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Briciole di pane

Piano per il Mezzogiorno: cosa vogliono le Regioni

Fitto: «Basilicata ok, Sicilia, Puglia e Campania più a rischio. Ma oggi lavoriamo insieme»

Roma, 28 febbraio 2011 - Entro il 2011 Sicilia, Campania, Puglia, Calabria e Basilicata rischiano di perdere 4 miliardi e mezzo di fondi europei se non riusciranno a dimostrare come spenderli entro il prossimo dicembre. La ricognizione dei tecnici del ministero per i Rapporti con le Regioni ha calcolato che sono 1.385 per la Campania (1.229 Fesr, Fondo europeo sviluppo regionale e 156 Fse, Fondo sociale europeo), 1.018 per la Puglia (823,5 Fesr e 194,5 Fse), 1.304 per la Sicilia (930,5 Fesr e 373,5 Fse), 608 per la Calabria (473 Fe-sr e 135 Fse) e 200 per la Basilicata (137 Fesr e 64 Fse). Il ministro Raffaele Fitto, che in queste settimane ha incontrato i presidenti delle cinque Regioni, spiega come stanno le cose. Ministro, qual i il bilancio dl questo suo viaggio nel Sud? «Un bilancio positivo per il metodo di lavoro e per gli obiettivi che ci siamo prefissi. Preoccupante nel merito: ci sono infatti criticità rispetto al Fas 2000-2006, di cui molte risorse dovranno essere reimpegnate, rispetto ai fondi europei 2000-2006 da riprogrammare e preoccupazione per lo stato dell'attuale programmazione 2007-2013: è elevato il rischio che alla fine di dicembre si perdano risorse importanti. Per questo siamo tutti d'accordo sulla necessità di evitare questo approdo». Ha avuto piena collaborazione dal governatori o ci sono state obiezioni? «A parte alcuni dati da verificare ancora, ce ne sono altri indiscutibili, anche perché sono le Regioni che li immettono nel sistema. Quindi non vi è stata contestazione, come hanno dimostrato le conferenze stampa seguite agli incontri bilaterali». C'è una Regione in particolare che possa definirsi maglia nera? «Non voglio fare graduatorie. ma è innegabile che le tre maggiori, Sicilia, Campania e Puglia sono più a rischio. Ma insisto: a luglio siamo partiti circondati da diffidenza e oggi siamo alla necessità condivisa di lavorare per non perdere risorse. Concentrarsi, come fa qualcuno, solo sullo sblocco del Fas — cosa che faremo entro una quarantina di giorni — è fuorviante. La cosa più importante è intervenire sul meccanismo di spesa che si è dimostrato fallace». E come? «Concentrando le risorse, gli interventi e modificando la governance». Non è un modo per portare i soldi a Roma, esautorando le Regioni? «Non c'è alcuna volontà da parte mia e del Governo di sostituirsi alle Regioni. Vogliamo tutti attuare il Piano per il Sud con interventi condivisi, a cominciare da quelli per le infrastrutture. E così aggiungo, senza difficoltà, che la Regione che non desta quasi preoccupazione è la Basilicata. Per questo è illogico concentrarsi nelle polemiche sui fondi aggiuntivi — che si potranno chiedere dopo — quando si devono spendere quelli della vecchia programmazione e si rischia di perdere quelli della nuova. Dobbiamo stabilire tutti insieme, Regioni, governo, Anas, Fs, i meccanismi corretti di intervento e di spesa, ma basati sul principio di responsabilità, che oggi manca totalmente». C'è chi dice che la sua ricognizione serva per fare cassa in funzione del Piano per il Sud che, altrimenti, sarebbe una scatola vuota. È così? «Le critiche ben vengano. Ma cosa vuol dire fare cassa? Se si tratta di individuare le risorse incagliate e quelle che si stanno per perdere allora sì, significa fare cassa e a favore di interventi per il Mezzogiorno». In sintesi, è ottimista o pessimista per il futuro? «Ottimista per la capacità di diagnosi e le terapie individuate. Ma questo non vuol dire che tutto sia stato risolto. Piuttosto sono stati fatti passi importanti per risolvere nodi antichi».
(Fonte Il Corriere del Mezzogiorno)

Rosanna Lampugnani

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