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Briciole di pane

La road map di Passera

Il rilancio delle infrastrutture è al terzo posto

Roma, 2 aprile 2012 - Entro il 19 aprile la nuova regolamentazione per l'assegnazione delle frequenze; entro fine aprile le norme sulle energie rinnovabili; entro maggio il disegno di legge delega per l'armonizzazione e il completamento organico delle norme sulle opere pubbliche; entro giugno l'agenda digitale, la riforma degli incentivi all'industria e le modalità sulla separazione di Snam da lini; entro luglio il piano nazionale aeroporti, il piano porti e interporti; entro fine anno la sistema-zione dei debiti nei confronti dei fornitori della pubblica amministrazione.

E intanto 200 tavoli per le aziende in crisi, 100 per le aziende in ristrutturazione, il piano casa, il piano strategico nazionale per l' energia, quello perle infrastrutture e, cuore di tutto, il piano crescita. Corrado Passera è il ministro dello sviluppo in tempi di recessione. E' titolare di due ministeri, Sviluppo economico e Infrastrutture e Trasporti, che a loro volta sono il frutto di altri accorpamenti: nei tempi delle vacche grasse e della moltiplicazione delle poltrone il suo potere se lo spartivano almeno in cinque. Soldi in cassaforte pochi, quasi nessuno. E la crescita all'orizzonte non si vede. «Siamo nel pieno di una seconda recessione e questo trend, secondo tutte le agenzie internazionali, durerà tutto il 2012», parole sue. «Quindi - è la conclusione - acceleriamo le riforme per cercare di uscirne al più presto».

La speranza è che nell'ultima parte dell'anno si sia già in lieve recupero, così da entrare nel 2013 in crescita e non in caduta….

Le cose da fare sono ovviamente assai di più di quelle fatte e Passera va sempre in giro con una cartellina plastificata celeste pastello con dentro il suo programma. «Un preciso piano di lavoro» dice «che ogni giorno andiamo riempiendo», con una filosofia: «Noi non facciamola crescita, creiamo le condizioni perché avvenga». Ovvero rimozione degli ostacoli, essenzialmente, che da una generazione hanno bloccato l'Italia. Il programma ha tre grandi capitoli: competitività delle imprese, competitività del sistema paese, liberalizzazioni. Siamo all'inizio di un percorso fatto di tante tappe, tutte assai importanti.

La prima è quella dell'energia, la seconda tappa è quella degli incentivi alle imprese, la terza è il rilancio delle infrastrutture, la quarta è il trasporto locale e la quinta è una soluzione ai debiti scaduti della pubblica amministrazione.

La terza tappa è il rilancio delle infrastrutture

Il vice ministro Ciaccia si è messo al lavoro con una filosofia molto semplice: «Mai più annunci di stanziamenti ai quali non corrispondano soldi veri». Quindi i 22,5 miliardi del Cipe «sono soldi veri». La sua promessa è che tra quindici giorni sul sito del ministero ci saranno schede su ogni singola opera con l'indicazione dello stato della procedura o dei lavori. «Stanziati i soldi abbiamo costruito un gruppo di monitoraggio permanente che segue ogni procedimento e ogni cantiere. Se non cammina vogliamo subito sapere perché e rimuovere gli ostacoli». Ma questo è solo l'inizio.

«Per riportare il paese a livello di eccellenza ci vogliono 100 miliardi in tre anni e 300 in dieci anni» dice Ciaccia, il cui obiettivo è rendere le infrastrutture italiane appetibili per i capitali privati, i fondi pensione, i fondi sovrani. “ln questi mesi mezzo abbiamo varato 100 norme per semplificare le procedure, ridurre i tempi, dare certezze. Manca ancora qualcosa e con una delega ci proponiamo di completare e armonizzare il tutto in un testo organico. Perché per attirare capitali privati quello che serve sono certezze: su chi fa che cosa, sulle risorse pubbliche disponibili, sui tempi, sulla bancabilità dell'opera, sulla durata delle concessioni e, ultima ma più importante di tutte, la stabilità normativa». Lo strumento per portare soldi privati su strade, ferrovie, porti e aeroporti italiani Ciaccia ce l'ha in testa, sono i project bond emessi dalle società di progetto su un'opera che ha già completato tutte le procedure, che è bancabile e che può ottenere la garanzia di istituzioni come la Bei, la Cdp o I'Unione Europea stessa. E chiaro è anche dove andranno convogliate queste risorse: «L'Italia è dentro 4 dei 10 corridoi europei, noi dobbiamo rendere percorribili quei corridoi, avere dei terminali effidenti, owero porti, aeroporti e interporti collegati in maniera funzionale e creare delle reti adeguate intorno a quei corridoi».

Tanta carne al fuoco quindi, ma al momento c'è ancora un buco: la politica industriale….

Marco Panara - la Repubblica

  Passera: "Infrastrutture avanti tutta. Nei prossimi 12 mesi 40-50 miliardi di lavori"

  La Repubblica (Affari & Finanza ) 2 aprile 2012