La strada degli scrittori: Antonino Saetta
La SS640 non è solo la strada di scrittori importanti della nostra letteratura, ma anche luogo di legalità, in ricordo di chi su quel tracciato ha perso la vita a causa della mafia

Il 25 settembre del 1988 la mafia, che in tante zone d’Italia si arroga il diritto perverso di sostituirsi allo stato facendo il bello e il cattivo tempo, minando le basi della convivenza civile e della democrazia, fece due altre vittime, un padre e un figlio, un giovane invalido civile (per giovanili problemi psichiatrici e non per una disabilità, come erroneamente tanti organi di stampa e persino il cinema, nella fattispecie la pellicola Il giudice ragazzino, dedicata alla figura di Rosario Livatino, hanno riportato) e un uomo di nemmeno sessantasei anni, che tornavano a Palermo dopo aver presenziato a un evento gioioso, una festa di battesimo. Hanno invece, per colpa di tre criminali poi condannati all’ergastolo, i capimafia Totò Riina e Francesco Madonia e il killer Pietro Ribisi, trovato un’efferata morte, sulla strada statale 640, la Strada degli scrittori, che collega Agrigento a Caltanissetta, e che si fa monumento alla memoria (nello specifico attraverso la dedica di un viadotto) non solo di chi ha dato lustro con la sua arte al nostro Paese, ma anche di chi ha cercato di cambiarlo, di migliorarlo, di renderlo più virtuoso, in ossequio alle leggi e nel pieno rispetto della legalità.
Quell’uomo era un magistrato, si chiamava Antonino Saetta ed era nato a Canicattì nel 1922. Dopo una lunga e importante carriera a metà degli anni Ottanta Saetta, ricordato dall’associazione Libera di Don Ciotti ogni anno tra le vittime della mafia, è nominato presidente della corte d’assise d’appello di Caltanissetta: è qui che per la prima volta si occupa di criminalità organizzata di matrice mafiosa, cosa che gli costerà la vita, a partire dal processo contro gli assassini del giudice Rocco Chinnici, ucciso, insieme ad altri tre uomini, il portiere dello stabile dove risiedeva e due membri della sua scorta, il 29 luglio 1983 con una Fiat 126 verde riempita con settantacinque chilogrammi di esplosivo fatta detonare in prossimità della sua abitazione a Palermo, in via Pipitone Federico. Molti fra gli episodi più importanti, nel bene e nel male, della nostra storia, hanno avuto luogo lungo la strada degli scrittori, che a sua volta quindi diviene un percorso di narrazione, scorta, conoscenza, conservazione e tutela, per non dimenticare, perché dimenticando si è destinati a rivivere.