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Briciole di pane

Edilizia, Cresme: il mercato delle costruzioni cambia faccia

Cala il valore complessivo della produzione ma cresce il peso dell'attività di manutenzione e recupero del patrimonio esistente

Roma, 25 febbraio 2014 – Dal 2006 al 2013, il valore complessivo della produzione del mercato delle costruzioni è sceso del 32%. Numeri particolarmente negativi si registrano negli investimenti in nuova edilizia residenziale, con un calo del 58,7%, e nel giro di affari del mercato immobiliare che si è ridotto del 60%, a causa del crollo del numero delle compravendite e dei prezzi. D’altra parte, nello stesso periodo il peso dell'attività di manutenzione e recupero del patrimonio esistente è cresciuto di oltre l’11 % sul totale del valore della produzione.

Questi dati, che testimoniano il cambiamento in atto nel mercato delle costruzioni, emergono da una ricerca del Cresme presentata in occasione del Forum “RI.U.SO.03” promosso da Ance, Consiglio Nazionale Architetti e Legambiente.


Cresce l’attività di manutenzione e recupero del patrimonio esistente

Nel dettaglio, la crescita dell'attività di recupero è dipesa da due fattori: da un lato, deriva dalla pesante riduzione degli investimenti per le nuove costruzioni, crollati in termini assoluti e a valori correnti da 85 miliardi di euro del 2006 a meno di 51 miliardi nel 2013; dall'altro, si registra la crescita dell'attività di manutenzione, rinnovo, recupero, che è passata – sempre in valori correnti – dai 106,5 miliardi di euro del 2006 ai 115,1 del 2013.

Il cambiamento, comunque, si inserisce in un contesto di pesante crisi del settore. Infatti, nel 2006 si erano investiti 192 miliardi, di cui 85 per nuove costruzioni, mentre nel 2013 la cifra è scesa a 166 miliardi, che diventano 173,5 se si considerano gli investimenti in fonti rinnovabili (quasi assenti 8 anni fa).


Allarme per lo spreco energetico

Il Cresme ha lanciato anche l'allarme per lo spreco energetico. Dalla ricerca, infatti, emerge che l'Italia spende 45,2 miliardi di euro ogni anno per consumi termici ed elettrici negli edifici residenziali, altri 1,3 miliardi nelle scuole e 644 milioni negli edifici pubblici.

Per questo motivo, in occasione del Forum “RI.U.SO.03” è stata lanciata una sfida: sviluppare una strategia dedicata a quei segmenti del patrimonio oggi più deboli dal punto di vista energetico e maggiormente “energivori”. Si tratta, in particolare, degli edifici utilizzati per gli uffici pubblici che hanno più di 70 anni (49% del totale) e delle scuole con il vetro singolo fra quelle costruite più di 50 anni fa (35%).

L’idea che si vuole promuovere è che le risorse da destinare al risparmio energetico non devono essere considerate come spese, ma come investimenti.


Misure fiscali per l'efficientamento energetico e la diffusione delle fonti rinnovabili

Nel 2013, come abbiamo detto, su un totale di 173,5 miliardi di euro dell'intero mercato delle costruzioni, la spesa per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio esistente (compreso l'efficientamento energetico) è stata di 115,1 miliardi di euro, pari al 66,4%. Inoltre, se aggiungiamo i 7,5 miliardi di euro degli investimenti in fonti energetiche rinnovabili, con queste due voci si supera il 70% del valore complessivo.

Bisogna quindi considerare che, grazie anche alle agevolazioni fiscali, negli ultimi anni è notevolmente cresciuto il valore della produzione del mercato del recupero e dell'efficientamento energetico, oltre a quello delle fonti energetiche rinnovabili. Le politiche incentivanti, quindi, hanno portato dei risultati positivi. A tal proposito, il Cresme ha segnalato che nel 2013 gli incentivi per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica sono ammontati a 19 miliardi di euro, di cui 14,5 miliardi gli investimenti incentivati per la ristrutturazione edilizia e 4,5 quelli per la riqualificazione energetica.
 

M.M.

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