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Infrastrutture: Bankitalia, ampio divario tra Italia e Paesi area euro

Spesa ridotta dal 2,5 all'1,7 per cento del Pil

Roma, 17 giugno 2014 - Tra l’Italia e gli altri principali paesi dell'area euro “permane un ampio divario” per ciò che attiene gli indicatori della dotazione fisica di infrastrutture. Lo ha recentemente affermato il capo del servizio di struttura economica della Banca d'Italia, Paolo Sestito, nell'audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera.


Negli ultimi cinque anni (tra il 2009 e il 2013), la spesa per investimenti delle Amministrazioni pubbliche - ha spiegato il dirigente di Bankitalia - si è ridotta dal 2,5 all'1,7 per cento del Pil, "ma in tutto il precedente ventennio, le risorse finanziarie erano risultate in linea con quelle degli altri principali paesi europei: sul ritardo infrastrutturale influiscono, perciò, in primo luogo inefficienze nell'utilizzo delle risorse".


Le carenze della nostra macchina amministrativa, ha sottolineato Sestito, "influiscono negativamente anche sulla capacità delle Amministrazioni pubbliche di utilizzare appieno i fondi strutturali europei: l'Italia, al 31 dicembre 2013, aveva speso solo il 34,6 per cento di quelli per i quali era già stato assunto un impegno di spesa". Difficili anche le difficolta' riscontrate nel coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di opere pubbliche. "Dei progetti realizzati in partenariato pubblico-privato in Europa tra il 1990 e il 2009, solo il 2 per cento (3 per cento del valore) sono stati realizzati in Italia - ha detto il funzionario di Bankitalia - contro il 67 per cento nel Regno Unito (53 per cento del valore); il 10 per cento in Spagna (12 per cento del valore); il 6 e il 5 per cento rispettivamente in Francia e in Germania (corrispondenti al 5 e al 4 per cento del valore)".

 


Le nuove Direttive Ue, ha spiegato Sestito, riconoscono un ruolo maggiore alle scelte delle amministrazioni aggiudicatrici, ma questo “richiede, anche a fini di contrasto dei fenomeni corruttivi, un rafforzamento delle capacità tecniche di tali enti, una loro maggiore responsabilizzazione sulla base dei risultati effettivamente conseguiti e un rafforzamento degli obblighi di trasparenza e dei controlli gestionali".


"Nella direttiva – ha spiegato - vi e' una forte propensione alla negoziazione con gli offerenti nell'ambito delle procedure di aggiudicazione; ciò potrebbe condurre a un'azione di semplificazione delle procedure attualmente previste per l'aggiudicazione delle concessioni di lavori, basate su una rigida scansione delle varie fasi e dei singoli adempimenti. Si prevede il trasferimento al concessionario del "rischio operativo" legato alla gestione dei lavori o dei servizi. La puntuale definizione dello stesso non sembra però coincidere, almeno sul piano terminologico, con quella adoperata in sede Eurostat per stabilire la natura pubblica o privata del finanziamento dell'opera. Sarebbe, perciò, opportuno un raccordo tra le diverse definizioni e, più in generale, sarebbe opportuno allocare i rischi in base all'influenza che esercitano sugli stessi i vari soggetti, pubblico e privato. Il recepimento della direttiva potrebbe costituire l'occasione per l'istituzione di un adeguato sistema di monitoraggio di tutti i contratti di partenariato pubblico-privato a livello centrale", ha concluso Sestito.
 

Giacomo Kahn

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