La strada degli scrittori: Luigi Pirandello
Il grande autore siciliano diventato mito internazionale

Roma, 12 aprile 2017 - Luigi Pirandello, premio Nobel per la letteratura nel 1934 per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale (così recita la motivazione data dalla commissione che glielo ha assegnato), è senza dubbio uno dei più importanti scrittori italiani, celeberrimo anche a livello internazionale. La sua statura non è stata intaccata dalle polemiche, in verità sempre apparse piuttosto capziose, e che periodicamente tornano alla ribalta, legate alla sua adesione al regime fascista, e la sua produzione, ampia e varia, si è caratterizzata per numerosi temi, pienamente compresi nella realtà del Novecento e preconizzatori anche di istanze successive. A lui per esempio si debbono il ritorno in auge del genere della novella, uno dei molti con cui si è cimentato e cui ha saputo dare nuova linfa, e la definizione dei confini tra il comico propriamente detto e l’umorismo. Infatti per Pirandello il riso ha in sé una connotazione triste, malinconica, amara, e non bisogna mai dimenticare la necessità etica di mettersi nei panni di coloro che sono vittime dello scherno altrui, perché un osservatore esterno non può conoscere pienamente i motivi che possono condurre determinate persone ad adottare certi comportamenti, quale sia, di base, per esempio, l’insicurezza, per non dire il male di vivere, di cui sono preda.
La tematica dell’identità, del rapporto con la verità, con la percezione che si ha di sé e che gli altri hanno di noi è infatti alla base della sua attività, che in diverse forme declina il dubbio dell’uomo contemporaneo nei confronti del mondo circostante, che spesso appare vuoto e ipocrita. Ogni individuo indossa infatti per lui una maschera: il vero volto è celato dall’immagine che desidera mostrare di sé, temendo il giudizio altrui. Fortissimo è anche il legame con la sua terra, quella attraversata dalla Statale degli scrittori: la contrada presso Agrigento – all’epoca Girgenti – in cui è nato, dall’evocativo e simbolico nome di Caos, che suona quasi come una predestinazione, rappresenta infatti l’alveo nel quale la natura si manifesta con la sua potenza, come ricordato ne I Giganti della montagna, capace di atterrire l’uomo e al tempo stesso renderlo conscio della sua piccolezza.
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