Libia, per le imprese italiane commesse da 5-10 miliardi
La ricostruzione. Le stime della Camera di commercio italo-libica
Tripoli, 2 settembre 2011 – A sentire i libici, che siano imprenditori, funzionari del futuro Governo, o semplici cittadini, il rapporto che lega la Libia all'Italia è, e resterà, ancora molto forte. Un rapporto privilegiato, sottolineano, anche dal punto di vista commerciale. «Ma occorre fare presto, perché la ricostruzione della Libia è una grande opportunità per le imprese italiane e per l'economia del nostro Paese, che attualmente vivono una congiuntura finanziaria sfavorevole», spiega da Roma Antonio de Capoa, presidente della Camera di commercio italo-libica. L'analisi di de Capoa è un appello alle aziende italiane, insidiate ora dall'arrivo di nuovo aggressivi competitors. «È di cruciale importanza – spiega -che il sistema Paese si muova con la massima velocità allo scopo di evitare che i concorrenti occupino degli spazi». II Consiglio nazionale di transizione, il Governo provvisorio della Libia liberata, si sta già mettendo in moto. I settori in cui si può suddividere la ricostruzione della Libia, e gli appalti che ne derivano sono sostanzialmente tre: i servizi, gli appalti e le forniture da effettuare a titolo di aiuti umanitari o nell'ambito di procedure adottate in via d'urgenza. «In questo caso - precisa de Capoa - sono soprattutto le forniture alimentari, medicali e tutte quelle opere indifferibili e urgenti che dovranno essere realizzate nelle prossime settimane. Come la riparazione delle fogne e degli acquedotti». Un secondo settore è rappresentato dalle forniture e dagli appalti da concludersi con soggetti privati. «La Cirenaica, in particolare, - continua de Capoa - aveva poca presenza pubblica, ma era l'area industrialmente più sviluppata. Le imprese che hanno sofferto i danni devono quindi essere messe in condizione di ripartire. Inoltre i privati non attenderanno mesi per riparare i danni sofferti dalle proprie abitazioni, aziende o uffici. In entrambi i casi, il fatto di trovarsi nel Paese, disponibili, pronti a lavorare e comunque a offrire i propri servizi diventa fondamentale. E se si parla di procedure d'urgenza, non vi è materialmente il tempo di bandire delle gare ma si procede per designazione diretta. Noi stiamo cercando di organizzare una serie di missioni di imprenditori disposti a operare immediatamente nel Paese in questi settori: edilizia, impiantistica, alimentare, mobili, arredi e forniture tecnologiche». Il terzo settore, infine, riguarda le commesse e i bandi già indetti in passato o che dovranno essere indetti nei prossimi mesi, o anni. Dal punto di vista dei numeri è questa la parte più rilevante, ma sarà anche quella in cui vi saranno il maggior numero di concorrenti. «Ritengo - continua il presidente della Camera di commercio italo-libica, - che occorreranno mesi prima che le nuove istituzioni e i nuovi organismi possano materialmente fare ripartire le gare già assegnate o bandirne di nuove. Ecco perché, per il sistema imprenditoriale italiano è importantissimo giocare un ruolo attivo fin da adesso, proponendosi e creando stabili organizzazioni, in modo da diventare più competitivi quando si riaprirà il capitolo dell'assegnazione delle gare». Il parere di molti addetti del settore è quasi unanime: la Libia dispone delle risorse adeguate per acquistare i beni e i servizi. Ma i principali competitors delle imprese italiane sono e saranno imprenditori turchi, tunisini, tailandesi, molto aggressivi sulle politiche dei prezzi. «Un fattore di sicuro successo - precisa de Capoa - sarebbe offrire ai clienti libici modalità di pagamento diluite nel tempo (ad esempio utilizzando in via accelerata i sistemi di finanziamenti previsti da Simest con il supporto di Sace). È evidente che se un imprenditore italiano offre un prodotto o un servizio con pagamento a 5 anni, a un tasso di interesse di poco più dell'1%, potrà competere agevolmente con concorrenti che potranno solamente applicare degli sconti, però con pagamenti a brevissimo». «Sono dell'opinione - conclude de Capoa - che l'Italia trarrà solo dei vantaggi. Nel senso che non solo manterrà quanto aveva già conquistato, ma potrà sia rientrare nel grande gioco delle grandi commesse (di qualsivoglia tipo), sia e soprattutto, sull'immediato, acquisire importanti fette di mercato, che si possono tranquillamente stimare in 5-10 miliardi di euro. Ed è una stima prudenziale».
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