Porti: Lupi, meno Autorità con più autonomia. Ecco la riforma del sistema
Servono ferrovia e logistica per dare competitività

Roma, 3 aprile 2014 - La riforma dei porti è sempre più urgente. A chiederla a gran voce sono le Autorità e gli operatori. E proprio ieri il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, nel corso di un'audizione davanti alla Commissione Trasporti della Camera ha annunciato che dalle prossime settimane il Governo potrà dare un segnale importante presentando l'attesa riforma che servirà a superare l’ormai datata legge 84/94.
Per Lupi e' necessaria una riorganizzazione delle Autorità, dall’aula parlamentare ha lanciato un messaggio chiaro: "non si può andare avanti con 23 Autorità". La riforma dei porti italiani deve passare attraverso la riduzione dei tanti enti, trasformandoli in "Core Ports" nati dall'aggregazione tra porti.
Alla base della riforma ci sono anche una maggiore autonomia finanziaria, una forte sburocratizzazione e una sempre maggiore integrazione con il trasporto ferroviario. Questi gli argomenti nell’audizione di ieri, anticipati in una intervista del ministro al Secolo XIX dove ha detto: "Basandoci sui core ports europei, stiamo disegnando delle aggregazioni di porti dotati di poteri di coordinamento e di decisione, anche maggiori di quelli di cui godono oggi i presidenti delle Autorità portuali. E anche di una maggiore autonomia finanziaria".
"Ci sarà un Piano nazionale della portualità e della logistica - ha spiegato Lupi - che non sarà un generico contenitore di indirizzi, ma rappresenterà un parametro vincolante per tutti". Dice basta, quindi, il ministro alle Autorità portuali, "ciascuna con i suoi spazi di potere da difendere a ogni costo, con le sue ambizioni, con i suoi intrecci con tutti i poteri locali".
E differente sarà l’organizzazione: in ogni porto ci sarà una struttura più snella dell'attuale guidata da un direttore, un funzionario pubblico molto qualificato ma che non esprime una 'politica' del singolo scalo.
Alla riforma plaudono le stesse Autorità. C'e' convergenza con il governo per il presidente del porto di Genova, Luigi Merlo che parla di ''occasione storica per arrivare ad una vera riforma''. Per Merlo adesso bisogna tradurre in un quadro tecnico e normativo le indicazioni del ministero, che sono puntuali e di taglio europeo.
Le aggregazioni fra i porti, ha affermato Merlo, non vanno interpretate come ''punizioni'' o ''annessioni'' ma come la creazione di ''nuovi sistemi competitivi su scala europea''. Nel caso della Liguria, ha proseguito, si tratta di creare ''sistemi che potrebbero essere i principali del Mediterraneo e questo vuol dire fare un salto di qualità''.
''Noi - ha osservato Merlo - ci misuriamo con i mercati mondiali e quindi non possiamo chiuderci in un' ottica localistica. E' giusto che ci sia pari dignità, che ci sia un percorso condiviso e quindi confrontarsi".
La sfida anche per il Ministro dei Trasporti e' quella della competizione mondiale e non la difesa di aspirazioni territoriali. Tra gli effetti della riforma ci sono pure nuove procedure per la realizzazione delle grandi opere e una sempre maggiore integrazione tra banchine e ferrovia.
"Come e' possibile - si chiede il Ministro - che i nostri porti non siano collegati con gli interporti, con gli aeroporti, che si discuta ancora, mentre lo stiamo realizzando, dell'utilità' del Terzo Valico tra Genova e Milano quando quel corridoio e' quello che ci collega con Rotterdam, il cui porto movimenta da solo tanti container quanto tutti i porti italiani?".