Crisi, Prodi-Quadro Curzio: contro speculazione emettere EuroUnionBond
Roma, 23 agosto 2011 - Gli Eurobond servono "all'unità, alla stabilità e alla crescita dell'Unione economica e monetaria (Uem) e all'euro e quindi alla Ue" ma "bisogna innovare di più con il varo di un Fondo finanziario europeo (Ffe) che emetta EuroUnionBond", garantito con le "riserve auree del Sistema europeo di banche centrali" e "altri capitali anche in forma di obbligazioni e azioni stimate a valori reali e non a prezzi di mercato sviliti". E' quanto scrivono Romano Prodi e Alberto Quadro Curzio in una lettera inviata al Sole 24 Ore.
I vantaggi di questa emissione di EuroUnionBond "sarebbero enormi", spiegano i due economisti. "Ne citiamo solo due. Il primo è che il Ffe non sarebbe opportunistico ma stabilizzante nella gestione dei titoli di Stato nazionali da detenere su lunghe durate rendendo così molto difficile anche la speculazione. Il secondo vantaggio sarebbe un mercato degli Eub di grandi dimensioni e una raccolta a interessi in media più bassi rispetto ai titoli nazionali di quasi tutti i Paesi Eum". Nel dettaglio, l'Italia dovrebbe conferire 180 miliardi di euro in totale di cui 79 mld di once in riserve auree, valutabili oggi a circa 101 miliardi di euro che, secondo Alberto Quadrio Curzio e Romano Prodi, dovrebbero essere "azioni di società detenute dal ministero dell'Economia (Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, ecc.), società che oggi non sono privatizzabili dati i prezzi di mercato". Con questi conferimenti, aggiungono, "il timore tedesco di pagare i debiti altrui dovrebbe placarsi".
Il Fondo finanziario europeo "potrebbe fare una emissione di tremila miliardi di Eub con una leva di 3 e durata decennale, e oltre, al tasso del 3 per cento eventualmente variabile dopo un certo periodo", proseguono Prodi e Quadrio Curzio.
"L'onere di interessi sarebbe di 90 miliardi di euro all'anno pari oggi a circa l'1 per cento del Pil della Uem, pagabile sia con i profitti del conferimento del capitali azionari al Ffe sia con una quota dell'Iva dei Paesi della Uem, sia con gli interessi". I tremila miliardi andrebbero divisi in due parti: "il Ffe dovrebbe rilevare 2.300 miliardi dei titoli di Stato dei Paesi della Uem per far scendere dall'attuale 85 per cento al 60 per cento la media del debito della Uem sul Pil verso il mercato". In questo modo, spiegano, "l'Italia scenderebbe al 95 per cento del debito su Pil verso il mercato mentre per il restante 25 per cento sarebbe debitrice verso il Ffe", mentre "la Francia e la Germania scenderebbero sotto il 60 per cento". I rimanenti 700 miliardi, invece, "dovrebbero andare a grandi investimenti europei anche per unificare e far crescere imprese continentali nella energia, nelle telecomunicazioni, nei trasporti, delle quali il Ffe diverrebbe azionista".
(Fonte: Il Velino)
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