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Briciole di pane

Costruzioni: l'Italia conquista il mondo

Le imprese di costruzioni italiane sono molto apprezzate all'estero secondo i numeri dell'ultimo rapporto Ance

Roma, 26 agosto 2013 - Fioccano commesse miliardarie negli ultimi tempi sulle imprese di costruzione italiane. Prima i 4,5 miliardi vinti da Impregilo in Arabia Saudita, poi gli 1,65 miliardi portati a casa dalla friulana Rizzani de Eccher dall'Algeria e ancora i 960 milioni per l'autostrada dell'amicizia italo-libica, finita sempre sotto le insegne della nuova Salini Impregilo.


Numeri che stridono con il grido d'allarme dell'associazione dei costruttori italiani, l'Ance, che denuncia una situazione insostenibile: negli ultimi sei anni la crisi ha cancellato 450 mila posti di lavoro e oltre 11 mila imprese, con il comparto dei lavori pubblici praticamente dimezzato in quanto a fondi impiegati.
Insomma è un po' come se il Paese avesse una bicicletta da competizione ma non la forza di pedalare. Sì perché, al netto delle ombre, che pure ci sono come in ogni settore in cui gli ordini si contano a nove zeri, le imprese italiane sono davvero apprezzate all'estero. A dimostrarlo ci sono sfilze di ordini che arrivano davvero da tutto il mondo, con un flusso che è praticamente ininterrotto, al di là delle maxi-commesse che hanno riempito le pagine dei giornali nelle settimane passate.

Per comprendere la portata del fenomeno basta scorrere i numeri dell'ultimo rapporto Ance sulla presenza delle imprese di costruzione italiane nel mondo, che evidenzia come per le 40 maggiori aziende italiane del settore i risultati conseguiti all'estero negli ultimi anni, nonostante la crisi internazionale, siano stati assolutamente positivi: 15% la crescita media annua del fatturato nel periodo 2004-2011, contro un anemico 0,4% dell'Italia.

Il rapporto è stato pubblicato lo scorso autunno, quindi i dati non sono ancora aggiornati al 2012, ma il trend emerge chiaramente dal rapportoAnce e non sarà certo smentito dall'analisi dei bilanci 2012. Di certo per le due imprese più grandi, Impregilo e Astaldi, anche lo scorso anno il peso dell'estero sul fatturato complessivo è stato preponderante. Per Impregilo, nei cui dati non sono ancora inseriti anche quelli di Salini (con cui convolerà a nozze il prossimo settembre), la percentuale dei ricavi fuori dai confini italiani si è attestata al 77%, mentre per Astaldi l'asticella si è fermata al 61%.

Impressionante poi è stato il balzo di un altro grande gruppo do costruzioni, Condotte, che dal 2008 a oggi ha portato la fetta di fatturato originato oltre confine dal 7% a oltre il 52%, anche grazie ad acquisizioni mirate. Il valore aggiunto delle aziende tricolore però non emerge solo dalla quantità di ordini che riescono ad aggiudicarsi, ma anche nella loro qualità. Basta dare un'occhiata ai portafoglio delle opere in realizzazione o da poco aggiudicate, per rendersi conto che la bandiera italiana campeggia su alcune delle maggiori iniziative di ingegneria civile in esecuzione un po' ovunque nel modo.


A partire dal raddoppio del Canale di Panama, al quale lavora Impregilo, passando per la realizzazione del terzo ponte sul Bosforo, che collegherà l'Europa all'Asia e porterà la firma di Astaldi. Senza contare che la mano italiana è ben visibile in alcune delle maggiori opere con galleria al mondo, dal tunnel del monte Ceneri in Svizzera, che vede Condotte come capofila e i lavori di armamento affidati a Pizzarotti, alla nuova metropolitana di Atene, che sarà realizzata da Ghella in consorzio con alcune imprese locali. Forte è poi anche la presenza nella realizzazione di strutture ospedaliere, come dimostra l'aggiudicazione ad Astaldi del primo polo sanitario della Turchia o quella dell'ospedale Al Amiri in Kuwait a Pizzarotti. Quest'ultima, molto attiva in Francia, ha fatto sventolare la bandiera italiana anche sul parco di divertimenti Eurodisney, realizzandone una buona parte.


Ma dai dati dell'Ance emerge che l'Italia dei cantieri all'estero è apprezzata e ricercata soprattutto per le opere così dette a rete, a partire dalle ferrovie che da sole assorbono il 30% del portafoglio ordini delle prime 40 imprese nazionali all'estero. Ma vanno molto bene anche le autostrade (16%),e le metropolitane (6,6%), mentre gli impianti idroelettrici si posizionano al secondo posto.


E in questo settore è appena arrivato un nuovo riconoscimento all'Italia, con Salini Impregilo che si è piazzata al primo posto della dassifica Enr (Engineering News record) dei maggiori gruppi di costruzione mondiali nel settore dell'acqua (dighe, acquedotti, impianti idroelettrici).
Il nuovo gruppo, primo tra gli italiani, si incontra al 27esimo posto della classifica globale dei general contractor. Guardando alla presenza geografica, si nota che tra le aree in cui le aziende italiane sono più attive c'è l'America Latina, anche se il raggio d'azione si estende a oltre 85 Paesi in tutto il mondo.

Tra le mete più ambite negli ultimi anni ci sono poi i Paesi Arabi, che stanno cercando di espandere a suon di petrodollari le loro limitate reti infrastrutturali.
Nel prossimo futuro anche eventi internazionali, come i mondiali di calcio in Brasile (2014), Russia (2018) e poi in Qatar (2022), potranno essere un'occasione importante per le italiane; come dimostra la maxi-commessa vinta da Impregilo per la metro di Doha, che dovrebbe entrare in funzione appunto per il torneo del 2022.

Intanto però anche in Italia qualcosa si muove. Il governo Monti prima e quello Letta poi hanno messo in campo una serie di norme per tentare di rilanciare i cantieri: dalla defiscalizzazione delle grandi opere allo sblocco dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione al decreto sblocca cantieri, che ha riallocato circa 2 miliardi sulle opere già avviate o pronte a partire. Anche se per le imprese tra le misure più importanti da prendere per rivitalizzare il mercato domestico ci sarebbero in prima fila la chiarezza e stabilità del quadro normativo, la semplificazione burocratica e una soluzione al corto circuito con il sistema creditizio. Il che non stupisce, visto che secondo l'Ance, tra il 2007 e il 2012 la riduzione dei finanziamenti all'edilizia non residenziale è stata del 60%.

Luisa Leone - Milano Finanza

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