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Briciole di pane

Sistema logistico, la capacità di creare valore è nel suo Dna

Un'opportunità per le imprese e per il sistema-Paese

Roma, 26 gennaio 2015 – Molti gli stimoli e molte le prospettive di approfondimento scaturiti dal convegno “Il Sistema Logistico Italia: un valore per il nostro Paese”, tenutosi, a Roma, nei giorni scorsi. C’è stato, certo, l’aspetto rappresentativo-istituzionale. Se il presidente di Assologistica, Carlo Mearelli, ha messo in luce la rilevanza strategica di un settore che rappresenta (parole sue) “…il sistema armonico di servizio alle imprese”, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha inteso rassicurare sul fatto che il governo italiano non cederà alla tentazione di considerare la politica industriale una “partita persa”. Il comparto manifatturiero sarà sempre in cima alle priorità, con conseguente centralità delle azioni che, come l’ottimizzazione logistica, apportano diretti benefici allo stesso.


Di grande interesse economico-scientifico è stata la presentazione dei risultati delle ricerche dell’Osservatorio Contract Logistics (struttura multidisciplinare di ricerca che fa capo al Politecnico di Milano). Si è avuta la conferma, supportata da dati affidabili, che la crescita della logistica non può essere altro che crescita della logistica “esternalizzata”: le spinte della competitività, negli scenari contemporanei, rendono imprescindibile il ricorso a operatori specializzati. Tale dinamica nasconde all’interno, a sua volta, una duplice potenzialità di crescita economica complessiva (punti di Pil, per dirla in breve): come espansione, necessariamente graduale, verso settori della manifattura italiana finora poco maturi, nonché come supporto all’internazionalizzazione e quindi all’export (specialmente dal punto di vista delle piccole e medie imprese, non si fa penetrazione nei mercati esteri senza un’efficace padronanza di magazzini e reti distributive locali, che solo l’operatore specializzato può garantire).


In parallelo, vale la pena di soffermarsi sull’approccio metodologico adottato dall’Osservatorio Contract Logistics. Un approccio prettamente bottom up, che parte da questionari “mirati” fatti circolare tanto presso le aziende committenti quanto presso quelle fornitrici di servizi logistici. Come ha ricordato Marco Melacini, responsabile operativo dell’Osservatorio, “una buona ricerca non parte da un modello teorico aprioristicamente definito per poi cercare conferme nella realtà, ma opera al contrario: si lascia guidare dalla realtà, adotta gli strumenti della ricerca per raccogliere e interpretare i dati; infine crea una sintesi, valuta, cerca di spiegare i fenomeni”.


Il metodo della previa raccolta, sistematica e imparziale, delle esigenze di quanti “fanno logistica”, più volte sostenuto da chi scrive, appare, ancora oggi, come l’unico percorribile per l’effettuazione di interventi pubblici. Interventi economici, quali incentivi o agevolazioni fiscali; interventi normativi (nel senso della semplificazione e razionalizzazione degli adempimenti), ora al centro della discussione perché reputati prioritari in quanto misure “a costo zero”, ma, anche, in una prospettiva auspicabilmente di breve periodo, interventi sulle infrastrutture di trasporto, orientati all’intermodalità e all’eliminazione dei “colli di bottiglia”.
 

Carlo Sgandurra

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