India, prioritario per l'Italia il piano infrastrutture
Confindustria. Parla Cesare Trevisani
Chennai, 4 novembre 2011 - Con un megapiano infrastrutturale da 1.018 miliardi di dollari previsto per il 2012-2017 che segue quello da 514 miliardi che terminerà quest'anno, l'India si prepara a fare un ulteriore sforzo di modernizzazione, anche se è in crescita la percentuale di spesa affidata al settore privato (dal 40 al 50%): un passaggio decisivo in cui le opportunità di fare business sono infinite per chi sappia inserirsi nel mercato del subcontinente. «Bisogna approfittare della situazione e sperare che il sistema finanziario ci assista in un momento difficile per l'eurozona» dice Cesare Trevisani, vicepresidente di Confindustria per le Infrastrutture, a Chennai per la seconda tappa della missione indiana organizzata da viale dell'Astronomia con Abi e Unioncamere insieme ai ministeri dello Sviluppo economico e degli Affari esteri.«Ne-gli ultimi dieci anni - afferma Trevisani - l'India si è dotata di infrastrutture minime di base dalla qualità medio-bassa. La fase che si sta per aprire prevede un salto qualità nelle nuove costruzioni e un miglioramento delle strutture esistenti» con conseguente grande fabbisogno nell'indotto del settore. «Sistemi produttivi, gestione del traffico e dei rifiuti, potabilizzazione dell'acqua - dice Trevisani - sono settori che contribuiscono alla maggiore qualità infrastrutturale e dei quali in India c'è grande bisogno. Un esempio: nella mia precedente visita qui a marzo ci hanno chiesto di avere contatti con fornitori di cartellonistica. Qui non si producono cartelli catarifrangenti e di notte ci sono molti incidenti». Il passaggio dalla ricerca del basso prezzo alla qualità è il momento ideale per l'inserimento delle imprese italiane e noi «dobbiamo stimolarle a cogliere questa opportunità» insiste Trevisani. Occorre però da parte italiana uno sforzo per «mettere in rete più imprese in modo da potersi presentare sul mercato indiano con spalle più larghe» avverte il vicepresidente di Confindustria. Creare il collegamento tra il bisogno indiano nel settore delle infrastrutture con le capacità delle medie imprese italiane di nicchia è una delle priorità avanzate da Confindustria che Paolo Romani si è impegnato a inserire nell'accordo tra i ministeri italiani dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture con quello indiano dello Sviluppo per le aree urbane guidato da Kamal Nath. Nel memorandum troverà spazio anche il progetto di "città ideale" ecosostenibile (ribattezzato Legem) presentato nel corso della missione. C'è poi un terzo aspetto, quello del rapporto tecnologico: «L'obiettivo - dice Trevisani - è mettere in contatto università e centri di ricerca locali nel campo delle infrastrutture urbanistiche e della mobilità con interlocutori italiani». Una sfida in cui anche Simest, finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all'estero (posseduta per il 76% dal ministero dello Sviluppo economico) è pronta a fare la sua parte: «E necessario - dice il ceo Massimo D'Aiuto - spingere di più l'acceleratore sul settore delle infrastrutture, che in India presenta enormi possibilità». Un mercato, aggiunge D'Aiuto, dove però «bisogna aggregarsi con partner indiani e arrivare con dei project financing». Per il piano infrastrutture il governo indiano punta molto sulla formula PPP (Public private partnership): un aspetto su cui, osserva Trevisani, «dobbiamo migliorare la nostra capacità di intervento». Non è sufficiente essere affiancati dal sistema finanziario perché «occorre coinvolgere anche le nostre imprese di gestione dei servizi pubblici locali, tra le quali ci sono molti casi di eccellenza».
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