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Briciole di pane

Portogallo, autostrade: arrivano nuovi pedaggi

Il governo portoghese ha adottato il principio "pago ciò che uso"

Roma, 10 dicembre 2011 – Le autostrade portoghesi non sono più gratis. Il nuovo governo conservatore ha deciso di adottare il principio “pago ciò che uso” e sta mettendo a pagamento, in modo progressivo, l’intera rete viaria del Paese. L’ultima misura introdotta riguarda le autostrade del Nord, la tratta che collega le “Regione del Nord” alla Galizia, e l’autostrada A22, che da Abrentes arriva a Fuente de Onoro, Salamanca (Spagna). Per circolare in questi tratti, identificati “Electronic toll only”, i veicoli devono possedere un dispositivo elettronico da acquistare o noleggiare in una stazione di servizio o presso un ufficio postale. Le tariffe sono simile a quelle in vigore su altri percorsi: 8 centesimi di euro a chilometro per le vetture di categoria A1 (turismo) e circa 14 centesimi per quelle di categoria 2. Un auto quindi che da Lisbona va a Salamanca spende circa tra i 60 e 90 euro. Il provvedimento ha riacceso le polemiche e sollevato un'ondata di proteste tra gli autotrasportatori che hanno fatto ricorso alla Commissione europea, considerandolo iniquo e anticoncorrenziale. Analisi e studi di settore hanno dimostrato che ai portoghesi pagare l’autostrada non piace. I volumi di traffico dell’autostrada A28, Oporto-Galizia, che da circa un anno è a pagamento, sono diminuiti del 25% in tre mesi (gennaio-marzo 2011). Più in generale, secondo gli esperti, quasi il 50% degli utenti lascia l’autostrada quando su questa viene introdotto il pedaggio. Uno strumento applicato per incrementare le entrate dello Stato, il governo di Pedro Passos Coelho stima di recuperare circa 35.000 milioni di euro l’anno e di sanare i debiti della società statale che gestisce la rete viaria, ma che potrebbe riapre il problema della sicurezza stradale: i veicoli che abbandonano le autostrade tornano a viaggiare sulle vecchie pericolose strade statali con il rischio che il numero degli incidenti aumenti vertiginosamente.

Laura Perna

  El Mundo