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Briciole di pane

Passera punta sulle infrastrutture

Secondo il Ministro, sono fondamentali per il rilancio dell'Italia

Roma 19 dicembre 2011 - Strade e autostrade sono al centro della crescita. Parola del Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che punta sulle infrastrutture quali cardine della ripresa e per rilanciare la crescita dell'Italia. Non a caso, su indicazione proprio del Ministero dello Sviluppo Economico, il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha già sbloccato 12,5 miliardi di euro, di cui 2,2 di fondi privati, destinati alla costruzione di opere pubbliche (strade, ferrovie, valichi, porti, metropolitane) ritenute fondamentali per il sistema Paese. Una cifra considerevole che permetterà di mantenere operativi oltre 130 cantieri, di aprirne 40 di nuovi entro il prossimo trimestre e di confermare 170 mila posti di lavoro, con la previsione di crearne altri 80 mila.

“Abbiamo cercato di colpire il meno possibile gli incentivi a produrre. Senza questa manovra, a nostro giudizio ci sarebbero state discontinuità nella capacità dello Stato a far fronte ai propri impegni, nella capacità del Paese al rispetto dei contratti e restare in un quadro di stabilità", è quanto ha dichiarato durante la presentazione del rapporto 2011 da parte del Centro Studi di Confindustria.

Siglato in questi giorni anche il "Piano d'azione per il Sud" con i rappresentanti di Basilicata, Campania, Calabria, Puglia, Sardegna, Sicilia: l'intesa, pur non attribuendo al Sud nuovi fondi, attua gli impegni assunti con l'Europa, mirando ad usare al meglio i fondi già assegnati, come gli oltre 3 miliardi dei 26 ancora da spendere entro il 2015.

L'efficacia del piano sarà un fattore determinante per le scelte future dell'UE rispetto allo stanziamento di risorse. "Utilizzare bene i fondi strutturali non è solo una priorità, ma anche la condizione per assicurare che nel futuro la politica di coesione comunitaria rimanga significativa per gli investimenti europei".

Il rapporto di Confindustria evidenzia come i rassicuranti punti di tenuta della ripresa americana e dello sviluppo asiatico siano soverchiati dalla sfiducia che sta travolgendo Eurolandia, spingendola in recessione. Inoltre, la tempesta finanziaria si abbatte sulle banche stesse, mettendo in moto un credit crunch ancora più duro.

Le conclusioni esposte evidenziano come l’inadeguatezza delle risposte della politica resta il primo motore dell'involuzione nell’Eurozona. I nessi, commerciali e finanziari, trasmettono impulsi regressivi al resto del mondo e frenano drasticamente il commercio internazionale. L’unica previsione quantificabile è quella della soluzione positiva che, comunque, non potrà evitare la caduta del PIL nel 2012, ma potrebbe favorire l’avvio del recupero da metà anno. Lo scenario auspicato prevede una politica BCE nettamente più espansiva nei tassi e nelle quantità. Nell’immediato, il rapporto segnala che l’Italia perderà ulteriore competitività a causa delle condizioni creditizie più avverse e dei bassi livelli produttivi, ma l’avvio rapido di una stagione di riforme dovrebbe modificare favorevolmente le aspettative e porre le basi per il rientro veloce degli spread.

Anche il Direttore del Centro Studi di Confindustria Luca Paolazzi ha evidenziato come le infrastrutture debbano costituire elemento emblematico e qualificante del nuovo corso. Il Paese sconta congiuntamente enormi ritardi nella dotazione, grandi inefficienze nell’impiego, penuria di fondi pubblici. Il coinvolgimento dei capitali privati, con ponderati incentivi, è fondamentale.

Marco Michelli

  Il rapporto sugli scenari economici di Confindustria