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Briciole di pane

Nuovi appalti Ue: autocertificazione, procedure digitali e basta al massimo ribasso

Il parlamento di Strasburgo ha approvato la riforma che armonizzerà le procedure comunitarie

Bruxelles, 20 gennaio 2014 - Basta con i documenti cartacei, tempi più rapidi per l'aggiudicazione delle gare con la riduzione dei termini minimi per la presentazione delle offerte da 52 a 35 giorni, introduzione dello “spacchettamento” per i grandi lavori infrastrutturali, per facilitare la partecipazione alle gare delle Piccole e medie imprese, autocertificazioni per i candidati e basta con il massimo ribasso. Sono i principali cambiamenti che verranno introdotti nella riforma delle norme comunitarie in materia di appalti pubblici e concessioni. Un testo indebolito rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea, in cui la maggior parte delle norme erano obbligatorie, mentre ora non lo sono, ma che dovrebbe rivoluzionare e soprattutto unificare il sistema a livello europeo garantendo una maggiore concorrenza internazionale.


La scorsa settimana l'Aula di Strasburgo ha dato il via libera al testo, già concordata con il Consiglio nel giugno 2013, che crea regole comuni in tutta Europa. Riguarderanno tutti gli appalti superiori ai 5 milioni di euro ma saranno tenuti fuori i settori dell'energia, del gioco d'azzardo, della protezione civile, dei porti, dei servizi di emergenza e il settore idrico. L'accordo per le concessioni ricorda che gli Stati membri restano liberi di decidere come desiderino siano eseguiti i lavori pubblici o erogati i servizi, se 'in-house' o esternalizzandoli a società private ma “non impone la privatizzazione delle imprese pubbliche che forniscono servizi al pubblico” specifica il testo. “Le nuove norme hanno tre obiettivi principali: semplificazione, flessibilità e certezza del diritto” ha spiegato il commissario europeo al Mercato interno Michel Barnier. Ci sarà anche un “miglior rapporto qualità-prezzo che renderà gli appalti pubblici più efficienti e più strategici, nel rispetto dei principi di trasparenza e concorrenza e a beneficio di acquirenti pubblici e degli operatori economici” ha continuato il commissario.


Le autorità pubbliche spendono circa il 18% del Pil per appalti di forniture, opere o servizi, e queste nuove regole “inviano un segnale forte ai cittadini, che hanno il diritto di vedere il denaro pubblico utilizzato in modo efficace”, ha dichiarato il relatore in materia di appalti, Marc Tarabella (S&D). “Anche le nuove norme in materia di contratti di concessione rappresentano un importante segnale in favore di un rafforzamento del mercato interno” ha aggiunto Philippe Juvin (Ppe), relatore per le concessioni che ha spiegato che “adesso le regole del gioco saranno rese note a tutti”. Secondo quanto stabilito dal testo, infatti, tutti gli appalti che superano la soglia dei 5 milioni di euro per le opere pubbliche, i 130mila euro per le forniture e servizi pubblici e i 750mila euro per altri servizi sociali dovranno essere pubblicizzati in tutta Europa, e questo favorirà la concorrenza internazionale. La direttiva sulle concessioni servirà inoltre ad armonizzare le legislazioni dei 28 Paesi membri perché “in considerazione della moltiplicazione delle giurisprudenze e delle interpretazioni divergenti dei concetti fondamentali tra gli Stati membri, era giunto il momento di chiarire il quadro giuridico in tutta l'Ue, per garantire la sicurezza giuridica e la stabilità, e creare un ambiente economico sano, essenziale per tutti attori” ha continuato Juvin.
La procedura di gara per le imprese sarà più semplice e potrà essere fatta totalmente online, grazie a un “documento unico europeo di gara” standard, basato sull'autocertificazione. Solo al vincitore resterà l'obbligo di fornire la documentazione originale. In questo modo la Commissione europea stima che l'onere amministrativo per le imprese sarà ridotto di oltre l'80%.


Al posto della pratica del 'massimo ribasso' poi si introduce il nuovo criterio di “offerta economicamente più vantaggiosa” (Meat) in cui avranno più centralità la qualità, le considerazioni ambientali, gli aspetti sociali e l'innovazione. Un'azienda che farà un'offerta inferiore del 30% sarà tenuta a giustificare come farà a raggiungere questo obiettivo.
Verranno introdotte anche regole più severe in materia di subappalto aprendo alla possibilità che i subappaltatori vengano pagati direttamente dal committente per evitare sfruttamenti e per fare in modo che in eventuali fallimenti dell'impresa che si è aggiudicata i lavori vengano tirati dentro anche i subappaltanti.
Inoltre per favorire la partecipazione delle Pmi si incentiveranno gli “spacchettamenti” dei grandi appalti, in modo che, dividendo i lavori tra lotti più piccoli, anche le aziende minori potranno partecipare alle gare.


I deputati hanno ottenuto di poter inserire una procedura di tipo nuoco, ovvero i “partenariati per l'innovazione” che consentiranno alle autorità pubbliche di indire bandi di gara senza indicare immediatamente il tipo di lavoro richiesto, ma solo l'obiettivo, in questo modo con un dialogo tra autorità e aziende si apriranno le porte a soluzioni innovative. “Gli appalti pubblici diventeranno così uno strumento di supporto alle politiche di innovazione e ricerca” ha spiegato Fabrizio Bertot (Ppe). Ora si attende l'approvazione formale del Consiglio e poi gli Stati membri avranno 24 mesi per assimilare le nuove norme nel diritto nazionale.
 

Lorenzo Robustelli