L'Autorità per la Concorrenza si esprime sul gap infrastrutturale italiano
Il Sistema Italia secondo il presidente AGCM Pitruzzella

Roma, 27 febbraio 2014 - Il Gap infrastrutturale del Sistema Italia è un fattore di aggravio dei costi per i cittadini e per le imprese.
Lo ha ribadito il Presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), Giovanni Pitruzzella ascoltato oggi dalla Commissione per la semplificazione lnell’ambito dell'indagine conoscitiva sulla semplificazione legislativa ed amministrativa.
Proponiamo in lettura il testo dell'intervento depositato dal Presidente Pitruzzella, con qualche cenno ai contenuti in materia di infrastruttre.
Un’indagine di Confcommercio del 2013 (Trasporti al passo, economia ferma) evidenzia che “se il nostro Paese avesse messo in campo, nel periodo 2000-2012, politiche di miglioramento dell'accessibilità [intesa come la possibilità degli individui di prendere parte ad una determinata attività] tali da allinearlo ai livelli della Germania, l'incremento del Pil italiano sarebbe stato complessivamente pari a 120 miliardi di euro".
Questa mancata occasione - si legge nel documento - si è tradotta, nello stesso periodo di riferimento, in una perdita pari a 24 miliardi di PIL.
Secondo quanto riportato dall’Avcp nel 2008, Nel nostro Paese i costi medi per la realizzazione di un Km di alta velocità sono stati circa tre volte superiori a quelli sostenuti in Francia e in Spagna.
I dati della Commissione Europea sui progetti relativi a infrastrutture di trasporto di medie e grandi dimensioni disegnano una situazione in cui i ritardi nei lavori sono stati pari in media all’88% dei tempi previsti, contro una media del 26% per gli altri Paesi europei. Gli aggravi di costo sono stati pari in media al 37% del preventivo, contro una media del 21% per gli altri Paesi Ue.
Considerata la rilevanza che le grandi infrastrutture possono avere per il rilancio dell’economia industriale e per la crescita è, dunque, necessario adoperarsi per creare un contesto di maggiore certezza e stabilità per gli investitori.
In tal senso - osserva il Presidente dell'AGCM - andrebbe resa più efficiente la fase della programmazione e gestione delle risorse, anche mediante un più ampio ricorso al capitale privato e rivisto l’utilizzo di strumenti e procedure decisionali (come conferenze di servizi, intese e accordi di programma) cui partecipano un numero spesso eccessivamente ampio di amministrazioni portatrici d’interessi confliggenti, di difficile - se non impossibile - composizione.
Per ridurre i tempi e la litigiosità sulle modalità di attuazione delle opere sarebbe, inoltre, opportuna l’introduzione di forme più ampie e anticipate di partecipazione degli interessati nelle fasi preparatorie dell’opera stessa, come previsto
nelle discipline di alcuni Paesi con un’efficiente dotazione infrastrutturale (Francia e Regno Unito).
Più nello specifico, andrebbero sperimentate procedure caratterizzate da trasparenza, oralità e contraddittorio sul modello del débat public francese, o del public inquiry inglese, in linea con quanto previsto anche nel Regolamento Ue n. 347 del 2013 in materia di infrastrutture energetiche transeuropee.
In questo modo, la risoluzione ex ante delle eventuali contestazioni potrebbe rendere più agevole e meno lunga la fase successiva di realizzazione dell’infrastruttura, con un notevole risparmio dei costi.