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Briciole di pane

Porti, logistica e cabine di regia

Attuare lo "Sblocca Italia" per colmare un gap

Roma, 26 novembre 2014 - Riepilogando: l’art. 29 del Decreto “Sblocca Italia”, contenente norme sul rilancio della portualità e della logistica, ha superato sostanzialmente indenne la fase di conversione. E’ quindi, definitivamente, legge. Dovrà, pertanto, essere definito il “Piano strategico nazionale della portualità e della logistica”. A tal fine, il Governo ha già nominato un apposito Comitato di 15 super-esperti (maggiori dettagli o informazioni sono reperibili su queste stesse colonne: leggi l’articolo).


La composizione del Comitato ha suscitato qualche malumore nel mondo dell’autotrasporto, che si sente non adeguatamente rappresentato, pur essendo un protagonista imprescindibile delle operazioni multimodali. FAI Conftrasporto di Bergamo, per esempio, ha criticato l’assenza, nel Comitato, di qualcuno “che sappia, per esperienza diretta, cosa avviene in un porto quando i container zeppi di merci vengono caricati o scaricati per passare dalle stive delle navi ai rimorchi dei tir o viceversa”. Al di là delle istanze più o meno “di categoria”, peraltro, c’è da osservare che, probabilmente, la creazione stessa del Comitato è rivelatrice di una criticità a livello di ‘governance’ complessiva. Il Comitato si è reso necessario perché manca una stabile camera di coordinamento e compensazione, in grado di portare a sintesi l’estrema complessità che si registra a livello di mobilità, traffici, trasporti, infrastrutture trasportistiche. Ovvero: a livello di “logistica”. Volendo condensare tutto quanto in un’unica parola. Forse, non si è rivelata una scelta troppo felice la soppressione della Consulta Generale per l’Autotrasporto e la Logistica, avvenuta nel 2012 per esigenze di spending review. La materia della logistica si è, per così dire, dispersa in molti rivoli, lasciando, però, inalterate le sottostanti esigenze di coordinamento e messa a fattore comune delle esperienze. Solo per fare un esempio: già nel 2013 si dovette insediare, presso il Ministero dello Sviluppo economico, un nuovo organismo, la Consulta dell’automotive, chiamato a elaborare strategie per favorire l’export italiano di autoveicoli, motoveicoli e componenti anche attraverso la trattazione di tematiche doganali e la ricerca su nuove forme di mobilità sostenibile.


Del resto, che l’assetto organizzativo del settore sia fondamentalmente problematico è dimostrato dal fatto che il neonato “Comitato per la portualità e la logistica” dovrà occuparsi, anche, della più spinosa delle questioni: la razionalizzazione delle Autorità portuali esistenti. Segno, inequivocabile, di una carenza di saldi punti di riferimento per l’implementazione di una vera politica portuale italiana, oggi ancora frammentata tra Ministero dell’Ambiente, Agenzia delle Dogane, Ministero dello Sviluppo economico. Stride il contrasto, tanto per dirne una, con la Spagna, dove esiste un Ente pubblico (Puertos del Estado), direttamente dipendente dal Ministerio de Fomento, con responsabilità globali su tutto il sistema portuale dal Paese; e compiti di esecuzione della politica portuale governativa, nonché di coordinamento e controllo dell’efficienza dei porti di titolarità statale. Pur in un contesto di crisi, Puertos del Estado ha ricevuto per il 2015, dal bilancio generale dello Stato spagnolo, una dotazione per investimenti in infrastrutture di ben 864 milioni di euro, superiore a quella del 2014. Maggior beneficiario, il porto di Barcellona, che riceverà più di 105 milioni di euro.
 

Carlo Sgandurra