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Sardegna, le risorse finanziarie per gestire l'emergenza viabilità

INTERROGAZIONI PARLAMENTARI: L'Interrogazione n. 3-00476 e la risposta del Ministro Lupi

CAMERA DEI DEPUTATI

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 126 di mercoledì 27 novembre 2013

 

 

INTERROGAZIONE 3-00476  Iniziative per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture in Sardegna, in particolare in considerazione dei recenti eventi alluvionali

 

 

TESTO DELL’INTERROGAZIONE

 

 

Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che: il 18 novembre 2013 molti comuni della regione Sardegna sono stati colpiti da un violentissimo nubifragio, che ha causato la morte di 16 persone, un disperso e circa novecento sfollati. Territori devastati da frane, ponti crollati, quartieri sommersi, con voragini nelle strade e strade rurali spazzate via da torrenti in piena, nonché danni ingentissimi alle infrastrutture, alle abitazioni private, alle attività produttive e alle aziende agricole con centinaia di animali morti; a seguito dell'alluvione, il 19 novembre 2013 il Consiglio dei ministri ha, quindi, deliberato lo «stato di emergenza» per la regione Sardegna.

 

E in queste ore sono state stanziate le prime risorse finanziarie a favore della regione, seppur va rilevata la loro complessiva esiguità e inadeguatezza, laddove da una prima stima, e per la sola Gallura, è plausibile parlare di 500 milioni di euro di danni; ancora una volta si è di fronte all'ennesima «tragedia annunciata». L'ennesimo evento meteorologico che costringe, purtroppo, a contare i morti e gli ingentissimi danni alle infrastrutture e alle popolazioni colpite.

 

Nel nostro Paese sono più di 5 milioni i cittadini italiani che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico e oltre 6.600 i comuni che hanno all'interno del territorio aree ad elevato rischio di frana o alluvione; il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sulla base dei dati dell'Ispra, ha valutato che il costo complessivo dei danni provocati dagli eventi franosi ed alluvionali, dal 1951 al 2009, risulta di oltre 52 miliardi di euro, ossia circa 1 miliardo di euro all'anno.

 

Più di quanto servirebbe per realizzare l'insieme delle opere di messa in sicurezza del rischio idrogeologico sull'intero territorio nazionale, individuate nei piani stralcio per l'assetto idrogeologico e quantificate in 40 miliardi di euro; i sempre più frequenti e intensi fenomeni alluvionali e calamitosi, che colpiscono il nostro Paese, mettono in luce drammaticamente, e ancora una volta, l'estrema fragilità del territorio italiano; una fragilità del territorio che viene acuita da politiche urbanistiche scellerate. Si ricordi che uno dei comuni più colpiti dal nubifragio in Sardegna è quello di Olbia, con buona parte della città completamente sommersa dall'acqua. Ma Olbia è anche la città che, in meno di 40 anni, ha visto susseguirsi 21 «piani di risanamento», che tradotto vuol dire condoni edilizi;

 

i passati condoni edilizi, sotto questo aspetto, hanno contribuito fortemente ad alimentare la convinzione diffusa che sul territorio si possa compiere qualsiasi azione, anche senza avere l'autorizzazione di legge; in Sardegna ci si trova di fronte a una molteplicità di problemi del territorio, incancreniti ed irrisolti, che, oltre a mettere in luce l'incapacità dell'uomo di concepire un rapporto armonico con i fattori naturali, indicano un'idea di un'economia di «rapina», fondata su un profitto senza coscienza che ha urbanizzato ovunque, senza in alcun modo tenere in considerazione i rischi idrogeologici e la struttura del territorio; interi quartieri realizzati sul letto di fiumi, corsi d'acqua deviati in ossequio a esigenze urbanistiche, opere di manutenzione e minimizzazione del rischio mai realizzate, dighe mai completate a causa di infiniti contenziosi e procedure burocratiche inconciliabili con alcun elemento minimo di ragionevolezza e tutela della sicurezza;

 

Onanì è un paese di 400 anime tuttora isolato da una settimana a questa parte; Torpè vive con l'incubo di una diga mai terminata, e che il 18 novembre 2013 ha subito seri danni strutturali; Bitti è un paese dove le infrastrutture sono letteralmente collassate; Uras convive con due corsi d'acqua che segnano il perimetro del paese e che hanno prodotto l'onda di piena che ha travolto cose e persone; le economie locali, in una regione già sconquassata dalla crisi economica e da tassi di disoccupazione tra i più alti del Paese, sono letteralmente scomparse: intere aziende agricole hanno perso l'intero raccolto di un anno, gli allevamenti ovini cancellati, le vigne di pregio rase al suolo, centinaia di persone senza più un elettrodomestico, né un bene che non sia una casa ancora da verificare nella sua tenuta strutturale;

 

in Sardegna si registra un vero e proprio bollettino di guerra, che non può cadere sotto silenzio nel momento in cui, da qui a breve, si spegneranno i riflettori; i vincoli del patto di stabilità impediscono nei fatti ai comuni di adempiere alle funzioni di prevenzione e manutenzione del territorio loro consegnate dalle norme vigenti ed insistono persino sulle risorse ferme nelle casse comunali, risorse che spesso, se sbloccate, consentirebbero agli enti locali di mettere in campo una serie di azioni che potrebbero anche rivelarsi decisive nel limitare i danni alle cose ed alle persone; è ormai improcrastinabile un adeguato impegno del Governo al fine di poter finalmente finanziare con adeguate risorse finanziarie non solamente la ricostruzione dei territori sardi colpiti dall'alluvione, ma un piano pluriennale di interventi per il contrasto al dissesto idrogeologico nel nostro Paese, consentendo contestualmente la loro effettiva spendibilità, troppo spesso impedita a causa dell'obbligo del rispetto del patto di stabilità interno da parte delle regioni e degli enti locali.

 

Peraltro, laddove si concede un allentamento dal patto di stabilità, questo avviene solamente per gli interventi di riparazione e non per le indispensabili opere di prevenzione per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture –:

 

quali iniziative immediate si intendano avviare per aumentare le risorse finanziarie a favore delle popolazioni e dei territori colpiti, al fine di ripristinare rapidamente le infrastrutture andate distrutte e avviare una seria politica di prevenzione attraverso la messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti, nonché per favorire la delocalizzazione degli insediamenti ubicati nelle aree a maggior rischio idrogeologico.

 

LA RISPOSTA DEL MINISTRO LUPI

 

MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

 

Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Piras, ma anche poi gli altri colleghi, Costa e Rampelli, che hanno voluto sottoporre all'attenzione – saranno oggetto di question time successivi – le azioni concrete, concretissime, come ha sottolineato l'onorevole Piras nell'illustrazione della domanda posta nell'interrogazione, che il Governo sta mettendo in essere per far uscire questo Paese non solo dall'emergenza, ma per risanare immediatamente, per quanto riguarda ovviamente il mio Ministero, i danni, i gravissimi danni provocati alle infrastrutture, in particolare alla rete stradale e a quella ferroviaria.

 

Io stesso mi sono recato venerdì scorso in Sardegna, ad Olbia, per effettuare un incontro con il presidente della regione, con il commissario, con i sindaci dei comuni interessati, sia della provincia di Olbia sia della provincia di Nuoro. È intenzione ovviamente del Governo – facendo seguire alle parole i fatti – intervenire immediatamente e rapidamente nella direzione chiesta dall'onorevole Piras. In particolare, partiamo dall'evidenziare la questione delle risorse: oltre allo stanziamento di 20 milioni per il pronto intervento, approvato nel Consiglio dei ministri il 19 novembre, il Governo ha condiviso ovviamente – e devo dire che tutti i gruppi parlamentari li hanno condivisi – gli emendamenti presentati, e approvati a questo riguardo, dai relatori del disegno di legge di stabilità al Senato.

 

Gli emendamenti approvati sono sintetizzabili, nel disegno di legge di stabilità che arriverà alla Camera dei deputati, in pratica, in quattro punti.

 

Il primo: il commissario delegato per l'emergenza entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge di stabilità predispone un piano di interventi urgenti per la messa in sicurezza e il ripristino del territorio interessato dagli eventi alluvionali; un piano supportato finanziariamente per un importo, ulteriore ai 20 messi a disposizione, di 27,6 milioni di euro per il 2014 sulla contabilità speciale per il dissesto.

 

Secondo: le spese effettuate a valere sulle risorse assegnate alla regione Sardegna dalla delibera n. 8 del 20 gennaio 2012, e relative ad interventi di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non sono assoggettate, per l'anno 2014, ai vincoli del Patto di stabilità per un importo di 25,85 milioni di euro.

 

Terzo, e vado velocissimo perché tanto proseguirò nella risposta anche agli altri colleghi: per il ripristino della viabilità interrotta o danneggiata il commissario delegato per l'emergenza può avvalersi di ANAS, che provvede in via di anticipazione sulle risorse autorizzate dal programma, di cui all'articolo 18 del «decreto-legge del fare». L'anticipazione potrebbe aggirarsi, in questa prima fase, intorno ai 30-50 milioni di euro.

 

LA REPLICA DELL'INTERROGANTE 

 

MICHELE PIRAS. Signor Presidente, signor Ministro, lei comprende che ciò che è accaduto in Sardegna non è un fatto ordinario; tutti, credo, comprendano la straordinarietà di quello che è accaduto.

 

Io mi permetto di dirle – per dire che sono assolutamente insoddisfatto di quello che ho ascoltato e che mi aspettavo molto di più – che 26 milioni sono una goccia nel mare, che vi sono danni per centinaia di milioni, che la stima andrà fatta accuratamente in reti viarie per quanto riguarda la ferrovia che in questo momento è interrotta, per quanto riguarda le dighe che hanno tracimato, per quanto riguarda le opere di prevenzione.

 

Dire che ci sono 26,6 milioni per l'anno prossimo, di cui 25 milioni sottratti al Patto di stabilità, è una goccia nel mare. Io credo che vada fatta qualcosa di più, che vada fatto uno sforzo riguardo tutto il territorio nazionale e riguardo, in questo momento, anche alla mia terra.

 

Consentite ai comuni di spendere ciò che hanno nelle casse e sottraetelo al Patto di stabilità; aumentate presto le risorse perché i danni sono ingenti e non solo va sottratto all'opera di ricostruzione e al Patto di stabilità ma vanno sottratte le opere per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico, vanno levati i lacci burocratici che impediscono alle opere di procedere. Lì ci sono dighe che non vengono collaudate e che hanno trent'anni di vita in questa situazione.

 

Su questo bisogna intanto prioritariamente agire, e fermate quello scempio che il governo regionale ha chiamato «piano paesaggistico dei sardi» e cercate di intervenire perché la regione Sardegna interrompa quello stupro del territorio che si è fatto quando appena nel 2011 sono stati dichiarati agibili ed abitabili persino gli scantinati.

 

Abbiamo contato sedici morti, contiamo ancora due dispersi. Che non succeda mai più .