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Briciole di pane

Grandi opere, allo studio del governo il modello francese

Consultazioni di 6 mesi con i cittadini prima del via libera

Roma, 5 marzo 2012 - Per le grandi infrastrutture il governo ha allo studio un provvedimento simile a quello introdotto in Francia nel 1995, che ridusse dell'80 per cento la conflittualità sui progetti con impatto ambientale. Secondo il Corriere della Sera, il presidente del Consiglio Mario Monti starebbe pensando seriamente di dare una sterzata alle procedure di approvazione delle opere pubbliche: per costruire una grande opera, dovrà essere effettuata una consultazione preventiva di 6 mesi prima del via.

Se ne sarebbe parlato durante l'ultimo Consiglio dei ministri dedicato all'emergenza Tav e convocato dopo le proteste contro l'alta velocità Torino-Lione. Una situazione che imbarazza l'Italia anche a livello europeo. Proprio per questo, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera avrebbe avanzato la possibilità di introdurre anche in Italia il cosiddetto Débat Public. Si tratta di una procedura in vigore in Francia dal 1995 (legge Barnier) alla cui base c'è la "democrazia partecipativa". Un concetto che avrebbe ridotto - dati alla mano - la conflittualità tra Stato ed enti locali dell'80%.

Di cosa si tratta? "Al momento di avviare l'iter per la costruzione di un'opera pubblica - scrive Fiorenza Sarzanini sul Corsera - il promotore deve presentare uno studio di fattibilità che tenga conto di tutti i fattori relativi alla realizzazione visto che presentano forti sfide socioeconomiche oppure hanno un impatto significativo sull'ambiente e sull'assetto del territorio". Insomma, prima che si inizi coi lavori dovranno essere comunicati i tempi, il costo e le probabili conseguenze sull'economia locale.

A quel punto spetta a una sorta di Autorità di controllo - in Francia è una Commissione nazionale - convocare tutte le parti che possono avere un interesse e dunque i sindaci, gli abitanti dell'area, le associazioni ambientaliste e chiunque altro sia in grado di fornire elementi positivi o negativi. Ci sono sei mesi di tempo per effettuare le consultazioni, poi deve essere resa pubblica la valutazione finale indicando ogni parere espresso nel corso dell'istruttoria. La parola torna così al promotore che non è obbligato ad accettare i suggerimenti, ma ha la consapevolezza - qualora decida di non tenerne conto - che in caso di conflittualità o contestazioni non avrà alcuna tutela o collaborazione da parte delle istituzioni, visto che aveva ricevuto una sorta di avviso preventivo. È prevista anche la rinuncia, se si ritiene che il progetto sia troppo complicato da portare a termine. Ma gli analisti assicurano che l'esperienza francese dimostra come in realtà si decida sempre di seguire le indicazioni ottenute dall'Autorità di controllo, proprio per avere la strada spianata al momento di dare il via ai lavori.

In Francia il Débat Public funziona. Passera ne ha illustrato i contenuti che potrebbero essere modellati sulle esigenze dell'Italia. La pratica è stata affidata al presidente dell'Osservatorio della Torino-Lione Mario Virano che in questi mesi ha effettuato numerose audizioni e due settimane fa ha incontrato i sindaci di tutta Italia proprio per illustrare il programma e ottenere suggerimenti. La sua relazione è nella fase della stesura finale, poi spetterà ai tecnici ministeriali mettere a punto l'articolato.