Rischio frane, l'Umbria aggiorna i propri strumenti di contrasto
La Giunta Regionale umbra avvia la revisione del quadro normativo e d'intervento
Roma, 31 luglio ’13 - "In Umbria sono 185 le aree esposte a rischio di frana elevato o molto elevato e 63 aree a rischio medio, la cui disciplina è demandata alla Regione. I dati disponibili fanno rilevare, in sintesi, che l'8,7% del territorio collinare-montano è in frana, un valore in linea con la media nazionale (8,9%), con una superficie totale instabile pari a 651 Km2 ed un numero molto elevato di singoli eventi (34.545) per la maggior parte quiescenti (73%) e riferibili a frane a cinematica lenta (88%)". Gli interventi su questo versante sono assolutamente indispensabili e quindi da un lato c'è la necessità di avere a disposizione le risorse necessarie e dall'altro occorre che gli interventi finanziari per la messa in sicurezza del territorio siano tenuti fuori dai vincoli del patto di stabilità che ingessano regione ed enti locali. Per fronteggiare questo rischio, la Regione ha speso oltre 550 milioni di euro, in oltre 400 interventi realizzati con 82 aree a rischio messe in sicurezza, almeno parzialmente, a fronte delle 185 totali in Umbria.
L'assessore regionale ai lavori pubblici Stefano Vinti ha riassunto in questo modo il quadro del rischio frane umbro in occasione di un recente convegno a Perugia,
E' di questi giorni la decisione della Giunta regionale, di iniziare il percorso di revisione delle normative che regolano l’esecuzione di opere per la protezione dal rischio frane e calamità pubbliche per una nuova legge regionale
Il percorso delineato dalla Giunta regionale, prevede la verifica dello stato di attuazione degli interventi di riduzione del rischio nei centri abitati dichiarati da consolidare ed eventuale inclusione del PAI delle zone non ancora definitivamente consolidate ed il perfezionando le azioni dirette alla prevenzione del rischio idrogeologico coordinandosi con il PAI con le normative di Protezione Civile.
Sarà anche promosso l’aggiornamento e la condivisione del progetto IFFI (Inventario Fenomeni Franosi in Italia), per costituire un polo unico di riferimento di una rete di interscambio condivisa con gli enti territoriali e sostenere tutte le azioni necessarie per la mitigazione delle situazioni di dissesto, in particolare le indagini conoscitive volte alla definizione dei modelli di frana, la progettazione preliminare propedeutica all’inclusione nei piani di finanziamento, le attività di monitoraggio e manutenzione.