Sardegna, le prospettive dello sviluppo economico ed infrastrutturale
L'interpellanza n. 2-01080 dell'On. Pili e la risposta del Sottosegretario Gianclaudio Bressa
CAMERA DEI DEPUTATI
Resoconto stenografico dell'Assemblea
(Seduta n. 485 di venerdì 18 settembre 2015)
INTERPELLANZA N .2-01080 ON. PILI (GRUPPO MISTO) - Iniziative per assicurare lo sviluppo economico e infrastrutturale della regione Sardegna e per fronteggiare le criticità connesse alla sua condizione insulare
TESTO DELL’INTERPELLANZA
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro della difesa, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
la continuità politica e programmatica dei Governi Monti, Letta e Renzi impone l'esigenza di valutare realisticamente gli atti concreti relativi alla cosiddetta vertenza Sardegna;
è fin troppo evidente che sulla già complessa questione sarda si registrano ulteriori gravi e colpevoli ritardi legati a mancate decisioni del Governo e, in alcuni casi, a decisioni che appaiono contrarie alla risoluzione dei problemi stessi;
l'esigenza di affrontare con urgenza tali problemi riveste priorità assoluta al fine di non pregiudicare in modo irreversibile le questioni oggetto della vertenza Sardegna;
in particolar modo appaiono sin troppo evidenti le questioni relative:
a) alla questione trasporti, con l'esigenza ad avviso degli interpellanti improcrastinabile di revocare la convenzione con la Tirrenia per palese contrasto con l'interesse pubblico e contributo di Stato di dubbia legittimità, non commisurato e non giustificato rispetto ad un servizio inadeguato e con costi proibitivi per i residenti e i non residenti;
b) alla questione relativa alla continuità territoriale aerea con un'inaccettabile limitazione a soli nove mesi della tariffa unica e con continue limitazioni alla disponibilità di posti sulle tratte da e per la Sardegna, che hanno duramente penalizzato la stagione estiva, oltre alla limitazione delle tratte di collegamento tra l'isola e il resto del Paese;
c) alla questione energetica con la pesantissima ricaduta sul sistema economico industriale della Sardegna, dalla mancata realizzazione del metanodotto Algeria – Sardegna — Europa a favore di quelle che gli interpellanti ritengono lobby protese a realizzare rigassificatori con un gravissimo impatto sia sul fronte costiero che nell'entroterra, con la distribuzione su gommato del gas, per arrivare alla mancata definizione di un regime tariffario, attraverso contratti bilaterali e regimi di riequilibrio, a partire dalla interrompibilità e super interrompibilità, al fine di consentire la competitività, ora negata, delle attività industriali della Sardegna;
d) alla questione insularità e all'esigenza di dare attuazione all'articolo 22 della legge n. 42 del 2009, considerato che, sino ad oggi, il divario insulare non solo non è stato limitato ma risulta gravemente ampliato da scelte che hanno anche sul piano infrastrutturale totalmente escluso la Sardegna, come per esempio l'ultimo documento di economia e finanza;
e) alle questioni industriali della Sardegna: dalla chiusura dell'Alcoa, alla mancata realizzazione del sistema integrato miniera Carbosulcis centrale, alla definizione della ripresa produttiva della società Eurallumina, alla ripresa produttiva della Vinilys di Porto Torres, alla definizione dell'assetto energetico per gli stabilimenti energivori del Sulcis e quelli della Ottana Energia, ex Enichem di Ottana;
f) alla questione infrastrutturale sarda con la definizione degli interventi nell'ambito della piastra logistica euromediterranea e degli interventi in grado di eliminare il grave gap infrastrutturale sul fronte ferroviario, stradale e connettivo strategico;
g) alla definizione di un nuovo regime di entrate per la Sardegna, in considerazione della sua condizione insulare con l'attuazione della zona franca integrale come strumento di riequilibrio del divario insulare, come già contemplato in disposizioni di legge a partire dal decreto legislativo n. 75 del 1998;
h) alla definizione concreta della «partita» delle entrate oggetto di ricorsi alla Corte costituzionale in relazione ai quali, ad avviso degli interpellanti, è risultato inaccettabile il comportamento dello stesso Governo in carica;
i) alla dismissione del patrimonio militare relativo a immobili ubicati in aree strategiche per lo sviluppo delle comunità locali e occupate da servitù militari inutilizzate o sottoutilizzate, compresa la riconversione delle aree oggetto di servitù militari di cui la Sardegna continua ad essere gravata;
in particolar modo si ritiene indispensabile interpellare il Governo su tutti gli impegni assunti e non mantenuti;ad oggi, su questi temi si registra un gravissimo arretramento non solo sostanziale ma anche procedurale considerato che nessun serio e concreto atto è stato messo in campo dal Governo e anzi tutte le vertenze languono senza alcuna prospettiva di soluzione–:
se il Presidente del Consiglio dei ministri, che aveva annunciato per settembre 2015 iniziative concrete dopo quasi due anni di promesse non mantenute e di ritardi, non intenda predisporre con somma urgenza iniziative normative e operative concrete che affrontino in modo efficace e immediato le vertenze che costituiscono la più ampia questione sarda;
se il Governo non intenda assumere iniziative, in base all'articolo 15 della convenzione con la Tirrenia, anche alla luce del nuovo gravissimo monopolio generato dall'acquisizione dell'intero pacchetto azionario da parte dello stesso socio che detiene la compagnia Moby Lines, per la revoca della stessa per manifesta inadempienza rispetto all'interesse pubblico con gravissime limitazioni al servizio di continuità marittima e l'utilizzo di un contributo di 73 milioni di euro che appare sotto ogni punto di vista ingiustificabile e di dubbia legittimità, avviando procedure corrette di evidenza pubblica per la gestione della continuità territoriale marittima da e per la Sardegna;
se non si intendano assumere iniziative con somma urgenza per revocare la limitazione a soli 9 mesi all'anno della tariffa unica per la continuità territoriale e disporre l'immediata attivazione di procedure al fine di estendere il regime di continuità territoriale anche su altre rotte da e per la Sardegna ripristinando un servizio pubblico indispensabile a rompere l'isolamento del quale la Sardegna è sempre più vittima;
se il Governo non intenda, attraverso iniziative normative urgenti, arrivare alla definizione di un regime tariffario, promuovendo contratti bilaterali e norme funzionali all'attuazione di regimi di riequilibrio tariffario elettrico, come interrompibilità e super interrompibilità, al fine di consentire la competitività, ora negata, delle attività industriali della Sardegna;
se il Governo non intenda giustificare il fatto che dopo tre anni dalla chiusura dello stabilimento Alcoa non solo non ha proposto nessuna concreta iniziativa o provvedimento teso a soddisfare le esigenze energetiche, ma ha presentato una proposta di procedura europea solo a maggio 2015 con un ritardo inaudito;
se non intenda dare notizie concrete sullo stato di tale procedura, considerato che il vertice con il commissario europeo per la concorrenza dei giorni scorsi a Roma si è tradotto in un nulla di fatto;
se non intenda assumere ogni iniziativa, per quanto di competenza, volta a evitare che: i lavoratori, come nel caso dell'Alcoa, siano, ingiustamente perseguiti per manifestazioni di protesta;
se il Governo non ritenga di dover attivare per Alcoa procedure analoghe a quelle adottate per l'Ilva, considerate le analogie anche sul piano ambientale, attraverso apposite iniziative normative, a partire dal riconoscimento strategico dell'alluminio primario e il conseguente riavvio commissariale degli impianti, qualora non ci fosse la disponibilità concreta di soggetti terzi;
se non si intenda dare continuità a quanto sostenuto dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale relativamente alla realizzazione del metanodotto Sardegna-Algeria, anche in considerazione dell'approvvigionamento sempre più problematico sia con la Libia che con la Russia, anche al fine di non favorire lobby diverse protese a realizzare rigassificatori con un gravissimo impatto sia Sul fronte costiero che nell'entroterra, con la distribuzione su gommato del gas;
se il Governo non intenda, valutata la gravissima situazione, con il rischio di fallimento per decine di migliaia di imprese sarde e con il pignoramento di migliaia di aziende agricole, predisporre un'iniziativa normativa urgente che preveda un periodo di moratoria di almeno un anno al fine di definire procedure in grado di attivare percorsi economico-finanziari in grado di salvaguardare la ripresa produttiva e occupazionale;
se non ritenga il Governo di affrontare con una concreta iniziativa normativa la questione dell'insularità e l'esigenza di dare attuazione all'articolo 22 della legge n. 42 del 2009, considerato che sino ad oggi il divario insulare non solo non è stato ridotto, ma risulta gravemente ampliato da scelte che hanno, anche sul piano infrastrutturale, totalmente escluso la Sardegna, come per esempio è accaduto con l'ultimo documento di economia e finanza, dove la Sardegna, a giudizio degli interpellanti, è completamente omessa;
se il Governo non intenda agire concretamente sulle questioni industriali della Sardegna, considerato che ad oggi queste non solo non sono state risolte ma risultano gravemente compromesse a partire dalla questione aperta di Ottana Energia e dal riconoscimento del regime di essenzialità che scadrà al 31 dicembre 2015 e dalla ripresa produttiva dell'ex Enichem di Ottana, assumendo iniziative affinché Eni ceda la linea produttiva indispensabile a ricostituire la filiera chimica essenziale per lo stabilimento di Ottana Polimeri;
se non intendano provvedere a fornire le necessarie garanzie per la proroga della cassa integrazione straordinaria dei lavoratori di Ottana che scade a novembre 2015 e nel contempo garantire la ripresa produttiva degli impianti di xileni dello stabilimento Versalis di Sarroch che forniva a Ottana il paraxilene e verificare la possibilità tecnica ed economica che questi impianti possano essere rimessi in marcia anche senza la gestione diretta dell'Eni, proprietaria dello stabilimento;
se il Governo non ritenga di dover rimodulare le risorse dei vari piani infrastrutturali a favore del riequilibrio verso la Sardegna con la definizione degli interventi nell'ambito della piastra logistica euro-mediterranea e interventi in grado di eliminare il grave gap infrastrutturale sul fronte ferroviario, stradale e connettivo strategico, considerate la totale inconsistenza degli annunci sinora fatti a partire dalle dichiarazioni del presidente di Anas di un miliardo di euro per le strade sarde, la bocciatura europea dei fondi per la velocizzazione delle reti ferroviarie e l'assoluta esiguità e assenza di proporzionalità delle risorse stanziate per il rischio idrogeologico, 16 milioni di euro a fronte di 81, per Olbia, e zero, per Cagliari, a fronte di 30;
se il Governo non ritenga urgente predisporre un'apposita iniziativa normativa per la definizione di un nuovo regime di entrate per la Sardegna in considerazione della sua condizione insulare con l'attuazione della zona franca integrale come strumento di riequilibrio del divario industriale;
se non ritenga di dover predisporre iniziative concrete tese all'attuazione dell'articolo 14 dello statuto speciale della Sardegna con l'immediata dismissione del patrimonio militare relativo a immobili ubicati in aree strategiche per lo sviluppo delle comunità locali, a partire dalla città di Cagliari, e occupate da servitù militari inutilizzate o sottoutilizzate;
se il Governo non ritenga di dover far cessare, per quanto di competenza, la distruzione ambientale e naturalistica nelle aree militari della Sardegna (oggetto di procedura di infrazione) e di dover predisporre un piano di riconversione delle aree oggetto di servitù militari di cui la Sardegna continua ad essere gravata garantendo la piena occupazione sia in termini di sicurezza che protezione civile.
LA RISPOSTA DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO GIANCLAUDIO BRESSA
Come ha ricordato anche l'onorevole Pili, non è la prima volta che affrontiamo in Aula i temi della situazione generale della Sardegna. In più occasioni in quest'Aula sono state già date delle risposte documentando quale sia stata l'attività del Governo relativamente ai molti temi che venivano sollevati con l'interpellanza. In modo particolare, io faccio riferimento alle sedute del 22 maggio di quest'anno e del 17 luglio sempre di quest'anno; sedute in cui molte delle questioni che vengono sollevate quest'oggi hanno trovato risposte molto chiare e se esaustive lo giudicherà il Parlamento.
Quello che, però, vorrei fare prima di entrare nel merito rispetto ad un aggiornamento di quelle risposte, è svolgere alcune considerazioni circa le affermazioni molto forti che l'onorevole Pili ha pronunciato oggi in premessa alla sua interpellanza. Credo che il richiamo da lui più volte fatto all'onestà intellettuale debba costringere tutti a un confronto su che cosa sia stata e che cosa sia la storia della regione Sardegna nel panorama nazionale. Ecco, definire una colonia una regione che ha uno statuto di autonomia speciale della forza di quello della regione Sardegna è un'affermazione puramente propagandistica. Io vorrei ricordare che, unica tra le regioni speciali, la Sardegna ha, all'articolo 13 del proprio statuto, la previsione di un piano organico che deve essere redatto e attuato dallo Stato e dalla regione per favorire la rinascita economica e sociale dell'isola. Strumento che non è stato utilizzato e non è stato utilizzato per, uso un eufemismo, un'attuazione da parte delle giunte regionali della Sardegna molto avara. Il Governo Renzi, che non fa propaganda a buon mercato, ma cerca di recuperare un gap molto pesante di ritardi sulla Sardegna, è quello che sta cercando lentamente, ma in maniera convinta e determinata, di fare. Vengo ora a quelli che ho definito in premessa aggiornamenti rispetto alle domande che l'interpellanza pone, cominciando dalla vicenda della Tirrenia.
Con riferimento alla società Tirrenia e in particolare al profilo della concentrazione azionaria, si rinvia a quanto è già stato illustrato nella seduta del 17 luglio, soggiungendo che il Ministero delle infrastrutture e trasporti ha fatto presente che dalla costante attività di vigilanza svolta, ai sensi convenzionali, dai Ministeri competenti, non risultano emergere elementi che integrino gli estremi per l'applicazione, richiesta dagli interpellanti della revoca della convenzione del 18 luglio 2012 per l'esercizio di servizi di collegamento marittimo a regime di pubblico servizio con le isole maggiori e minori, per motivi di pubblico interesse, stipulata con la Compagnia italiana di navigazione, quale società aggiudicataria della gara gestita dall'amministrazione straordinaria Tirrenia per la cessione del compendio aziendale.
Non risultano, infatti, comprovati elementi atti a giustificare l'applicazione dell'articolo 15 della convenzione, né tali motivi appaiono esplicitati dagli onorevoli interpellanti che in tale quesito considerano tale richiesta di applicazione «anche alla luce del nuovo gravissimo monopolio generato dall'acquisizione dell'intero pacchetto azionario da parte dello stesso socio che detiene la compagnia Moby Lines,... per manifesta inadempienza rispetto all'interesse pubblico con gravissime limitazioni al servizio di continuità marittima e l'utilizzo di un contributo di 73 milioni di euro che appare sotto ogni punto di vista ingiustificabile e di dubbia legittimità, avviando procedure corrette di evidenza pubblica per la gestione della continuità territoriale marittima da e per la Sardegna».
Ad avviso del citato Ministero, le mutate condizioni societarie ed il denunciato asserito venir meno sostanziale del principio di concorrenza non costituiscono motivazioni per la rescissione della convenzione ai sensi dell'articolo 15 della stessa, né conseguenzialmente, si ravvisa la sussistenza di presupposti per l'assegnazione del contributo di sovvenzione mediante nuova e diversa procedura di evidenza pubblica.
Non si registrano, altresì, ad oggi, vertenze pendenti a livello istituzionale né gravissime limitazioni al servizio di continuità marittima indicate dall'interpellante nei servizi di collegamento con la Sardegna.
Riguardo alla tematica relativa alla continuità territoriale e della tariffa unica, anche in questo caso rinvio alle risposte fornita dal Governo nella seduta del 22 maggio 2015. In tema di continuità territoriale aerea attualmente c’è una competenza «mista» Stato-regione in ordine all'indizione delle gare ed all'individuazione dei capitolati di gara della continuità territoriale aerea (tecnicamente rappresentati dalle condizioni di volo, dalla frequenza, capienza nei diversi periodi dell'anno, remunerazione del servizio). La determinazione dei principi compete al Ministero delle infrastrutture, lo svolgimento effettivo della gare alla regione.
È stato posto all'attenzione della Commissione una bozza di schema di norma con la quale le funzioni che attualmente fanno capo allo Stato dovrebbero essere assegnate alla regione, ricongiungendosi a quelle già esercitate dalla stessa. Tale mutamento di competenza dovrebbe essere previsto tenendo conto del necessario bilanciamento di valori costituzionalmente rilevanti nell'ambito della materia della continuità territoriale. A tale riguardo la Commissione ha convenuto di approfondire i profili di compatibilità con il diritto dell'Unione europea, unitamente all'impatto finanziario (un maggior onere a carico dello Stato andrebbe quantificato e coperto ed in primis dovrebbero essere chiarite e dettagliate le effettive funzioni attribuite).
La Commissione ha pertanto invitato i rappresentanti regionali a ridefinire una organica proposta di schema, che prenda spunto da una piattaforma di principi, da sottoporre alle valutazioni politiche oltre che amministrative dei Ministeri interessati, allo stato non ancora elaborata.
Con riferimento alla questione energetica, ad integrazione degli elementi di risposta forniti dal Governo nella seduta del 22 maggio 2015, si evidenzia che il motivo della sospensione di fatto del progetto Galsi è determinato da una differente politica da parte algerina sulla futura contrattualistica del gas, in quanto i contratti di lungo periodo tipo «Take or Pay», legati ai prezzi del greggio, sono oramai ovunque modificati per adattare le forniture ai nuovi scenari di mercato, con contratti di minore durata ed agganciati ai prezzi spot, ciò che è anche richiesto dalle imprese per ridurre i propri costi energetici. A questo si aggiunge che la domanda di gas è diminuita, a livello europeo ed italiano, per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, per l'incremento dell'efficienza energetica nonché per la congiuntura economica.
Pur a fronte della menzionata più recente contrazione dei volumi di gas importati da parte italiana, l'Algeria rimane per l'Italia un paese strategico dal punto di vista degli approvvigionamenti energetici.
Per quanto riguarda la questione dell'Alcoa e le altre questioni sollevate di Ottana – e come il Presidente del Consiglio aveva indicato – entro il mese di settembre verranno fatti i tavoli per definire compiutamente le questioni e siamo prossimi all'istituzione di questi tavoli, fermo restando che non ripeto tutte le cose che sono già state ricordate nelle due precedenti sedute parlamentari e che rilevano le attività poste in essere dal Ministero per lo sviluppo economico sulle questioni che vengono qui ripetutamente richiamate e che già hanno trovato una precisa, puntuale ricostruzione nelle precedenti risposte.
Per quanto riguarda la questione infrastrutturale, circa le infrastrutture stradali, come è noto, l'ANAS in Sardegna gestisce una rete che comprende circa 2.900 chilometri di strade. Attualmente sono in corso di esecuzione dieci interventi per un importo complessivo di circa 773 milioni di euro. Tali interventi riguardano principalmente i lavori di adeguamento dell'itinerario Sassari-Olbia (otto interventi per un investimento complessivo di 605 milioni di euro). Sono, inoltre, in corso i lavori di completamento del tratto dal chilometro 32,300 al chilometro 35 della SS 131 Carlo Felice (7 milioni di euro) e i lavori di costruzione del tratto Cagliari-Pula lungo la SS 195 Sulcitana.
L'ANAS ha appaltato ulteriori 2 interventi relativi ai lavori di adeguamento dell'itinerario Sassari-Olbia per un investimento pari a 196 milioni di euro circa. Tali interventi sono tuttora in fase di progettazione esecutiva da parte dell'impresa appaltatrice.
Lungo la SS 125 Orientale Sarda sono stati appaltati due interventi inseriti nell'Accordo programmatico quadro rafforzato 2014 stipulato con la regione Sardegna per un investimento complessivo di 74 milioni di euro: la SS 125 Orientale Sarda, 1o lotto e IV lotto, secondo stralcio sempre sulla strada Orientale Sarda.
Per quanto riguarda gli interventi in corso di appalto per complessivi 55 milioni di euro, qui, relativamente a tutta una serie di programmi, siccome si tratta di un intervento molto lungo, io darei lettura degli importi complessivi lasciando poi il testo...
Riassumo solo gli importi complessivi: interventi in corso di appalto per complessivi 55 milioni di euro con fondi CIPE; interventi inseriti nello schema di piano pluriennale 2015/2019, undici interventi per un importo complessivo di 967 milioni di euro; ulteriori interventi in corso di progettazione che sono tutti riferibili all'Accordo di programma quadro e qui seguono due pagine di interventi che mi permetto poi di consegnare direttamente all'onorevole Pili.
Per quanto riguarda il nuovo regime entrate e zone franche, con riferimento alla problematica relativa alla definizione di un nuovo regime di entrate per la regione Sardegna si precisa, come già evidenziato nella citata seduta del 22 maggio 2015, che dopo una serie di incontri tra i rappresentanti della regione e quelli dell'amministrazione finanziaria, in data 24 febbraio 2015 è stato siglato un accordo sottoscritto dal Ministro dell'economia e delle finanze e dal presidente della regione autonoma della Sardegna in materia di compartecipazione alla regione ai tributi erariali, con il quale: la regione Sardegna si è impegnata a concordare il testo delle norme di attuazione in materia finanziaria da sottoporre alla commissione paritetica di cui all'articolo 56 dello Statuto entro il 30 giugno 2015; nelle more, lo Stato ha riconosciuto alla regione Sardegna, a titolo di compartecipazioni spettanti alla medesima regione per gli anni dal 2010 al 2014, l'ulteriore somma complessiva di 300 milioni di euro da erogare entro il marzo 2015.
A seguito dell'emanazione delle relative norme di attuazione, saranno definiti gli esatti importi a credito o a debito da parte della Regione.
Tale accordo riveste una particolare importanza in quanto, oltre all'erogazione delle somme dovute alla Sardegna a titolo di compartecipazione ai tributi erariali per gli anni dal 2010 al 2014 – conseguente alle disposizioni dell'articolo 1, comma 834, della legge n. 296 del 2006, che attraverso la modifica dell'articolo 8 dello Statuto, ha ridefinito il regime delle entrate regionali assicurando alla Regione Sardegna un maggior gettito a far data dal 2010 – prevede un formale impegno della Regione a concordare il testo delle norme di attuazione in materia finanziaria. Ed invero, la mancanza nelle norme statutarie di criteri analitici per l'esatta quantificazione delle compartecipazioni regionali ad alcuni tributi erariali, richiede necessariamente l'adozione di norme di attuazione che definiscano in maniera chiara le modalità di calcolo delle suddette compartecipazioni, sulle quali in passato si sono registrate difformi posizioni interpretative che non hanno finora consentito l'approvazione delle norme di attuazione statutaria.
A tale proposito occorre precisare che, dopo numerosi incontri ed approfondimenti portati all'attenzione anche della sotto-commissione tecnico-politica, deputata all'esame della vertenza entrate nell'ambito dei lavori del Tavolo tecnico per l'autonomia finanziaria e lo sviluppo industriale e infrastrutturale della Sardegna, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nella riunione del 15 marzo si era pervenuti ad uno schema di Decreto Legislativo attuativo dell'articolo 8. Il successivo 11 ottobre 2012, detto schema è stato approvato da parte della commissione paritetica per la Regione Sardegna, ma in assenza del parere che il Consiglio regionale, avrebbe dovuto emettere sull'articolato in questione ai sensi dell'articolo 56 non è stato possibile compiere gli ulteriori passaggi istituzionali finalizzati alla sottoposizione del testo al Consiglio dei Ministri per la definitiva approvazione. Pertanto, l'impegno assunto dalla Regione di concordare il testo delle norme di attuazione in materia finanziaria da sottoporre alla rinnovata commissione paritetica di cui all'articolo 56, comporta che si arrivi ad una condivisione definiva delle modalità di calcolo delle compartecipazioni ai tributi erariali, e conseguentemente alla completa attuazione all'articolo 8 dello Statuto.
In tal modo, viene assicurato alla Regione un flusso di entrate che permette di far fronte alle situazioni di criticità riguardo alle quali, peraltro, l'articolo 1, comma 511 della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (la legge di Stabilità), ha previsto che, a decorrere dall'anno 2015, le riserve di cui all'articolo 1, comma 508, della legge di stabilità dell'anno precedente, afferenti al territorio della Sardegna, non sono trattenute dallo Stato, ma sono finalizzate nella misura di 50 milioni di euro alle spese in conto capitale della regione e per il restante importo alla riduzione del debito regionale e degli enti locali ricadenti nel territorio della medesima regione, a dimostrazione che anche in mancanza di norme di attuazione l'attenzione da parte dello Stato per quanto concerne la situazione economico-finanziaria della Sardegna è sempre presente.
Occorre, infine, evidenziare che l'iter di approvazione delle norme di attuazione è stato riavviato con la riunione che si è svolta in data 10 settembre ultimo scorso presso il Ministero dell'economia e delle finanze, cui hanno partecipato i rappresentanti della Regione e quelli dell'Amministrazione finanziaria, per l'esame congiunto dello schema di Decreto Legislativo attuativo dell'articolo 8 dello Statuto. In relazione alle zone franche, nel rinviare sempre alla seduta del 22 maggio 2015, si fa presente che di recente con il Decreto-legge n. 78 del 2015, convertito il 6 agosto scorso, è stata prevista all'articolo 13-bis l'istituzione di una zona franca nel territorio dei comuni della regione Sardegna colpiti dall'alluvione del 18 e 19 novembre 2013 per il quale è stato dichiarato lo stato di emergenza con deliberazione del Consiglio dei Ministri del 19 novembre 2013.
Quanto poi all'attuazione di una zona franca integrale nel territorio della medesima regione come strumento di riequilibrio di divario industriale, si fa presente che l'articolo 12 dello Statuto della Regione Sardegna, dopo aver affermato che il regime doganale della Regione rimane di esclusiva competenza dello Stato, prevede che possano essere istituiti «punti franchi» nella medesima Regione. A detta norma si è data attuazione con il Decreto Legislativo 10 marzo 1998, n. 75, che ha istituito «zone franche» nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti e aree industriali ad essi collegati o collegabili.
L'articolo 1, comma 2, del citato Decreto Legislativo n. 75 del 1998 stabilisce anche che la delimitazione territoriale delle predette zone franche e la determinazione di ogni altra disposizione necessaria per la loro operatività sia effettuata, su proposta della Regione Sardegna, con separati decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, in virtù della riserva allo Stato della competenza in materia di regime doganale, sancita dal menzionato articolo 12 dello Statuto speciale.
Successivamente, con il DPCM del 7 giugno 2001, sono state dettate le disposizioni per la delimitazione territoriale e per l'operatività della sola zona franca di Cagliari. Non sono, però, seguiti atti finalizzati all'effettivo funzionamento di tale zona franca, né sono stati adottati altri decreti per la delimitazione di ulteriori zone franche nel territorio regionale.
Premesso quanto sopra, preme sottolineare che l'intera materia doganale è attualmente di esclusiva competenza dell'Unione europea e che l'individuazione del territorio doganale della Comunità è stabilita dal diritto comunitario. In particolare, si evidenzia che l'articolo 3 del Codice doganale comunitario definisce tale territorio come l'insieme dei territori geografici dei singoli Stati membri, fatta eccezione di specifiche e limitate parti di essi. Per quanto attiene al territorio della Repubblica italiana, il citato articolo 3 prevede che lo stesso sia interamente incluso nel territorio doganale comunitario, fatta eccezione per il territorio dei comuni di Livigno e di Campione d'Italia e delle acque nazionali del lago di Lugano racchiuse fra la sponda ed il confine politico della zona situata fra Ponte Tresa e Porto Ceresio.
Le disposizioni in materia di zone franche stabilite nel predetto statuto della regione Sardegna devono, quindi, essere lette alla luce dell'intervenuto mutamento del quadro normativo comunitario in materia di territorio doganale e zone franche. A tal proposito, è opportuno evidenziare che tale normativa comunitaria prevedrebbe la possibilità per gli Stati membri di istituire zone franche interne al territorio doganale comunitario, ma intende queste ultime come luoghi di magazzinaggio e di trasformazione e non come aree dove possano essere previste particolari esenzioni di natura doganale. Infatti, l'introduzione di una merce in una zona franca, dal punto di vista fiscale, non attribuisce alcuna esenzione dai tributi né uno specifico vantaggio fiscale, ma ha, come unica conseguenza, la sospensione delle imposte gravanti in attesa di una destinazione doganale definitiva, al pari di quanto accade introducendo merci in un deposito doganale o vincolando le stesse ad un regime sospensivo di altro tipo. In tal senso, non è consentito il consumo delle merci introdotte nella zona franca senza il pagamento delle relative imposte.
Appare evidente che l'istituto doganale in discussione, così come definito nella normativa comunitaria, sia finalizzato ad individuare aree ben definite e delimitate, di modesta estensione territoriale, all'interno delle quali è consentito sottoporre le merci in ingresso alle citate operazioni di magazzinaggio, trasformazione e ad altre lavorazioni autorizzate, in cui deve risultare peraltro agevole l'espletamento della prevista attività di vigilanza doganale. Qualora, invece, si intendesse istituire zone franche all'esterno del territorio doganale comunitario (circostanza che attribuirebbe effettivamente privilegi tributari in relazione al pagamento dei diritti doganali), ciò necessiterebbe della modifica dell'estensione del territorio doganale comunitario, che può essere attuata esclusivamente attraverso la modifica del suddetto Codice doganale, da attuare mediante uno strumento normativo di pari rango. In merito ad un'eventuale richiesta dello Stato italiano alle istituzioni comunitarie di modifica del suddetto territorio doganale, si evidenzia che la questione deve essere evidentemente valutata in sede politica e nel complesso delle relazioni fra lo Stato italiano e l'Unione europea.
Per quanto riguarda le questioni poste in materia di ambiente, riguardo alla questione dell'esiguità e assenza di proporzionalità delle risorse stanziate per il rischio idrogeologico, ossia 16 milioni di euro a fronte degli 81 milioni richiesti per Olbia e Cagliari, il Ministero dell'ambiente ha comunicato che, insieme alla struttura di missione contro il rischio idrogeologico, ha condotto la selezione degli interventi finanziabili secondo le procedure, i criteri e le modalità definite dal DPCM del 28 maggio 2015, quest'ultimo condiviso con le regioni e le province autonome in sede di Conferenza unificata. In seguito a tale selezione, tra gli interventi proposti dalla regione autonoma della Sardegna è risultato idoneo all'immediato finanziamento e pertanto inserito nella parte attuativa del Piano, l'intervento dal titolo «Opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia. Vasche. Lotto 1», per un valore complessivo di 16.300.000 euro. Gli ulteriori interventi proposti dalla regione per i comuni di Olbia e Cagliari, valutati in base ai criteri del suddetto DPCM, non sono rientrati tra quelli immediatamente finanziabili e sono pertanto stati inseriti nella sezione programmatica del Piano.
Ultima questione quella relativa al patrimonio militare. In merito alle questioni relative a predisporre iniziative concrete tese all'attuazione dell'articolo 14 dello statuto speciale della Sardegna, con l'immediata dismissione del patrimonio militare relativo a immobili ubicati in aree strategiche per lo sviluppo delle comunità locali, a partire dalla città di Cagliari, e occupate da servitù militari inutilizzate o sottoutilizzate e a far cessare, per quanto di competenza, la distruzione ambientale e naturalistica nelle aree militari della Sardegna (oggetto di procedura di infrazione) e di dover predisporre un piano di riconversione delle aree oggetto di servitù militari di cui la Sardegna continua ad essere gravata garantendo la piena occupazione sia in termini di sicurezza che protezione civile, il Ministero della Difesa ha comunicato che, in data 8 gennaio 2015, è stato aperto un tavolo di confronto istituzionale, in cui si è concordato lo sviluppo di specifiche attività mirate a definire i lavori e le percentuali della effettiva realtà militare in Sardegna, in rapporto anche al dato nazionale, attraverso l'individuazione di misure di riequilibrio e di armonizzazione in termini di riduzione quantitativa e qualitativa dell'incidenza delle attività militari. Esigenze di armonizzazione e mitigazione sono riconducibili alla riduzione dell'estensione dei poligoni del demanio militare e delle aree soggette a servitù militari e connesse occupazioni temporanee, alla tutela ambientale e della salute nei poligoni, alla riconversione delle attività svolte nei poligoni, all'impatto della presenza militare sulle prospettive di sviluppo dei territori, al riavvio dei processi di dismissione dei beni militari in applicazione dell'articolo 14 dello statuto sardo. Il tavolo, tra l'altro, costituisce occasione per garantire trasparenza e informazione alle popolazioni, a partire dai dati sullo stato dei luoghi e sulla salute, ma anche da una approfondita analisi degli eventuali costi da mancati sviluppi alternativi dei territori, condotta secondo standard internazionali.
LA REPLICA DELL’INTERPELLANTE E IL PROSIEGUO DEL DIBATTITO
Signor Presidente, non posso ovviamente dichiararmi soddisfatto, e prendo atto ancora una volta di un Governo che sfugge alle questioni sostanziali, e anzi il sottosegretario arditamente ha detto che il Governo documenta le risposte. Non c’è un solo documento, non c’è un solo atto che chiuda, che definisca una questione posta: un atto, un decreto ! Un qualsiasi atto amministrativo che il Governo o qualche Ministro poteva mettere in campo sulle questioni poste.
Altrettanto arditamente il sottosegretario ripropone il tema della colonia. La visione che avete, e che ha messo in campo lo Stato in questi anni della Sardegna è quella di una colonia, e a niente serve un richiamo destituito di ogni fondamento rispetto all'autonomia speciale della Sardegna. Perché poi se guardiamo la partita ultima della zona franca, un tema contenuto nello Statuto autonomo speciale della Sardegna viene derubricato a una modifica da trattare con l'Unione europea: quindi cancellando di fatto quella prerogativa che diceva...
Sulla fiscalità avete l'esempio, che è classico, del concetto che questo Governo ha della Sardegna: è la risposta del sottosegretario per quanto riguarda le zone franche. Ha detto: abbiamo inserito le zone alluvionate in regime di zona franca. Stiamo parlando di una questione di serie A cioè la zona franca integrale della Sardegna, e voi la derubricate a porzioni di territorio colpite dalle alluvioni ! Vuol dire che lo Statuto autonomo della Sardegna per voi è carta straccia, ed è dimostrato con questo esempio che lei, sottosegretario, ha fatto.
Ha richiamato il Titolo III dello Statuto: l'articolo 13, che parla del piano straordinario, quella previsione che lo Statuto e i costituenti avevano fatto per dire, la Sardegna, bisogna recuperare quel gap. Guarda caso l'unica proposta di piano di rinascita nel 2003 è partita dalla regione autonoma della Sardegna e dal sottoscritto in qualità di presidente, predisposta quella proposta di piano di rinascita e riproposta in quest'Aula come proposta di legge con il PARIS, Piano attuativo per il riequilibrio dell'insularità della Sardegna, che ripropone quell'articolo 13, quell'attuazione; ma stranamente tutti i Governi che si sono succeduti in questi ultimi dieci anni lo hanno ignorato. Altro che scaricare sulla regione: c’è il testo che è nella disponibilità dello Stato, della proposta del piano di rinascita ! Ebbene, lo avete ignorato, lo hanno generato e continuate ad ignorarlo.
Ha detto il sottosegretario, l'unica cosa che ha detto: si va avanti lentamente. Certo, molto lentamente si va avanti con molte complicità: per esempio quella sulla Tirrenia. Dice il Ministero: non risultano elementi per far venir meno la convenzione, e in particolar modo non vi è nemmeno l'interesse pubblico a far venir meno quella convenzione.
Se i biglietti per arrivare in Sardegna sono quelli più alti che ci sono nel Mediterraneo; se la Sardegna è stata isolata, perché basta vedere tutti i dati, tutti gli elementi ripetutamente (nel sud della Sardegna sono state cancellate le rotte di connessione con Cagliari, la città capoluogo della Sardegna, rispetto alle altre rotte italiane; si è stato cancellato il collegamento con l'Ogliastra, ossia la cancellazione della rotta su Arbatax, per limitare ulteriormente il servizio); se vi è soprattutto una violazione fondamentale di quell'azione di trasparenza che doveva essere messa in campo rispetto anche alla Commissione europea, quei 73 milioni di euro a cosa servono ? Servono per coprire delle differenze tra il costo reale del servizio e il disavanzo economico ? No, servono per dare un regalo a Tirrenia, Onorato e compagni, così come fu stabilito, in maniera bypartisan, dal centrosinistra e dal centrodestra nel 2012.
Cosa c'entra la competenza regionale sulla continuità aerea ? Stiamo parlando di un diritto universale, che è quello di garantire la Sardegna. Per due mesi è stato interrotto il servizio pubblico e lo Stato ne ha la competenza primaria, in quanto deve essere un dovere dello Stato quello della salvaguardia del diritto alla mobilità.
Nessuno ha fatto niente. Basterebbe citare i soldi che Alitalia ha regalato alle varie fondazioni, a partire da quelle del PD, di Vedrò, per esempio, con il simbolo che già nel 2012 campeggiava nelle manifestazioni dell'ex Presidente del Consiglio e di quanti altri. C’è, dunque, una compromissione alla radice della politica rispetto al tema dei trasporti ! Emblematica la risposta sul gas: nemmeno la possibilità di aggiornarsi al ritorno del Ministro Guidi, perché il Presidente del Consiglio algerino, due giorni fa, ha detto al Ministro Guidi: intendiamo portare avanti il progetto del gas; non vogliamo che quel progetto possa essere scavalcato da quello che passa, invece, dalla Spagna e che la centralità dell'Italia possa essere garantita anche rispetto alle problematiche internazionali, per esempio, con la Russia per avere un'ulteriore fonte di approvvigionamento. Dice il sottosegretario: abbiamo ridimensionato i consumi. Ma come ? Ma l'ENI non ha trovato un giacimento importante sulle coste egiziane e c’è stato un battage ? Forse quello non rientra nel dimensionamento del calcolo che avete fatto ? Stranamente risulta per quel Galsi. Ma perché volete tagliare il gas, che pure Prodi aveva avallato, dopo che il sottoscritto lo aveva proposto e firmato nel 2003 ? Perché volete fare i rigassificatori in Sardegna, perché ci sono le cooperative rosse che sono pronte a realizzare in Sardegna tre rigassificatori, che saranno devastanti per la costa, per tenere ancora sotto scacco la Sardegna e non consentire quell'opera, che consentirebbe, invece, di raggiungere l'obiettivo di connettere le reti transeuropee energetiche alle regioni insulari.
Che dire della risposta sull'Alcoa ? Il Presidente del Consiglio – dice il sottosegretario – si è impegnato ad aprire dei tavoli a settembre. Tavoli, ancora ? Sembrate l'Ikea ! Sembrate un Governo che fa tavoli. Se contassi quante volte lei ha citato la parola «tavoli», forse l'Ikea sarebbe un piccolo negozietto di tavoli a confronto, perché voi sostanzialmente state puntando a prendere ancora tempo su un tema, quello dell'Alcoa, che è aperto da tre anni ! Da tre anni quello stabilimento è chiuso e per tre anni è stato detto: apriamo tavoli tecnici, politici, industriali, di ogni genere ! Tavoli e tavoli, fino ad arrivare a denunciare i lavoratori e a metterli sotto accusa per una manifestazione fatta a Roma, anche quello atto ignobile di questo o del precedente Governo.
E, poi, si arriva alla risposta sulle strade. Dice il sottosegretario: abbiamo stanziato 700 milioni per la Sassari-Olbia. Falso ! Sono soldi della Sardegna, sono il riparto dei fondi CIPE, che riguardano le regioni del Mezzogiorno e rientravano tra i fondi FAS. Quando c’è stata la negoziazione nel 2006 disse lo Stato, allora con un Governo di centrodestra: non abbiamo i soldi, li prendete dai fondi CIPE. Non dite che sono fondi dello Stato: sono fondi di un riparto che è oggettivo, misurato e parametrato, che riguarda la Sardegna.
E poi, sulla SS 131, la più importante arteria viaria della Sardegna, si sta realizzando un intervento – perché poi le cifre si dicono così, ma bisogna leggerle attentamente – dal chilometro 32,300 al chilometro 35,000.
GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Questi sono quelli appaltati.
MAURO PILI.
Sono quelli in fase di realizzazione... L'unico intervento che si sta facendo sulla SS 131 è quello tra il chilometro 32,300 e il chilometro 35,000. Allora è evidente che stiamo parlando di 3 chilometri. Lo Stato sta realizzando 3 chilometri di strada e per quell'intervento sono in corso cantieri da dieci anni ! Quei 3 chilometri sono stati appaltati dieci anni fa ! E lo Stato e l'ANAS non sono riusciti a fare, in dieci anni, 3 chilometri di arteria viaria della Sardegna! Poi si cita la SS 195; non citatela!
Dica al Ministro di stare più attento, di non citargliela, perché quella è una strada appaltata da quattro anni ed ha, in base ai dati pubblicati nel sito dell'Anas, il 5 per cento di realizzazione, cioè in quattro anni è stato realizzato il 5 per cento dei lavori. Poi dice che i 55 milioni di euro sono manutenzioni – molto meno di quello che spettava alla Sardegna – e dice: alla fine abbiamo stanziato 967 milioni di euro. Falso, perché i dati sono, appunto, quelli che vanno edulcorati dal precedente passaggio.
Per le entrate, chiudo il capitolo: è un imbroglio l'accordo fatto nel 2006 da Prodi con Soru, che ha scaraventato sulla Sardegna la continuità territoriale, i trasporti e la sanità.e c’è stato un taglio netto su questo.
Sulle basi militari non vado oltre, perché ha detto il sottosegretario che è stato aperto un tavolo a gennaio 2015.
Stiamo parlando di questioni serie, sostanziali, che riguardano la vita di un popolo e di una comunità ed anche il rapporto tra lo Stato e quella che è stata definita regione speciale autonoma. Bene, voi, con questo atteggiamento state frantumando quel minimo residuo di collegamento tra lo Stato italiano e la regione Sardegna. Con questo atteggiamento, che vuole tavoli ovunque e che non affronta e non risolve, voi state portando la Sardegna verso la strada inequivocabile dell'indipendenza.