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Briciole di pane

Angeletti (Uil): il Ponte sullo Stretto di Messina è il futuro della Calabria

"La Calabria ha un mercato economicamente debole che non attrae le grandi imprese"

Reggio Calabria, 9 settembre 2010 - “Il Ponte è futuro, altrimenti questa regione resta di essere emarginata come lo è adesso”. Il segretario regionale dell'Uil, Luigi Angeletti, non ha dubbi: “Il Ponte cambierà tutto, imporrà il completamento delle infrastrutture - A3, Alta capacità ferroviaria, 106 Jonica - e soprattutto avvicinerà di più la Calabria alla Sicilia, una regione politicamente ed economicamente più forte. Ma c'è di più: il Ponte rivoluzionerà l'economia del Mezzogiorno. Ecco perché l'Uil si batte per la sua realizzazione”.

Cominciamo dal fenomeno ndrangheta. Che messaggio dà la Uil?

Occorre in primo luogo avere la convinzione che per sconfiggere la criminalità organizzata occorre uno sforzo collettivo, tagliando i ponti con ogni rapporto, politico, imprenditoriale o di qualsiasi genere con i mafiosi e con quella zona grigia che diventa sempre più condizionarne Le infiltrazioni sono frequenti, soprattutto nel mondo delle imprese. Ed è questo il punto. Bisogna consentire in Calabria, cosa non facile, ad un'impresa di svolgere attività normale. Sino a quando non si riesce ad arrivare a questo livello di normalità gli effetti saranno sempre negativi per due ragioni: le imprese evitano di operare nei territori a rischio e le organizzazioni mafiose incrementano la loro posizione economica, a danno di quella dell'intera società. Non solo ma acquistato pi potere”.

Quindi lei sostiene che questa lotta alla ndrangheta deve avere due fasi: quella culturale di carattere preventivo e l'altra repressiva affidata a Magistratura e Forze di Polizia.

Esattamente. L'impegno di Magistratura e Forze dell'Ordine è ammirevole, i risultati eccezionali. Ma sino a quando non si farà una distinzione netta tra società civile e aree mafiose non si va da nessuna parte. Non ci deve essere nessuna collusione o complicità, insomma. La Calabria deve adottare il modello Palermo, la Confindustria deve espellere quelle imprese che pagano il pizzo. Servono segnali forti, non parole.

Lo Stato, intendiamo i governi, non aiuta certo il Mezzogiorno.

La verità è un'altra: quelle risorse che vengono destinate al Sud non sono utilizzate nella giusta maniera per favorire la crescita economica e lo sviluppo. Indubbiamente una palla al piede è la mafia: senza sicurezza e legalità non ci può essere sviluppo.

C'è chi continua a vedere uno sbilanciamento politico verso Nord da parte dei governi nazionali

Credo che in Italia non ci sia nessuno, nemmeno la Lega, che possa pensare di vedere crescere il nostro Paese con un Sud povero. Quindi è importante cambiare passo, far valere i propri diritti ma rispettando pure i propri doveri. Piuttosto si è creata da parte dei cittadini del Nord la percezione sociale che nel Mezzogiorno i soldi vengono spesi male. Occorre eliminare questo pregiudizio con i fatti.

Ma è anche vero che nel settore delle infrastrutture dei trasporti il Sud è arretrato. L'Alta velocità si ferma a Napoli, la Salerno-Reggio solo da qualche anno sta registrando un'accelerata nei lavori.

Certo. Ma le responsabilità sono da attribuire il 10% ai governi nazionali e il 90% agli enti locali, Regioni, Province, Comuni, che mettono paletti dappertutto. Un sindaco è nelle condizioni di bloccare un'opera. E passano anni per fare le relative varianti. Parlo con cognizione di causa. A mio giudizio solo realizzando il Ponte sullo Stretto, la Calabria potrà rientrare a pieno titolo nel mercato dell'economia e uscire dall'emarginazione. Per questo l'Uil è impegnata con tutte le proprie energie a sostenere la realizzazione dell'opera, che, una volta completata, rivoluzionerà l'economia dell'intero Mezzogiorno e avvantaggerà soprattutto la Calabria.

Con quali presupposti?

Mi spiego: la Calabria è una regione di 2 milioni di abitanti e, quindi, ha una scarsa attrazione economica. Per giunta ha la palla al piede della ndrangheta. Le imprese hanno difficoltà a investire, il denaro costa di più, non esiste un grande interesse per completare o rendere efficiente l'intero sistema dei trasporti. Oltre all'A3 mi riferisco alla 106 Jonica, alla ferrovia che subisce tagli indiscriminati di treni, agli aeroporti, ai porti ecc. Senza il Ponte la Calabria rischia di diventare una terra più povera e isolata. La grande opera, invece, mette in circolo tanti interessi: impone di migliorare le infrastrutture ferroviarie e statali, risveglia gli interessi economici delle imprese, pone questa regione al centro del Mediterraneo. E soprattutto avvicina di più la Calabria alla Sicilia, una regione di 5 milioni di abitanti, economicamente e politicamente più forte. Allora sì che con il Ponte cambierà tutto. Ecco perché l'Uil crede e si batte per questa opera.

Quali sono le prossime azioni sindacali di largo respiro?

Il 9 ottobre è in programma una grande manifestazione nazionale promossa con la Cisl su tasse, sviluppo e costo della politica.

A quando il ritorno alla triplice assieme alla Cgil?

E una partita di cui ancora non si conosce il risultato.

La Gazzetta del Sud - 9 settembre 2010

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