Pronto il piano italiano per i fondi di Coesione, ma a Bruxelles è stallo
Uno scontro tra Parlamento e Consiglio europeo ritarda l'approvazione del Bilancio pluriennale Ue
Bruxelles, 23 ottobre 2013 - Il governo italiano ha completato la bozza dell'Accordo di partenariato sulla programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 da presentare a Bruxelles per lo sfruttamento delle politiche di coesione.
Ma i tempi tecnici per la definitiva approvazione da parte dell'Unione europea si allungano in quanto è ancora accesa la battaglia tra Parlamento e Consiglio europeo sul bilancio pluriennale dell'Ue per il periodo 2014-2020, bilancio di cui i fondi strutturali sono un capitolo. Proprio nella plenaria di questa settimana Strasburgo doveva dare il definitivo via libera al testo, via libera che è però slittato a causa di un mancato accordo su un bilancio rettificativo per il 2103 da 3,9 miliardi, accordo senza il quale l'Aula non darà il suo assenso al Bilancio pluriennale.
Secondo il piano di Roma nel complesso le politiche di sviluppo e coesione conteranno su circa 100 miliardi di euro e riguardano l'intero territorio nazionale, pur con modalità differenti tra regioni più svantaggiate (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia), le cosiddette ' regioni in transizione' (Sardegna, Abruzzo e Molise) e infine le più sviluppate del centro nord. Alle Regioni sarà destinato, per il periodo 2014-20, complessivamente un contributo europeo di circa 30 miliardi di euro, di cui 7 per le regioni più sviluppate, 1 per le regioni in transizione e 20 per le regioni meno sviluppate. A tali cifre vanno aggiunti gli importi del cofinanziamento nazionale (obbligatorio per le politiche di coesione europee). A queste si aggiungono le risorse per interventi nazionali (Fondo Sviluppo e Coesione) che ha una allocazione nella legge di stabilità di circa 54 miliardi. In questo modo nel complesso le politiche di sviluppo e coesione conteranno su circa 100 miliardi di euro.
Per questo periodo di programmazione si è deciso di operare una scelta innovativa rispetto alle esperienze precedenti di utilizzo dei fondi: quella di specializzare il Fondo Sviluppo e Coesione nel finanziamento delle grandi opere infrastrutturali, in particolare nel campo dei trasporti e dell'ambiente. Questo per poter disporre di una tempistica di spesa più adatta a realizzazioni grandi e complesse sotto il profilo amministrativo e tecnico e avendo scadenze meno stringenti. L'Italia in passato non si è certo distinta per la capacità di utilizzo di questi fondi europei: dei quasi 28 miliardi di fondi in cofinanziamento messi a disposizione da Bruxelles il nostro Paese per il momento è riuscito a sfruttare soltanto il 40,47% (guarda le tabelle). Il mese scorso il governo è dovuto anche correre ai ripari tagliando dal Pon mobilità 743 milioni di euro e destinandoli ad altre voci di spesa. Per migliorare l'utilizzo di questi fondi comunitari aggirando i rigidi vincili di Bruxelles Trigilia ha spiegato che per il prossimo periodo di programmazione l'Italia ha chiesto di poter scorporare, in maniera “strutturale e non contingente”, il cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali Ue dal computo del rapporto deficit/pil.
Fondi strutturali, l'Italia corre ai ripari per non perdere gli stanziamenti nelle reti