Unione europea, verso un codice sugli appalti pubblici
Bruxelles deve fare i conti con la giungla normativa degli ordinamenti nazionali

Roma, 24 maggio 2010 - Non è del tutto riuscito il tentativo dell'Unione europea di armonizzare le normative interne sugli appalti pubblici di lavori, così come di semplificare le regole in materia di edilizia e rendere il quadro legislativo dei paesi aderenti accessibile agli operatori economici di tutti gli stati.
Ancora oggi, in materia di appalti pubblici, Bruxelles deve fare i conti con una giungla normativa all'interno degli ordinamenti nazionali. Uno per tutti l'Italia che, malgrado un semplificato quadro di riferimento costituito dalle direttive comunitarie - il Codice europeo di buone pratiche per facilitare l'accesso delle Pmi agli appalti pubblici, adottato dalla Commissione europea il 25 giugno 2008 - è riuscita a ingarbugliare la disciplina in materia di appalti, ostacolando anche l'accesso degli operatori stranieri al mercato italiano.
Altrove si fa meglio. La Germania, per esempio, ha un quadro normativo agile, costituito da una legge generale contro le restrizioni alla concorrenza, affiancato da un regolamento relativo agli appalti pubblici, a cui si aggiungono tre regolamenti specifici per forniture e servizi prestazioni anche da professionisti.
Semplificata anche la legislazione in Austria, che pure ha un sistema federale: la fonte di riferimento è un'unica legge del 2002, a cui si aggiungono nuove leggi adottate da ciascun Lander.
Meglio di tutti fa il Regno Unito con un unico testo, il Public Contracts Regulation del 2006, con modifiche necessarie solo a tenere il passo con l’evoluzione collegata all’adozione di nuove direttive.
Quadro snello anche in Francia, dotata, dal 1 agosto 2006, del Codice degli appalti pubblici, affiancato da alcuni specifici regolamenti di esecuzione.
Anche a due passi dall’Italia la situazione legislativa è meno farraginosa. La Grecia, ad esempio, ha adottato, nel 2005, la legge n. 3310, aggiungendo vari tasselli dovuti alla necessità di attuare gli atti Ue. In vista all’adesione alla Ue, l'Albania ha smantellato il vecchio e macchinoso regime, avvicinandosi dal 2006 al quadro disegnato da Bruxelles.
Intanto per tagliare i costi degli oneri amministrativi derivati dalla legislazione comunitaria, l’Unione europea ha iniziato un piano di semplificazione delle norme esistenti con la codificazione di diversi atti in un unico strumento normativo. In questa direzione, nel programma d’azione per la riduzione degli oneri amministrativi nell’Ue, Bruxelles, nel settore privato degli appalti pubblici, dopo un’analisi dei diversi testi normativi e degli oneri connessi, ha quantificato in oltre 216 milioni di euro il costo degli oneri esistenti puntando a una riduzione, proprio al taglio legislativo, del 28%.