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Briciole di pane

Infrastrutture, il governo accelera

Nella manovra in preparazione stop alle opere compensative e alle riserve negli appalti

Roma, 20 marzo 2011 - Nel decreto legge che tra fine aprile e inizio maggio dovrebbe favorire il rafforzamento della crescita dell'economia italiana ci sarà un corposo capitolo per sbloccare e accelerare investimenti in infrastrutture. Lo ha detto ieri a Cemobbio il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, lo confermano i lavori al tavolo tecnico che ogni settimana si riunisce per mettere a punto le misure da inserire nella manovra primaverile.

Lo sblocco delle risorse finanziare sarà lasciato alle decisioni del Cipe e a quelle del governo sul piano sud, mentre Tremonti potrà utilizzare anche le risorse derivanti da vecchi mutui inutilizzati che ora sta revocando. II decreto legge individuerà invece le strozzature e le storture che pesano sulla realizzazione di qualsiasi opera pubblica in Italia, dalle piccole rotatorie ai maxilotti autostradali.

Un'attenzione particolare sarà riservata a quei meccanismi che al tempo stesso dilatano i tempi e fanno crescere i costi degli appalti. Tremonti vuole intervenire con l'accetta rimuovendo le tentazioni all'origine. Nel mirino del ministro sono finite le opere compensative, vale a dire quell'elenco di desideri, spesso sterminato, che gli enti locali riescono a tramutare in realtà quando è necessaria la loro autorizzazione per approvare una grande opera.

In realtà per le infrastrutture strategiche della legge obiettivo un limite c'è già: secondo il codice degli appalti le opere compensative non possono pesare più del 5% dell'opera «madre». Quel tetto potrebbe essere rivisto, così come può essere esteso alle opere estranee alla legge obiettivo. Ma soprattutto restano fuori dal tetto attuale le opere ambientali e Tremonti, con il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, sta studiando un modo per limitare i lavori di mitigazione ambientale nel parere Via.

Nella prima bozza del decreto legge perla crescita messa a punto anche con la collaborazione del ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, si è anche pensato di intervenire sulle cosiddette «riserve», lo strumento con cui l'appaltatore contesta, in corso d'opera, vizi del progetto o imprevisti e chiede l'aumento del prezzo. Non di rado l'aumento del costo dell'appalto che ne deriva è elevato. Ma soprattutto la possibilità di ricorrere alle riserve induce spesso le imprese a fare ribassi più consistenti nell'offerta in gara, nella convinzione che una parte dello sconto si possa recuperare proprio con quel meccanismo. Le riserve hanno quindi una responsabilità anche in un altro dei grandi mali degli appalti di oggi, i maxiribassi.

La cura Tremonti è drastica: vietare del tutto la riserva se il progetto ha passato tutti i controlli ed è stato validato e, dunque, risulta senza vizi.

Altro obiettivo del governo, la riduzione del contenzioso, anche qui nella convinzione che un mercato più lineare e trasparente aiuti l'accelerazione dei cantieri. II governo sta lavorando all'idea di punire con sanzioni e maggiori spese processuali i furbi che si avventurano in liti «temerarie», chi fa cioè ricorsi del tutto pretestuosi che hanno come unico risultato quello di bloccare l'opera vinta da un concorrente. Un nuovo pressing sarà inoltre fatto dall'Economia sull'abolizione totale degli arbitrati negli appalti. Più difficile prevedere l'esito di questa opzione perché in questo caso i costruttori, in particolare le grandi imprese, fanno opposizione e non accettano il ritorno a una giustizia ordinaria dai tempi lunghissimi.

I costruttori hanno chiesto al governo anche di rendere più veloci le piccole gare, ad esempio, portando fino alla soglia europea dei 4,8 milioni l'esclusione automatica, senza verifiche delle offerte anomale frutto di maxiribassi.

Un capitolo a parte è quello sull'allargamento della trattativa privata («procedura negoziata» per le regole Ue) che non introduce affatto maggiore trasparenza. Il governo pensava di raddoppiare l'attuale soglia portandola a un milione, ma raddoppiando anche il numero minimo delle aziende da interpellare. La Camera ha invece approvato un emendamento allo Statuto delle imprese che porta la soglia addirittura a 1,5 milioni senza ulteriori paletti. Presentata dalla Lega, la proposta gode praticamente dell'unanimità: 485 sì su 487 presenti Il governo difficilmente potrà modificare la norma.

Giorgio Santilli e Valeria Uva (Fonte Il Sole 24 Ore)

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