150° Unità d'Italia: Anas, nata per unire

È con questi ‘occhiali’ che bisogna guardare alla trasformazione delle strade polverose del primo Novecento in una rete viaria moderna, alle eccezionali performance della ricostruzione postbellica, allo sviluppo impetuoso del sistema autostradale a pedaggio e non a pedaggio negli anni del boom economico. E all’impegno di questi anni per la messa a disposizione del bene pubblico ‘mobilità’ a tutti i cittadini nelle migliori condizioni e per la realizzazione dei segmenti nazionali delle reti di trasporto europee.
Come non ricordare i primi pionieri delle strade italiane, da Pio Calletti a Piero Puricelli, a Eugenio Gra? Gli ‘architetti’ dell’ingegneria stradale, da Eugenio Miozzi a Riccardo Morandi, a Silvano Zorzi? E ancora: i grandi cervelli della politica economica e della programmazione, a partire dai Ministri Romita e Vanoni? E l’epopea della costruzione dell’Autosole, straordinario (e attualissimo) esempio di project financing realizzato direttamente dallo Stato attraverso l’IRI? O le punte ingegneristiche toccate dai viadotti realizzati da Anas sulle sue autostrade, dal Polcevera alle opere della Salerno-Reggio Calabria? L’Azienda delle Strade non è stata solo magnifico gestore della rete d’interesse nazionale e concedente delle autostrade a pedaggio, ma ha anche realizzato direttamente alcune importanti tratte autostradali.
Occorre ricordare i momenti in cui le arterie Anas si sono sovrapposte con la storia del Paese: l’autostrada divelta, annichilita, dall’attentato di Capaci in cui fu assassinato il giudice Falcone; i catastrofici terremoti che hanno insanguinato l’Italia negli ultimi 35 anni, da quello del Friuli, a quello di Irpinia e Lucania, a quello recentissimo dell’Abruzzo, che hanno visto l’Azienda in prima linea nella gestione della crisi e della post-emergenza, con rapido ripristino delle proprie pertinenze. Non solo ottimismo, dunque. Ma sempre vita vissuta insieme agli italiani, al servizio degli italiani. Nell’ideale carrellata, si vedrebbe bene il ruolo dell’Anas nel contribuire alla storia della collettività nazionale, all’evoluzione del paesaggio nazionale.
Ciascuna delle istituzioni che è stata capace di attraversare la storia italiana – Anas lo ha fatto – dovrebbe cogliere l’occasione perché, nel quadro della vita centocinquantennale dello Stato e in dipendenza da questo, sia ripensata la vita dell’istituzione medesima. Lo scadere per l’Italia del terzo dei tre intervalli cinquantennali di esperienza come Stato Unitario ha un particolare significato nella verifica di quelli che sono i “prodotti” dell’Unità e del giovamento che essi hanno arrecato ai membri della comunità, alle famiglie italiane. La strada è un prodotto che stabilmente ha attraversato le tre fasi cinquantennali. La mobilità su strada procurata agli italiani per centocinquanta anni merita una sua celebrazione e una riflessione per coglierne i più opportuni auspici per il futuro.
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