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Briciole di pane

Edilizia, Cna: "Serve un new deal, con la rigenerazione delle città e infrastrutture rinnovate"

Occorre una cura da cavallo urgente per un comparto che ha subito una pesantissima contrazione

Roma, 27 giugno 2013 - Un New Deal per l'edilizia. Lo chiede la Cna secondo cui le costruzioni sono da sempre il più importante indicatore della crisi e, proprio per questo, la ripresa non può non passare innanzitutto per questo settore, puntanto sulla rigenerazione urbana delle città, il rinnovamento e adeguamento delle infrastrutture stradali e ferroviarie e la "manutenzione del territorio". Una cura da cavallo urgente per un comparto che ha subito una pesantissima contrazione, con la diminuzione tra 2006 e 2012 degli investimenti del 30% e la perdita 440 mila posti di lavoro rispetto al picco del 2008.

La rigenerazione urbana delle città

In edilizia si sta registrando una rivoluzione progettuale, tecnica e costruttiva, fondata sulla rapidità, la sicurezza e la sostenibilità ambientale, cui non si assisteva dagli anni sessanta del secolo scorso. Ma in questo mezzo secolo si è assistito anche a un'altra rivoluzione, relativa al concetto stesso di "abitare", osserva la Cna che ritiene scarsamente efficace intervenire sulle singole unità abitative e punta invece a un'opera di "rigenerazione urbana", che consenta il risanamento su vasta scala di intere aree delle città e dei territori.

Il rinnovamento e adeguamento delle infrastrutture stradali e ferroviarie

La seconda linea di azione proposta dalla Cna per il New Deal edilizio passa per il rinnovamento e l'adeguamento, parallelo e contestuale, delle infrastrutture: reti ferroviarie veloci e ordinarie nonché autostrade e strade a scorrimento veloce in testa.

La manutenzione del territorio

La Cna punta, inoltre, a mettere in condizioni di sicurezza tutto il territorio nazionale, che si mostra particolarmente vulnerabile a ogni evento idrogeologico straordinario. Bisogna, nel contempo, rendere effettive e cantierabili tutte le piccole opere pubbliche, cominciando da quelle che riguardano la "manutenzione del territorio".

I dati della crisi

Il settore delle costruzioni, che rappresenta il 10% del prodotto interno lordo del nostro paese e il 7,5% dell'occupazione totale dell'Italia (1,7milioni di addetti secondo l'Istat), ha sofferto in maniera pesantissima gli effetti della recessione. Secondo i dati Istat dal primo trimestre 2008 al primo trimestre 2013 l'occupazione diretta nelle costruzioni è passata da 1.950.000 a 1.574.000 addetti, perdendo 376.000 unità. Rispetto al picco occupazionale toccato nel quarto trimestre 2008, la flessione è di 440.000 unità. Il settore ha perso il 20% della sua occupazione.

Il mercato delle costruzioni è segnato da una pesantissima contrazione: tra 2006 e 2012 gli investimenti sono diminuiti del 30%, nel comparto della nuova costruzione residenziale del 50%, in quello non residenziale del 40%,nelle opere del genio civile del 30% e nella ristrutturazione del 10%. Le compravendite immobiliari residenziali si sono ridotte del 48% e i prezzi a valori deflazionati del 30%. Secondo i dati del Centro Studi Cna e del Cresme la seconda fase della crisi del 2012 è stata così pesante che anche il mercato della riqualificazione si è contratto nonostante gli incentivi. I dati dei primi mesi del 2013 sono ancora pesantemente negativi. Le piccole imprese sono le protagoniste della crisi 2012. Il crollo delle domanda interna, per imprese non in grado di giocare la partita dell'esportazione, è diventato insostenibile.

La crisi ha determinato anche una contrazione della base produttiva. Il numero di imprese delle costruzioni iscritte negli albi delle Camere di Commercio, che a fine 2012 erano 894.028, si è ridotto dell'1,1% rispetto al 2007 (- 9.947 imprese). Un dato che contrasta con l'andamento complessivo delle imprese italiane che, invece, nello stesso arco temporale ha sostanzialmente tenuto (+ 0,1%). All'interno del settore la crisi ha colpito soprattutto il comparto delle imprese edili il cui numero è diminuito del 3% (- 10.947). Un andamento opposto e' stato registrato dalle imprese dell'impiantistica e delle installazioni che sono lievemente aumentate (+ 0,2%, pari a + 1.000 imprese). Il dato va peggiorando, nel solo primo trimestre del 2013 il saldo tra le imprese di costruzioni iscritte e cancellate è stato negativo per 15.071 imprese.

Le previsioni per il 2013 e il 2014

La crisi delle nuove costruzioni si misura con chiarezza con la stima della produzione edilizia residenziale: secondo le previsioni del Centro Studi Cna e del Cresme le abitazioni ultimate nel 2013 saranno 155.000 e nel 2014 131.000. Si tratta di un calo rispetto alle 338.000 del 2007 del 61%. E l'edilizia plurifamiliare registrerà nel 2014 un calo del 70% rispetto alla produzione del 2007.

Si tratta di una situazione drammatica alla quale, sostiene la Cna, va data "una risposta concreta". Gli incentivi all'attività di riqualificazione, nelle sue varie forme, del "Decreto del fare" sono certo "un elemento importante della riflessione, occorre però agire anche su un altro piano, quello delle opere pubbliche, riavviando i pagamenti come si spera si riuscirà a fare, ma soprattutto mirando a rilanciare un nuovo quadro strategico che ponga al centro della riflessione due temi chiave - la manutenzione delle città e la manutenzione del territorio- e una nuova politica industriale per il rilancio del settore delle costruzioni sui temi della sostenibilità e della qualità del costruito", afferma la Cna.

 

Mario Avagliano

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