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Briciole di pane

Milleproroghe, si definisce il quadro

Scuole, treni, bagnini e molto altro. Ma incombe la questione Uber

Roma, 19 febbraio 2016 - Salvo intoppi, procede verso la definitiva conversione in legge il cosiddetto Decreto Milleproroghe, ossia il D.L. 30 dicembre 2015, n. 210. Pur limitando la rassegna all’articolo 7 (“Proroghe di termini in materia di infrastrutture e trasporti”), dobbiamo ammettere che sono numerose e estremamente eterogenee, come del resto era logico aspettarsi, le norme ivi contenute - alcune presenti nel testo fin dall’inizio, altre aggiunte dalla Camera dei Deputati.

Si spazia, davvero, in lungo e in largo. “Brevetti per bagnini”: Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha tempo fino al 31 luglio 2016 per formalizzare il regolamento che disciplina i corsi di formazione per gli addetti al salvamento acquatico.“Contratto di programma RFI”: il contratto di programma 2012-2014 tra MIT e Rete Ferroviaria Italiana S.p.A., già in regime di proroga per l’anno 2015, è prorogato di un altro anno (così nel frattempo, in attesa del CdP 2016-2020, il gestore può continuare a svolgere le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria utilizzando le somme disponibili per l’anno 2016). Edilizia scolastica: sono opportunamente posticipate alcune scadenze nell’iter degli interventi straordinari di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico delle scuole finanziati ai sensi dell’art. 10 del Decreto Legge 104 del 2013 (mutui trentennali). “Ferrovie del Sud Est” (società avente come socio unico il MIT, commissariata con l’ultima Legge di stabilità): il commissario ha trenta giorni in più per predisporre il piano industriale per il risanamento. E molto altro ancora.

Insomma: l’art. 7 del Milleproroghe, a tacere della materia degli appalti/lavori, che meriterebbe un capitolo a sé, mette le mani un po’ dappertutto. Tra le molte “tecnicalità”, compare un punto parecchio delicato. E’ racchiuso nel comma che proroga, al 31 dicembre 2016, il termine entro il quale il MIT, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico e previa intesa con la Conferenza unificata, deve adottare le “urgenti disposizioni attuative tese ad impedire pratiche di esercizio abusivo del servizio di taxi e del servizio di noleggio con conducente o, comunque, non rispondenti ai principi ordinamentali che regolano la materia”. Detta senza circonlocuzioni: la regolamentazione del fenomeno Uber. Fenomeno che ha innescato polemiche anche forti, con prese di posizione radicalmente discordanti, fino a diventare quasi un emblema del passaggio epocale che i Paesi sviluppati starebbero vivendo (non a caso si parla di “uberizzazione dell’economia”). C’è chi paventa lo smantellamento di un servizio pubblico – taxi e noleggio con conducente sono tuttora, per legge, servizio pubblico – a fronte di una deregulation che non offre né tutele né garanzie, né ai lavoratori né agli utenti.

Sul versante opposto, c’è chi reputa deleterio il fatto di non poter sfruttare fino in fondo le straordinarie possibilità ora offerte dalle tecnologie: esse, permettendo a qualsiasi possessore di smartphone di reperire immediatamente il servizio voluto e pagare solo e soltanto per la fruizione di quest’ultimo, sarebbero in grado di “liberare”, dentro il circuito economico, una quantità di risorse (tempo, denaro, lavoro) enorme. Temi oltremodo impegnativi. Sui quali, naturalmente, ogni opinione è lecita. E rispetto ai quali non può che essere “politica”, nel senso alto del termine, la responsabilità di un intervento.

Davide Fornaro