnico dovrà essere individuata una figura indipendente scelta attraverso una gara bandita dal realizzatore dell’opera che dovrà operare in un arco massimo di nove mesi nel quale dovrà preparare, svolgere e concludere il dibattito.
Tutto questo sarà valido solamente per i progetti e le opere che partiranno successivamente all’entrata in vigore del decreto, ancora oggetto dell’iter di approvazione. Obiettivo finale del decreto sarà ovviamente cercare di migliorare la trasparenza e la condivisione dei progetti e delle opere pubbliche. Concetto valido anche per la creazione delle linee guida per la valutazione degli investimenti pubblici dove ad esempio le proposte di opere al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dovranno essere sottoposte ad una serie criteri tecnici di presentazione, che riguarderanno tutti gli enti o i privati che vorranno farle. Per concludere, si è parlato anche della Smart Road, che impone ad Anas e ad altri gestori di strade un passaggio graduale per lo sviluppo del progetto riguardante servizi tecnologici ancora poco utilizzati sulle strade e poco noti ai cittadini, come i sensori del traffico, le misure di sicurezza ad elevata tecnologia, il wi-fi in motion, l’infomobilità, senza dimenticare un futuro che vede le auto che si guideranno autonomamente. Nuove regole per un mondo che cambia e va avanti e che garantisce opere che serviranno (davvero) al cittadino (consapevole).