Sicurezza stradale: dal 2001 al 2010 diminuiti del 42% i morti sulle strade
Presentato il rapporto del Sistema Ulisse, per il monitoraggio sull'uso delle cinture di sicurezza e del casco
Roma, 30 marzo 2012 – Si è aperto con le dichiarazioni di Sergio Dondolini, direttore generale per la sicurezza stradale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il convegno del sistema Ulisse, svoltosi nella sede del Ministero di via Caraci, a Roma, il 29 marzo scorso. Assente giustificato il padrone di casa, ingegner Amedeo Fumero, capo Dipartimento del Ministero dei Trasporti, bloccato da una sindrome influenzale.
La presentazione del rapporto del Sistema Ulisse, una rete di monitoraggio sull’uso delle cinture di sicurezza e del casco, nato dalla collaborazione tra il Ministero dei Trasporti (MIT) e Istituto Superiore della Sanità (ISS), ha messo in luce i dati relativi agli incidenti nel decennio 2001-2011. Nel 2010 gli incidenti registrati sono stati 211404 e hanno provocato 4090 morti, con una riduzione del 42 per cento rispetto all’inizio del millennio. Ma si rammarica il direttore Dondolini perché l’obbiettivo europeo della riduzione del 50 per cento delle morti non è stato centrato. Molto però è stato fatto per aumentare la sicurezza stradale: patente a punti, patentino per la guida dei ciclomotori, l’inasprimento delle sanzioni per la guida in stato di ebbrezza e la disposizione di alcol zero per i neopatentati e per i conducenti professionali. Anche l’aumento degli alcol test da parte delle forze dell’ordine ha contribuito alla diminuzione dei morti e funzionato da deterrente, perché sono diminuiti, in termini percentuali, gli automobilisti sorpresi brilli alla guida. Infatti, nel 2007, su 790 mila controlli effettuati, il 10 per cento degli automobilisti è risultato positivo all’alcol test, nel 2010, invece, a fronte di ben un milione e 700 mila controlli, il 5 per cento è risultato positivo.
Per il prossimo decennio l’Europa ha invitato tutti i paesi membri a diminuire le morti ancora del 50 per cento: traguardo per l’Italia 2045 morti per il 2020. E questo obiettivo si raggiunge, secondo Dondolini, soltanto «migliorando la sicurezza stradale». Per Alessio Pitidis dell’Istituto Superiore della Sanità, è fondamentale avere conoscenza dei sistemi di sicurezza. E, snocciolando dati sull’aumento esponenziale dei rischi dovuto al mancato utilizzo dei sistemi di sicurezza, ricorda che «la causa principale di morte al di sotto dei 40 anni sono gli incidenti stradali, non soltanto in Italia, ma anche nel resto del mondo».
Per mantenere il conteggio, non per una logica di semplice contabilità, l’Europa ha proposto di monitorare gli infortuni. Ma per individuare in maniera selettiva il tipo di infortunio, i Pronto Soccorso, luoghi chiave per monitorare gli infortuni, dovranno approntare un metodo standardizzato di registrazione degli incidenti, suddividendoli per categoria (domestico, sul lavoro, stradale, ecc.). Pitidis rivela che ci sono 100000 ricoveri ogni anno. Anche per Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) i dispositivi di sicurezza che riducono morti e traumi sono il casco e la cintura. Con l’obbligo delle cinture, conclude Pitidis, «i traumi da incidente sono diminuiti di un terzo. Anche con l’obbligatorietà del casco c’è stata una drastica riduzione dei traumi cranici». Il responsabile del progetto Ulisse, Marco Giustini, pone l’accento su un uso disomogeneo delle cinture tra le diverse aree del paese. «Al nord le cinture vengono usate dal 77,5 per cento degli automobilisti, mentre al sud soltanto dal 44,9 per cento», svela Giustini. Franco Taggi, già direttore del Reparto Ambiente e Traumi dell’Istituto Superiore di Sanità ha inventato una formula matematica per calcolare l’incidenza della mortalità e degli infortuni in relazione all’aumento o alla diminuzione dell’uso dei sistemi di sicurezza. Lo studioso ha dichiarato che è «molto difficile ridurre un fenomeno già in forte diminuzione come la mortalità per incidente».
La ricetta che propone Maria Luisa Pellizzari, direttore del Servizio di Polizia Stradale, per aumentare la sicurezza stradale, è quella: «di intensificare i controlli nelle aree in cui il fenomeno del mancato utilizzo dei sistemi di sicurezza è più preoccupante». Il capo della Polizia Stradale ha dato, inoltre, disposizioni alle pattuglie che sorvegliano le strade di uscire con un «obiettivo, con soste mirata e movimenti nel traffico ragionati». La Pellizzari, annuncia orgogliosa che «sono stati controllati un milione e 814952 automobilisti, con 39503 multe per guida in stato d’ebbrezza (meno 3,5 per cento rispetto al 2010)». Per intervenire in maniera mirata, il capo della Polizia Stradale ha dato recentemente disposizioni ai responsabili dei COA (Centro Operativo Autostradale) «di fare più controlli sulle cinture posteriori e sugli autobus, sui quali l’obbligo della cintura è in vigore dal 2006». La Polizia Stradale si propone di intensificare i controlli anche per la sicurezza dei bambini. E per far fronte al mancato uso del casco, circoscritto in poche aree del paese, la Polizia, dichiara Pellizzari, si propone di «effettuare dei controlli da remoto (tutor)». Anche perché nei tratti stradali sorvegliati da tutor i morti sono diminuiti del 51 per cento. Infine, Pellizzari individua il punto su cui bisogna ancora lavorare: gli incidenti motociclistici. «La morte dei centauri è diminuita nell’ultimo decennio (meno 19 per cento), ma non significativamente rispetto alla diminuzione della mortalità per incidenti automobilistici».
Conclusione dei lavori affidate al Vice Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Mario Ciaccia. «Il livello di civiltà di un paese si misura anche nella capacità di intervenire sulla sicurezza», dichiara in Vice Ministro. E auspica che i temi della sicurezza vengano «metabolizzati» dalla popolazione, perché «nel 2030 gli incidenti stradali saliranno, dall’attuale nona posizione, al quinto posto tra le cause di morte a livello mondiale». Ciaccia ha inoltre lodato il piano sulla sicurezza stradale 2001-2010 perché è servito a «incentivare non solo gli sforzi della sicurezza stradale, ma anche la ricerca, gli studi e i sistemi di sicurezza passiva. C’è stata una diminuzione della mortalità su strada, ma bisogna fare ancora molto». Perché, conclude Ciaccia, «la sicurezza stradale non è né di destra né di sinistra né di centro: è un patrimonio di tutti».
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