Spot sulla sicurezza, sulla strada del buonsenso
Opinioni a confronto sull'impatto delle campagne di sensibilizzazione

Roma, 16 aprile 2013 – Spot di forte impatto. Che lasciano il segno in chi li visiona. Ma l’obiettivo dichiarato è proprio questo: fare riflettere e fare assumere comportamenti di guida corretti. Nel rispetto di sé stessi e degli altri. Quello della sicurezza stradale è un tema di notevole attualità.
Da queste pagine abbiamo già trattato, in maniera sintetica, quanto le campagna di sensibilizzazione possano influire su un pubblico vasto. L’argomento merita una rinnovata attenzione anche perché, di recente, l’Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale (ASAPS) ha evidenziato come alcune campagne per la sicurezza stradale avviate in altri Paesi abbiano contenuti “più forti” di quelle promosse nel nostro.
“In Italia nella guerra per la sicurezza stradale che conta numeri da brivido fra pedoni, ciclisti, motociclisti continuiamo a sparare proiettili fatti di batuffoli di cotone”, scrive sulla rivista on line di ASAPS Giordano Biserni, presidente dell’Associazione. Una sottolineatura meritevole di approfondimento. Qual è, ci si domanda, la scelta comunicativa più vantaggiosa? Quella che porta maggiori risultati? Biserni evidenzia che “gli spot più duri vengono proiettati in Paesi come il Portogallo, la Francia, la Spagna e l’Inghilterra, guarda caso quelli che dal 2000 in poi hanno ottenuto i migliori e più clamorosi risultati per la sicurezza stradale…”.
Per farsi un’idea degli spot cui si riferisce il presidente Biserni, e del loro impatto emotivo su chi li visiona, ci si può collegare al sito dell’ASAPS (www.asaps.it). Potrebbe pure essere interessante domandarsi se esistono spot a valenza opposta? Messaggi che, direttamente o indirettamente, inducano a comportamenti di guida “scorretti”. E, se ci sono, come possono essere contenuti? Un paio d’anni fa, aveva destato un certo scalpore la sentenza della Cassazione penale che condannava, ai sensi dell’art. 415 del Codice penale (istigazione a disobbedire alle leggi: addirittura un delitto contro l’ordine pubblico) la diffusione di messaggi radiofonici invitanti a non indossare le cinture di sicurezza, bere, correre in auto. Chiaramente, si trattava di un caso estremo.
E’ significativo rilevare, però, che il Codice della Strada contiene una disposizione pressoché ignorata eppure carica di implicazioni. È l’art. 23 comma 8, che vieta la pubblicità “relativa ai veicoli sotto qualsiasi forma, che abbia un contenuto, significato o fine in contrasto con le norme di comportamento”. Messaggi reclamistici, visibili dalla strada, che esaltano la potenza dei mezzi e le prestazioni eccezionali non potrebbero, almeno in teoria, essere autorizzati.