Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Atlantia in corsa sulle strade turche

Operazione da 4,2 miliardi del governo di Ankara

Roma, 14 ottobre 2011 - È un affare da 4,2 miliardi, quanto si aspetta di incassare il governo di Recep Tayyip Erdogan aprendo ai privati le autostrade turche. Concessioni che attirano le mire dei colossi europei del pedaggio: dalla francese Vinci a Strabag, da Abertis ai portoghesi di Brisa. E poi c'è Atlantia, il gruppo guidato dall'ad Giovanni Castellucci che ha seguito passo passo le mosse di Ankara e studiato a fondo il bando pubblicato il mese scorso dalla Oib, una sorta di ministero per le privatizzazioni coordinato dal premier turco. La società che fa riferimento al gruppo Benetton ha già allestito la squadra in vista della prima scadenza, inizialmente fissata per il 18 novembre e ora slittata al 19 gennaio, quando i candidati dovranno depositare le offerte preliminari. Atlantia correrà in cordata con tre partner turchi in un assetto ancora aperto a possibili aggregazioni: si tratta di Akfen holding, Dogus e Makyol. Arruolate anche le banche arranger dei finanziamenti. In campo con Castellucci ci saranno Deutsche Bank e Unicredit, anche attraverso la controllata locale Yapi kredi che è compartecipata dal gruppo Koç, mentre advisor è la Caretti & associati.

In palio ci sono 2 mila chilometri di tratte a pedaggio tra cui il collegamento Edirne-Istanbul-Ankara, quello Pozanti-Tarsus-Mersin e le circonvallazioni di Izmir e Ankara. Poi ci sono i due ponti Bosphorus e Fatih Sultan Mehmet che attraversano lo stretto dei Dardanelli. La concessione in gara dura 25 anni con la previsione di un sostanzioso sviluppo di traffico e ricavi delle tratte. Secondo il consuntivo 2009 i volumi di transito erano di 315 milioni di veicoli all'anno per un giro d'affari di quasi 400 milioni di dollari.

Sulla carta appare ben strutturato il consorzio capeggiato da Atlantia, 3,8 miliardi di ricavi, capofila naturale della cordata in virtù di 3.100 chilometri di rete autostradale gestita in Italia e presenze all'estero in Sudamerica e Polonia. La Akfen, quotata alla Borsa di Istanbul, è tra i maggiori gruppi di costruzioni turchi e gestisce le concessioni per gli aeroporti del Paese (Ankara, Izmir, Antalya e ovviamente Istanbul) e dei porti principali. Era stata corteggiata anche da Brisa, che però avrebbe fatto altre scelte. Quanto a Dogus e Makyol, sono anch'esse legate ai lavori pubblici. La prima, posseduta dalla famiglia Sahenk, è il maggiore azionista della Garanti bank ed è associata al gruppo Volkswagen nella produzione di auto per il mercato locale. Ha già costruito 1.150 chilometri di strade, di cui 450 a pedaggio. Makyol, invece, è un global contractor impegnato nella costruzione di scali aerei e altre infrastrutture, oltreché una conglomerata con interessi nel turismo, miniere, energia.

Anche la concorrenza si presenta in forze. Tra i più accreditati c'è il consorzio formato da Vinci (costruzioni e concessioni), Strabag e dai turchi di Tepe construction che ha arruolato a supporto il Canadian pension fund. Per tutti, il primo passo sarà il deposito di una garanzia bancaria di 200 milioni di dollari, passaggio obbligato per le offerte impegnative fissate dall'Oib e dal suo advisor Tskb (Turkish industry development bank) a metà febbraio.

Fonte: Il Mondo

  Turchia, Astaldi: firmato contratto con giapponesi per ponte Izmit

  Atlantia riapre il fascicolo Turchia

  Turchia paese leader nelle infrastrutture

  Turchia: Erdogan, costruiremo mega-canale per alleggerire Bosforo

  Turchia: a febbraio gara per terzo ponte sul Bosforo