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Briciole di pane

Lavori Pubblici, Clausola sovranità: decide solo lo Stato

Sui lavori pubblici decisione allo Stato

Roma, 20 giugno 2012 - Luciano Violante, presidente di Italiadetide, la propone da tempo e ora la "clausola di sovranità" entra nella riforma costituzionale all'esame del Senato: in base a questa norma di rango maggiore lo Stato potrà decidere, in casi straordinari, bypassando l'ordinaria ripartizione di poteri fra Stato e Regioni. Varrà anche per le opere pubbliche e soprattutto per quelle grandi opere considerate di interessa strategico nazionale e concordate con l'Unione europea. E stato proprio l'ex presidente della Camera a dare notizia del lavoro di Palazzo Madama ieri nel corso del seminario che Italiadetide ha svolto alla Camera per presentare il rapporto «10 opere per la ripresa», realizzato con altre fondazioni: Apertacontrada, Astrid, Avventura Urbana, Libera Fondazione e ResPublica.

A confermare che qualcosa si muove effettivamente per la riforma dell'articolo 117 della Costituzione sulla ripartizione dei poteri tra Stato e Regioni è stato ieri il ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture, Corrado Passera. "E allo studio - ha detto il ministro a Radio Anch'io - la possibilità di proporre l'inserimento nell'ordinamento giuridico di norme di carattere costituzionale che attribuiscano alla competenza esclusiva dello Stato le infrastrutture strategiche di interesse nazionale e sovranazionale".

Il viceministro Mario Ciaccia ha sottolineato il lavoro di riforma che il Governo sta facendo anche grazie al contributo delle proposte delle fondazioni politiche.

Violante ha sintetizzato in cinque punti le principali proposte della sua fondazione, frutto di un lavoro che da mesi va avanti con Astrid e ResPublica e che ha già notevolmente influenzato il dibattito pubblico e le norme varate:

1) a volte non servono nuove infrastrutture, ma basta connetterle;

2) occorre favorire la leale collaborazione con i territori dall'alto verso il basso, ma anche dal basso verso l'alto;

3) sobrietà degli interventi nei costi e nella loro rappresentazione;

4) semplificazione delle procedure perché «finora non ce ne siamo accorti», passando da un taglio orizzontale a un'analisi verticale delle procedure; 5) certezza delle regole per le opere in corso, negando la retroattività delle nuove norme per i contratti operativi.

Giorgio Santilli - Il Sole 24 Ore