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Briciole di pane

La strada degli scrittori: Pier Maria Rosso di San Secondo

La Sicilia raccontata con uno stile narrativo internazionale

Uno stile e una formazione internazionale a servizio dei luoghi in cui è nato e cresciuto. È questa la vera forza dell’opera di Pier Maria Rosso di San Secondo, drammaturgo e narratore nisseno, messo in ombra negli stessi anni dal più noto Luigi Pirandello, che però lo aveva lanciato nel 1918 al Teatro Argentina, a Roma, con Marionette, che passione!, opera teatrale che ebbe all’epoca un successo straordinario di pubblico e critica, permettendone la messa in scena: e la figura di Pirandello sarebbe diventata in seguito fondamentale protagonista della sua vita professionale, perché da lì in poi lo avrebbe sostenuto negli anni, oltre a divenire un caro amico.

Di origini nobili, Rosso di San Secondo era figlio di un proprietario di miniere di zolfo della zona. Un aspetto, questo, molto importante nella vita siciliana dell’inizio del secolo scorso: le miniere garantirono infatti in quegli anni prosperità economica a tutta la provincia di Caltanissetta. Quel mondo di zolfatari e minatori inoltre molto avrebbe influito sull’opera stessa di questo grande scrittore, che ha portato alla luce il legame con le origini elleniche della sua terra nella propria contemporaneità, richiamando quegli stessi ideali e quelle tradizioni tipiche della letteratura siciliana, come il tema del viaggio, destinato a portare lontano da un mondo depresso e arretrato, sintomo di una fuga dell’anima e non solo e al tempo stesso di un’eterna malinconia. L’allontanamento dalla terra natia, che lo porterà in Germania e in Olanda nonché in altre zone del Nord Europa, oltre a combattere nella prima guerra mondiale, quella Grande Guerra che ha assai ispirato i più importanti autori, soprattutto, ma non esclusivamente, quelli della sua generazione, farà sì che Rosso di San Secondo sviluppi una struttura narrativa molto complessa e decisamente diversa dalla tradizione italiana, in particolare mediterranea: questa struttura costituirà le fondamenta del suo stile, molto vicino all’espressionismo, in cui amalgama compitamente figure di genuina sicilianità con visioni e personaggi afferenti a diverse realtà.

La mistura delle diverse società, la contrapposizione fra nord e sud, non solo dell’Italia, porta al racconto di un mondo che sta cambiando, dove le culture si contaminano fra loro, seppure con diversi tempi di reazione (un tema molto all’avanguardia per l’epoca, sicuramente in anticipo di qualche decennio rispetto alla gran parte della restante scena letteraria). Lui, che era nato a Caltanissetta nel 1887, morirà in un tempo e in un luogo molto lungi da quell’Ottocento arcaico dell’estremo meridione, nella campagna toscana di Lido di Camaiore in pieno boom economico (nel 1956, non ancora settantenne). E la sua opera, dove spiccano, oltre a quelle teatrali come La bella addormentata (1919), L'ospite desiderato (1921), Lazzarina tra i coltelli (1923), La danza su di un piede (1923), L'avventura terrestre (1925), Il delirio dell'oste Bassà (1925), Le esperienze di Giovanni Arce filosofo (1926), Tra vestiti che ballano (1927), La scala (1927), anche pregevoli prove narrative, su tutte un romanzo del 1917 intitolato La fuga, sarebbe stata nei decenni a seguire blandamente ricordata solo in occasioni ufficiali, come il centenario della sua nascita, e altre manifestazioni, per esempio quella, di recente, riguardante la Strada degli scrittori. Meritando però senza dubbio qualcosa di più.

Erminio Fischetti

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